10. My little wannabes

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Non era la prima volta che le succedeva una cosa del genere. Ricordava ancora in modo molto vivido di quel giorno in cui aveva dodici anni ed un gruppo formato da due ragazzini e tre ragazzine l'avevano picchiata nel cortile della scuola perché lei si atteggiava in maniera troppo snob e vestiva firmato. Quel giorno non era neanche tornata a casa, si era nascosta in un piccolo parco quasi vicino la periferia ed era rimasta a piangere tutto il pomeriggio sulla panchina. Biasimava quei barbari per averla trattata così ingiustamente ma non si pentiva del suo comportamento: lei non aveva fatto male a nessuno, mentre loro le avevano lasciato grandi lividi sulle braccia e le gambe. Solo che adesso quel ragazzo aveva voluto stuprarla e derubarle la borsa, e dubitava che dopo averla violentata l'avrebbe lasciata vivere.

Era molto arrabbiata. Si sentiva il volto andare in fiamme. Aprì lo sguardo sul soffitto bianco e provò a indovinare dove si trovasse. Si guardò intorno e non ci volle molto a capire che si trovava in ospedale, sua madre l'aveva sistemata in una stanza solo per lei, con tutti i comfort necessari.

-Ciao piccola.- Parli del diavolo...

La donna entrò avvolta da un vestito con la inconfondibile stampa estiva della nuova collezione di Dolce & Gabbana, compresi borsa e scarpe abbinati. Si avvicinò al suo letto con la sua usuale eleganza, Tiffany notò i capelli raccolti in uno chignon basso da una spilla decorata di perle preziose.

-Come sta la mia bambina?-

-Bene mamma. Sto bene.-

-Non posso credere che sia successa una cosa del genere, proprio alla mia stellina. Ma perché hai preso l'autobus?- Esclamò quasi disperata.

-Ho litigato con Adrian e ho preferito tornare a casa senza di lui.

Miranda assunse una espressione shoccata. -Come hai potuto? Saresti potuta morire! Oh non posso pensarci, mi sento svenire. Dirò a Hugo di sorvegliarti 24h su 24 se questo servirà a proteggerti.- Le accarezzò la fronte amorevolmente e accennò un sorriso sollevato.

Poi qualcunaltro entrò: era Stefano, il giovane compagno di Miranda.

Era impacciato, non sapeva cosa fare, così si limitò a salutarla con un cenno della mano e nascondere le mani nelle tasche dei jeans.

-Eccomi Miranda.- Hugo entrò tutto trafelato, con il viso arrossato per una corsa forse, e poi, quando vide Tiffany, si fermò a fissarla per lungo tempo.

-Ah bene,- Disse Miranda -Ora che sei qui io e Stefano andiamo a parlare con i dottori, probabilmente ti faranno uscire stasera, per fortuna hai solo qualche cicatrice. Hugo mi fido di te.-

Così uscirono ed il ragazzo prese posto accanto a lei su una sedia -Hugo, sono in debito con te. Se non fossi arrivato, io non so dove sarei ora. Forse lassù.- Indicò il cielo alzando lo sguardo verso il soffitto.

Hugo si limitò a guardarla preoccupato e non rispose.

-Per favore dammi il telefono che sta sul comodino.- Lui glielo passò, così Tiffany poté controllare chi l'avesse cercata: c'erano svariati messaggi da parte di Adrian e una sua chiamata persa, messaggi da parte di Emma, Debby e Kara e notifiche dei vari social. Non rispose a nessuno. Si sentiva a pezzi. Posò il telefono di nuovo sul comodino e fissò il volto di Hugo, in silenzio.

-Non c'è nessun altro per me lì fuori?-

-Mh no, non credo.-

-Ok.- Si toccò la fronte e le guance -Ho qualche cicatrice sul viso, vero?-

-Sì sulla guancia. Non toccarla.-

-E' brutta vero? Sono inguardabile?-

-No Tiffany, sei ancora molto be...- Si schiarì la gola -Non ti ha rovinato.-

My Name Is EnvyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora