12. I'm coming Barcelona

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Camminò lentamente. Era una giornata tropo bella per inaugurarla con un litigio.

Adrian la scrutava con uno sguardo troppo serio, troppo duro. Una espressione più dolce avrebbe di sicuro ammorbidito i suoi tratti e li avrebbe resi più piacevoli alla vista.

Aprì la portiera e si lasciò cadere sul sedile anteriore, accanto al ragazzo dai capelli rossi.

-Di cosa devi parlarmi?-

Non si salutarono neanche e Adrian preferì arrivare al punto -Non credo che riuscirò a sopportare l'idea di non vederti per una intera settimana.-

-Passerà in fretta.- Disse annoiata.

-Non è solo questo. Sono arrabbiato. Voglio sapere perché ieri sera non mi hai risposto?-

-Ero impegnata, lo sapevi.-

-Sì però cavolo non ci vuole molto a rispondere ad un messaggio.-

-Ascoltami bene Adrian, te lo ripeterò solo una volta: io non sono la tua ragazza, non sono il tuo amore, non sono nulla di più che una frequentazione con una divertente nuotata tra le lenzuola.-

Forse era stata troppo cruda, ma aveva le fiamme in corpo, lui la faceva sentire legata da una corda troppo morbosa, una spirale di ansia e attenzioni pretenziose.

Adrian indurì lo sguardo e le sue pupille si scurirono ma poi disse qualcosa che contrastava con la sua espressione facciale -Quindi io sono solo questo: un passatempo? Se non sono rilevante per te, esci dalla mia auto.-

-No, no no Adrian io tengo moltissimo a te.-

-Esci.-

Tiffany rise -Dai non sei serio, smettila.-

-Ho detto esci, cazzo!-

Il suo urlo le gelò il sangue, e per la prima volta durante la loro conoscenza, lo prese sul serio, ed uscì. L'auto rossa si allontanò velocemente e le lacrime le appannarono la vista.

-Tiffany hai dimenticato il tuo telefono.- Disse una voce maschile alle sue spalle.

Hugo. Sempre nei momenti meno opportuni.

-E quindi? Vaffanculo.- Ringhiò ignorando il suo iPhone. E corse verso la fermata dell'autobus.

   Non le interessava cosa potessero pensare i passeggeri dell'autobus, lei posò la testa conto il vetro e pianse.

No, Adrian non lo amava, era tanto materialista con gli oggetti quanto con le persone. E come non sopportava perdere le sue cose, odiava il pensiero di aver perso lui: il più bel ragazzo dai capelli rossi che potesse esistere.

Fece finta di catturare con le mani i palazzi di Milano, e sorrise.

Si ricordò di non avere con sé il telefono proprio quando gli serviva più di ogni altra cosa -Dannato Hugo.- Pensò.

Poi si guardò, indossava un jumper floreale con palme e fiori tropicali ed un top crop a bretelle fini rosa pastello, abbinati a boyfriend jeans e semplici vans nere. I capelli erano ancora sciolti in morbide onde dalla sera prima.

-Tiffany sei tu?- A quanto pare quel giorno la cercavano tutti.

Una ragazza con un caschetto e frangia biondo platino molto magra le si avvicinò.

-Scusa ti conosco?- Le chiese bruscamente.

-Ehm, sono un'amica di Klein, Rose.-

-E dove ti ho vista?-

My Name Is EnvyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora