«Perché lui è qui?» chiese tranquillamente Toby, quando lei scese e si avvicinò al suo sportello per aprirgli. «È tuo padre Toby, ed è qui perché ti vuole vedere.» rispose sua madre con voce monotona, cercando di suonare un po' convincente.
«Non è mai venuto all'ospedale a vedere Lyra prima che morisse...»
Toby lanciò un'occhiata fuori dal finestrino.
«Era ubriaco quella sera tesoro, non poteva guidare...»
«Sì, è quando non lo è?» ribatté Toby, spingendo la portiera e uscendo dal veicolo prima che sua madre potesse aiutarlo. Si incamminò barcollando sul vialetto per incontrare suo padre, che lo stava guardando con un'espressione severa. Gli diedi una leggera gomitata e lui voltò il viso.
Sua madre lo seguì e incrociò gli occhi del marito prima di avvicinarsi. Suo padre spalancò le braccia, aspettandosi un abbraccio dalla moglie, ma lei lo sorpassò e mise un braccio attorno alla spalla di Toby, avviandosi verso la porta di casa.
«Connie!» la chiamò il marito con voce roca «Perché non mi dai un abbraccio di benvenuto, huh?».
Lei lo ignorò e lo sorpassò col figlio sotto braccio.
«Ehi! Ha sedici anni e può camminare da solo!» disse lui, seguendoli dentro casa e scansandomi. Bloccai velocemente l'attacco d'ira di Toby.
«Ne ha diciassette.» ribatté Connie al marito.
«E tu chi sei ragazzina?» chiese malizioso il padre di Toby
«Una mia amica, non ti riguarda» disse Toby
Entrarono dentro casa e si fermarono all'ingresso, poi lei si rivolse dolcemente a suo figlio.
«Toby, perché non andiamo in camera tua così ti riposi, ok? Ti verrò a prendere quando sarà pronta la cena.» suggerì sua madre.«No, ho sedici anni e posso camminare da solo.» ribatté Toby sarcastico, guardando suo padre prima di salire le scale, per poi entrare nella sua stanza e sbattere la porta con violenza. Lanciai uno sguardo alle due figure accanto a me e mi diressi di sopra Bussai e la porta si aprì da sola.
La sua stanza era piccola e spoglia. C'erano giusto un letto singolo, una finestra, un armadio e appesi al muro c'erano diverse fotografie della sua famiglia, di quando erano veramente una famiglia. Prima che suo padre diventasse alcolizzato e iniziasse a picchiare il resto della famiglia. Toby ricordava ancora di quando stava litigando con sua madre e la prese per i capelli per scaraventarla contro il pavimento. Lyra cercò di intervenire per farli smettere, ma lui la spinse così forte da farla andare a sbattere contro il bancone della cucina. Toby non poté mai perdonare quello che suo padre fece a sua madre e a sua sorella. Mai. A Toby non importava quando suo padre lo picchiava, perché ad ogni modo non poteva provare dolore; ma quello che gli importava veramente, era quando faceva intenzionalmente del male alle uniche due persone a cui teneva. E quando lui stava aspettando in ospedale, dove sua sorella fece i suoi ultimi respiri prima di morire, l'unica persona che non c'era in quel momento, era suo padre.
«Toby, posso cercare di capire come ti senti, ma non ci riuscirei mai. So che stai soffrendo per la perdita di Lyra. Senti, che ne dici se andiamo al cinema? Io e te?» lui non si mosse dal letto
«Va bene Doppia T, quando vorrai parlare avvertimi, ci si vede» tirai un lungo sospiro e mi chiusi la porta alle spalle.
Scesi e salutai di sfuggita i genitori di Toby per poi avviarmi a casa mia. L'aria era pungente e mi pizzicava le guancie. Mia madre era sul divano, non mi parlò se non per chiedermi cose essenziali. Sapeva che non avevo voglia di parlare. La salutai e mi chiusi in camera mia. Ripensai a i giorni passati, i ricordi delle parole di Lyra mi risuonavano in testa.
"Proteggilo e stalli accanto, lui ti vuole bene" erano queste le ultime parole che Lyra aveva pronunciato, prima di morire.
Il loro significato mi sfuggiva, cioè, sapevo che Toby mi voleva bene ma...
Scacciai tutti i pensieri e andai a dormire... Erano più o meno le sette di domenica mattina e venni svegliata da delle urla che si alzarono dalla casa di Toby. Erano di Connie! Corsi verso la casa con un mattarello, si erano aggiunte anche le urla di Toby a quelle della madre. La porta del retro era aperta, corsi in soggiorno dove Toby e suo padre si picchiavano
«Toby, smettila!» dissi cercando di allontanarlo da suo padre con l'aiuto di Connie.
Venimmo spinte via entrambe dal padre di Toby e cademmo a terra, Connie non si era fatta male ma io avevo urtato la testa. Cercai di non perdere i sensi, non fino a che Toby non si fosse calmato. La vista era appannata e una mano fredda passò sul mio viso. Toby era davanti a me, preoccupato e arrabbiato
«Amy, tutto bene?» annuii leggermente e cercai di alzarmi
«Bastardo! Non ti avvicinare!» continuava ad urlare al padre che si stava preoccupando (di sicuro del fatto che avrebbe dovuto pagare i danni). I suoi occhi erano lucidi, era seriamente preoccupato, mi tese una mano per alzarmi per poi portarmi in camera sua dovee Connie mi medicò la ferita alla tempia.
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Ciao Doppia T ||Ticcy Toby||
Fanfiction"Dicono che gli angeli hanno le ali, il mio ha grandi occhialoni arancioni, una maschera da cannibale e come migliori amiche due accette"