Camminò lentamente. Era una giornata tropo bella per inaugurarla con un litigio.Adrian la scrutava con uno sguardo troppo serio, troppo duro. Una espressione più dolce avrebbe di sicuro ammorbidito i suoi tratti e li avrebbe resi più piacevoli alla vista.
Aprì la portiera e si lasciò cadere sul sedile anteriore, accanto al ragazzo dai capelli rossi.
-Di cosa devi parlarmi?-
Non si salutarono neanche e Adrian preferì arrivare al punto -Non credo che riuscirò a sopportare l'idea di non vederti per una intera settimana.-
-Passerà in fretta.- Disse annoiata.
-Non è solo questo. Sono arrabbiato. Voglio sapere perché ieri sera non mi hai risposto?-
-Ero impegnata, lo sapevi.-
-Sì però cavolo non ci vuole molto a rispondere ad un messaggio.-
-Ascoltami bene Adrian, te lo ripeterò solo una volta: io non sono la tua ragazza, non sono il tuo amore, non sono nulla di più che una frequentazione con una divertente nuotata tra le lenzuola.-
Forse era stata troppo cruda, ma aveva le fiamme in corpo, lui la faceva sentire legata da una corda troppo morbosa, una spirale di ansia e attenzioni pretenziose.
Adrian indurì lo sguardo e le sue pupille si scurirono ma poi disse qualcosa che contrastava con la sua espressione facciale -Quindi io sono solo questo: un passatempo? Se non sono rilevante per te, esci dalla mia auto.-
-No, no no Adrian io tengo moltissimo a te.-
-Esci.-
Tiffany rise -Dai non sei serio, smettila.-
-Ho detto esci, cazzo!-
Il suo urlo le gelò il sangue, e per la prima volta durante la loro conoscenza, lo prese sul serio, ed uscì. L'auto rossa si allontanò velocemente e le lacrime le appannarono la vista.
-Tiffany hai dimenticato il tuo telefono.- Disse una voce maschile alle sue spalle.
Hugo. Sempre nei momenti meno opportuni.
-E quindi? Vaffanculo.- Ringhiò ignorando il suo iPhone. E corse verso la fermata dell'autobus.
Non le interessava cosa potessero pensare i passeggeri dell'autobus, lei posò la testa conto il vetro e pianse.
No, Adrian non lo amava, era tanto materialista con gli oggetti quanto con le persone. E come non sopportava perdere le sue cose, odiava il pensiero di aver perso lui: il più bel ragazzo dai capelli rossi che potesse esistere.
Fece finta di catturare con le mani i palazzi di Milano, e sorrise.
Si ricordò di non avere con sé il telefono proprio quando gli serviva più di ogni altra cosa -Dannato Hugo.- Pensò.
Poi si guardò, indossava un jumper floreale con palme e fiori tropicali ed un top crop a bretelle fini rosa pastello, abbinati a boyfriend jeans e semplici vans nere. I capelli erano ancora sciolti in morbide onde dalla sera prima.
-Tiffany sei tu?- A quanto pare quel giorno la cercavano tutti.
Una ragazza con un caschetto e frangia biondo platino molto magra le si avvicinò.
-Scusa ti conosco?- Le chiese bruscamente.
-Ehm, sono un'amica di Klein, Rose.-
-E dove ti ho vista?-
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My Name Is Envy
RomanceM Y N A M E I S E N V Y Tiffany Preston, figlia di due importanti imprenditori separati da qualche anno, vive a Milano con la madre e la sorella. Tiffany è amichevole, euforica, capricciosa, intelligente e bellissima anche se a volte un po'...