Capitolo 2

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"Girate a sinistra intorno all'ovale. Stanza 26...lasciate pure i borsoni qui" ci spiega gentilmente un'infermiera, mostrandoci una stanza a vetri opachi vicina agli ambulatori. "Dopo parlato con il medico, potete salire in reparto per l'accettazione. 2° piano. Neurosensoriale", conclude. La mamma e Filippo ringraziano e posano il borsone nella stanza acquario, mentre io mi tengo il mio zaino in spalla, continuando a controllare le notifiche sul cellulare, sapendo che più tardi potrei non averne il tempo.
"Margherita, hai capito?" incalza mia madre ed io mi giro di scatto, colpendo con lo zaino uno scatolone per riciclare la carta e facendolo cadere con un tonfo sordo a terra.
"Marghe, non lasci lo zaino ?" chiede, senza insistere, sapendo che non amo separarmi dalle mie cose.
Non ricevendo una mia risposta, la sento borbottare qualcosa sul fatto che sono sempre con la testa altrove; evito volutamente il suo sguardo di rimprovero, sicuramente accentuato dalla situazione e torno a scorrere con il dito sul display, mentre costeggiamo la parete di legno degli ambulatori, fino alla porta della Stanza 26.
"No, caz...".
"Margherita!!!" mi interrompe brusca mia madre, "si può sapere che c'è oggi? Dai, basta con questo cellulare...chiudi ed entriamo".
"Scusa, potete entrare voi, intanto? Devo rispondere assolutamente, è importante. Due secondi, chiudo e vengo".
La mamma e Filippo entrano lasciando la porta accostata, per farmi capire che devo darmi una mossa.
"Dott. Zini, buongiorno", la sento dire.
"Prego, accomodatevi. Vorrei spiegarvi un attimo gli esami preoperatori che dovrà fare oggi Filippo e..." perdo il resto delle parole, perché le lacrime mi riempiono gli occhi e mi sembra di sentire le gambe deboli e il cuore a mille.
Mi siedo sul gradino della portafinestra davanti alla Stanza 26, con lo sguardo fisso sul display; leggo e rileggo il messaggio e mi sento proprio arrabbiata. Anzi, di più.
Ma anche delusa, ferita, amareggiata.
Come può? Ancora?
"Se hai bisogno io per te ci sono sempre. Chiamami e verrò lì, anche solo per un abbraccio. Per me sei la cosa più importante. Torna a credermi ancora, come prima. Tuo, Greg".
Non posso credere che Gregorio mi abbia scritto, dopo quello che ci siamo detti quest'estate. Ero stata chiara, anzi ero stata molto chiara: "Non ti voglio sentire per un po', Greg; devo capire se tra noi è finita o se voglio darti un'altra chance".
Non può decidere di entrare e uscire dalla mia vita a suo piacimento. Né posso tollerare di vivere con il sospetto che abbia un'altra, ogni volta che sparisce, che gli squilla il telefono o che gli arriva un messaggio.
La nostra è stata una storia bella, piena, coinvolgente. Una storia fatta di sentimento e di passione. È stata la nostra prima storia importante, anzi la mia prima storia importante, perché per lui evidentemente erano solo parole.
Gli ho donato tutta me stessa, gli ho confidato i miei desideri e i miei sogni, gli ho affidato le mie paure. Ho affrontato la vergogna della mia inesperienza e sono stata completamente sua ...e lui, come mi ha ripagata ?
Chiudo gli occhi per non piangere e per ritrovare quell'equilibrio che posso e devo avere in questa circostanza.
Ma come chiudo gli occhi rivedo la scena, come se fossi spettatrice della vita di un'altra persona.
Ho deciso di fargli una sorpresa. Sono passata a prendere una cassatina, il suo dolce preferito, alla pasticceria siciliana. Oggi, con questa giornata, è andato sicuramente a studiare al Forte o al Giardino delle Rose. Passo prima dal giardino, il mio preferito; non è difficile trovarlo, perché inizia a fare caldo e il giardino si è praticamente svuotato per il pranzo. Mi affaccio ad uno dei balconi e lo vedo sdraiato sull'erba. Un albero mi copre parzialmente la visuale, ma come scendo le scale e mi avvicino, sento il mio cuore perdere un colpo.
Non è solo. Il mio Greg.
Lei la conosco solo di vista.
Con una mano le carezza dolcemente il collo, la guancia, la nuca. Poi scende con l'indice verso l'ampia scollatura, fino a sfiorarle il seno.
Lei ride, lo sguardo volgare, la bocca troppo carnosa.
Poi risale e sempre con l'indice le tocca le labbra, soffermandosi ad accarezzarle il labbro inferiore. Lei non ride più, ma socchiude le labbra e con la lingua inizia a sfiorargli la punta del dito che la sta esplorando.
Greg è visibilmente eccitato.
Io sto malissimo. Sono come paralizzata, invisibile dietro il rovo che ci separa. Ma il mio dolore si amplifica, come una fitta al cuore, quando lo vedo guardarla negli occhi e gli sento dirle "Se hai bisogno io per te ci sono sempre, anche solo per un abbraccio".
Subito dopo le si sdraia sopra ridendo e lei mostra di gradire, perché ride ancor più sguaiatamente.
Le loro mani sono ovunque.
Mi si annebbia la vista, perdo l'equilibrio e finisco quasi completamente nel rovo, ferendomi alle braccia e alle gambe, ma il dolore non è tale, quale quello che avevo sentito poco prima.
Greg è il primo a vedermi. "Margherita, amore, che fai lì ? Ti sei ferita ? Non pensare male...stavamo solo giocando".
Io resto muta, immobile e lui ci mette un po' per staccarsi da lei e venire ad aiutarmi. Mi siedo sull'erba accanto a Greg e vedo lei prendere le sue cose ed andarsene, dopo essersi scambiati un furtivo cenno d'intesa.
Le mie ferite alle braccia e alle gambe sanguinano, ma mai come quelle inferte al cuore.
"Amore, parlami. Non fare così. Ti ripeto che era tutto un gioco, uno scherzo. Lei è solo un'amica. E poi me lo immaginavo che venivi a cercarmi...ma ti pare che io..." insisteva Greg, cercando di giustificarsi, senza che nessuno glielo avesse chiesto.
"Non ti voglio sentire per un po', Greg; devo capire se tra noi è finita o se voglio darti un'altra chance"...Non sono riuscita a dire altro e, senza versare una sola lacrima, me ne sono andata.
Dopo quel giorno, Greg non mi ha più cercata, fino ad oggi; non so se sia stato per rispetto della mia volontà o perché ha avuto di meglio da fare.
Però, così ho avuto modo di pensare al nostro rapporto e ho deciso cosa voglio.
Adesso vorrei rispondergli di non rompermi oltre con le sue false proposte di supporto, ma mi limito a ringraziarlo, a dirgli che lo terrò in considerazione e che, semmai, lo chiamerò io.
In questo momento non posso innescare alcuna bomba che non riesco a disinnescare.
Lo devo prima di tutto a Filippo, ma anche a mia madre. Hanno bisogno che ci sia, al 100%.
Ed io per loro ho deciso che ci sono. Sempre.

