5. La festa (PARTE SECONDA)

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Ma cosa diavolo le era saltato in mente? Chiudersi in quella stanza con Adrian, un'idiozia.
Lui sembrava morto su quel letto, ma in realtà si era solamente assopito.
Si sedette accanto al suo corpo disteso sulle lenzuola blu e lo guardò per un po' passando una mano tra i suoi morbidi capelli rossi. Distese le labbra in un sorriso.
"Stupido Adrian" pensò.
Poi guardò l'orologio: era mezzanotte, era tempo di andare prima che le cose si fossero complicate.
Avvicinò la bocca all'orecchio sinistro del ragazzo e con tutta la delicatezza possibile chiamò il suo nome -Adrian svegliati, dobbiamo andare.-
-Ei piccino.- Lo chiamò di nuovo.
Piccino? Come le era saltato in mente di chiamarlo in quel modo? Rise tra sé e sé per poi scuoterlo leggermente ma ogni tentativo risultò vano: Adrian non si svegliava.
Sembrava proprio un dolce angioletto. Il suo respiro era lento e silenzioso, ed ad un tratto sorrise nel sonno come se stesse provando una bellissima sensazione.
Mentre lo guardava ad un tratto le venne in mente che anche se si fosse svegliato, probabilmente non sarebbe stato in grado di guidare. Ed a quel punto entrò nel panico.
Ma forse... Forse poteva contare sull'aiuto di Debby!
Uscì velocemente dalla stanza lasciando Adrian da solo e corse verso il salotto facendosi strada tra la folla, evitando gli ubriachi e scansando i ragazzi che volevano toccarla.
Avvistò Kara in piedi vicino al tavolo del biliardo che parlava con Jonas, il migliore amico di Klein, mentre sorseggiava qualcosa da un bicchiere di carta rosso.
-Ei Kara, ho bisogno di sapere dov'è Debby.-
Kara volse velocemente la testa dalla sua parte e la squadrò dalla testa ai piedi per poi battere le ciglia una volta soltanto come se avesse affermato a se stessa qualcosa di molto importante.
Tiffany osservava i suoi grandi occhi neri speranzosa e le lunghe ciglia appesantite da una enorme quantità di mascara, battevano lentamente su e giù come ali di una farfalla nera, meravigliosa ma diabolica.
-Ei dove sei stata?-
Tiffany aggiustò la gonna del vestito cercando di non far trapelare la sua agitazione.
-Ora non posso dirtelo, rispondi alla mia domanda.-
-È andata via con Ric, lasciando la sua ragazza in lacrime.-
-Oh mio dio cosa?!-
-Sí lo so, a volte é una vera troietta.-
Tiffany spaventata e disorientata si guardò in giro senza cercare nulla di preciso, mentre la canzone "How deep si your love" agitava la folla di adolescenti eccitati e sudati.
Avanzò tra la questi cercando di farsi strada per tornare da Adrian ma la musica e tutti quei corpi che ballavano sembravano volerla trattenere, così alla fine si ritrovò a muovere i fianchi ed alzare le braccia verso l'alto soffitto, addobbato per l'occasione con lucine psichedeliche.
Socchiuse gli occhi e mosse i lunghi capelli biondi da una parte all'altra, e poi sentì una mano posarsi su un fianco.
-Ei.- La salutò Klein.
Le cinse le braccia attorno al busto e la strinse a sé.
-Sei troppo bella.-
Tiffany pensò che anche lui non era male. Anzi, col tempo si era fatto più carino.
Aveva i capelli biondi, grandi e acquosi occhi azzurri, e la sua pelle pallida era arrossata a causa dell'alcol. Era di poco più alto di Tiffany ed indossava una camicia blu e jeans chiari strappati qua e lá, e la camicia metteva in risalto il fisico asciutto ma muscoloso tipico di chi gioca a pallanuoto.
Lei lo guardò intensamente negli occhi fino a perdersi, perché in fondo era riuscito a farle riaffiorare quella debole attrazione che lei provava per lui.
-Sai mi ricordi tanto una modella... Ma non mi ricordo il suo nome.-
Tiffany si morse il labbro inferiore quasi a volerlo prendere in giro.
-Ah sí ecco ora ricordo: assomigli tanto a Gigi Hadid.-
-Gigi chi? Non conosco questa tipa.-
Lui sorrise e la baciò sulle labbra.
Erano umide ed avevano un buon sapore così Tiffany provò molto piacere nel ricambiare il bacio.
-Tiffany!- Ma una voce molto dura interruppe la magia.
Hugo comparve davanti ad i suoi occhi ed in mano aveva qualcosa, ma in quel momento non riusciva a capire cosa fosse.
-Cosa stai facendo qui?-
-Hugo vai via immediatamente! Come ti sei permesso di seguirmi!-
-Non ti ho seguita! Sei tu che mi hai scritto!-
Tiffany non capí ciò che aveva detto perché la musica era troppo alta ma di colpo sentì che Hugo l'aveva presa per un braccio e la stava conducendo verso l'ingresso.