Esco dai miei pensieri, come se per un attimo mi fossi trovata a vivere in un universo parallelo e torno a questa realtà, che mi reclama presente ed operativa.
Mi alzo dal gradino, ripongo il cellulare, mi ravvivo i capelli con le mani e mi avvicino alla Stanza 26, mentre sento mia madre informare il dottore che stavolta, in reparto con Filippo, sarebbe rimasta la sorella.

"Permesso. Buongiorno. Scusate l'interruzione" mi sento in dovere di
dire, bussando.
"Eccola Dottore - esordisce mia madre - forse ricorderà Margherita, anche se è passato qualche anno".
Il Dott. Zini è seduto alla scrivania e la mamma e Filippo sono accomodati davanti a lui. Il tavolo è pieno di fogli e al computer scorre l'anteprima delle lastre di Filippo.
Lo osservo e vedo che non è più il dottore pazzo che ricordavo, con i capelli tutti ritti in testa, che ci facevano tanto ridere: adesso li porta con il gel, costretti in una pettinatura che gli dà un'aria molto professionale.
Mi rendo conto che lo sto studiando un po' troppo intensamente, quando mi accorgo che lui sta facendo altrettanto con me.
Allora mi sento improvvisamente avvampare le guance.
"Certo che Ti...che La ricordo" risponde il Dott. Zini, togliendomi da quella situazione di imbarazzo in cui mi ero cacciata, "la bambina con le trecce e gli occhi verde mare...sono passati diversi anni". E la mamma sente di dover aggiungere "15 anni, sono passati 15 anni...Margherita aveva 4 anni..."
E il dottore pazzo ne aveva già 30, quindi adesso ne ha 45...allora mi vengono in mente le parole della mia Cla sui possibili incontri in ospedale e mi viene da sorridere.
Le parole del dottore mi riportano alla realtà, come una secchiata d'acqua gelata "allora salite e fate l'accettazione, che più tardi passo in reparto."
Ecco, ora ci siamo davvero.

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Giunta con entusiasmo alla fine del secondo capitolo. Se vorrete continuare a leggermi e a commentare, ne sarò lieta.
Vi ricordo che i personaggi e gli eventi sono solo il frutto dei miei deliri notturni. Ciao !

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