-Lasciami!-
La prese in braccio e velocemente scese le scale. Raggiunsero la Range Rover nera e di colpo furono avvolti da un silenzio rivoltante.
Tiffany sentì sotto di sé la confortevole morbidezza dei sedili in pelle ed inalò profondamente il buon profumo di Hugo.
Ubriaca e stordita posò la testa contro lo schienale e lo guardò mentre tentava di accendere il motore con mani tremanti a causa dell'agitazione. Era piuttosto scosso e non sapeva bene neanche lui cosa stesse facendo.
-Allora allaccia la cintura. Adesso ti riporto a casa.-
Tiffany rise come una stupidina.
-Cheeee? Dai Hugo sciogliti! Continuiamo la festa.-
Fece il gesto di voler accendere la radio ma lui le bloccò la mano.
-No.-
Lei lo guardò con i suoi occhioni color cioccolata e sbatté più volte le voglia lunghe.
-Mmmm.- Ritirò la mano e fissò lo sguardo verso la strada mentre l'auto partiva.
-Sei un maniaco.-
-Come prego?-
-Mi hai seguita.-
-Non ti ho seguita.- Rispose calmo. -Mi hai inviato un messaggio scrivendomi che eri a quella festa e dovevo venire a prenderti e poi hai aggiunto che...- Imbarazzato si schiarì la gola.
-Ecco il tuo telefono.- Le porse la clutch semiaperta che qualche minuto prima aveva in mano dalla quale quasi usciva il telefono di Tiffany.
-Dove l'hai preso?-
-Ce l'aveva la tua amica Lope.-
Tiffany sbloccò lo schermo: aveva una chiamata senza risposta da parte di Adrian, due messaggi da parte di Klein, varie notifiche su Facebook e poi notò che era rimasta aperta una conversazione su Whatsapp tra lei e Hugo, che in realtà lei non ricordava di aver avuto. E quando lesse che lei scriveva che voleva che lui la scopasse tutta la notte capì che non aveva potuto proprio scrivere quelle cose. Infatti poco dopo Lope le scrisse che era stata lei insieme a Ginevra ad aver scritto a Hugo ma le pregava di non essere arrabbiata.
E invece lo era, ed anche tanto.
Tiffany aveva solo chiesto di tenere il telefono al sicuro ma non avrebbe mai creduto che la persona di cui più si fidava si fosse presa gioco di lei in quel modo. Bloccò lo schermo del telefono e guardò Hugo.
Aveva uno sguardo molto preoccupato.
-Mi dispiace per quello che ha fatto Lope. Di certo stavi riposando e...-
-Non preoccuparti Tiffany.- La interruppe con tono sempre molto professionale.
-Se è per questo, io ero ancora sveglio... Ma nonostante ciò la tua amica non la posso biasimare. Ti ho salvata da una brutta situazione.-
Tiffany divenne rossa dalla rabbia.
-Era una normalissima festa! Stavo solo cercando di divertirmi.-
-So come vanno a finire queste feste e conosco molto bene Klein.-
Lui che conosceva Klein? Non riusciva capire.
-Cosa? Ma...-
-Ora non voglio parlarne.-
La ragazza rimase in silenzio.
-Siamo arrivati.- Disse lui poco dopo.
Erano di fronte la casa di Tiffany.
-Grazie per il pasaggio.- Disse arrabbiata.
-Figurati.-
E sbatté forte la portiera.
Non vedeva l'ora di sentire l'auto allontanarsi, ma non fu così.
Sentì dei passi seguirla.
-Non ti hanno insegnato le buone maniere?-
Hugo, con la sua solita compostezza le corse incontro. Quella sera sembrava un'altra persona: non indossava un completo elegante ma un semplice giubbino di pelle e pantaloni scuri, il tutto abbinato ad una t-shirt bianca e scarpe da ginnastica Roshe Run della Nike.
-Ti sembra quello il modo di chiudere la portiera?- Era più agitato e sconvolto che arrabbiato.
-Abbi rispetto per gli oggetti altrui, sopratutto se appartiene a tua madre.-
-Hugo sono stanca.- Rispose scocciata.
-Bla, bla, bla... Va bene l'abbiamo capito tutti che sei uno che ci tiene alle cose eccetera eccetera eccetera.- Aggiunse mimando con una mano il gesto di una bocca che parla e roteando gli occhi al cielo.
Hugo strinse i denti cercando di controllarsi ed evitare di metterle le mani addosso.
-Buonanotte signorina Preston.-
-Fanculo.- Canticchiò con aria di sfida.
Lui sbatté due volte le palpebre sorpreso ed indignato allo stesso tempo, scosse la testa ed entrò in auto, partendo a tutta velocità.

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