6. Your words are like Weapons

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Giudicare le persone non definisce chi esse siano davvero. Definisce chi sei tu.

-I could fuck you all the time.- Canticchiava a bassa voce mentre sfogliava l'album delle foto.
Ne prese una che le piaceva particolarmente: ritraeva lei, Rebecca ed i loro genitori quella volta che erano andati insieme molti anni fa alle cascate del Niagara.
Lei aveva solo sette anni ed erano tutti molto felici, o almeno era quello che i suoi genitori volevano farle sembrare.
Ricordava che quel giorno sua madre aveva deciso di pettinarle i capelli in due treccine ma Tiffany non aveva voglia di alzarsi dal letto. Adorava l'albergo in cui soggiornavano: non era molto grande ma era confortevole e sia l'arredamento che l'architettura erano inspirati al vecchio west.
Quella mattina voleva solo rimanere nella sua stanza e giocare con il cavallo a dondolo decorato con un mantello indiano.
Ma, come era naturale, Miranda ebbe la meglio. La sistemò davanti lo specchio della toeletta in legno scuro ed iniziò a passarle il pettine tra i capelli biondissimi.
Purtroppo non era riuscita a farle le trecce. Tiffany uscì fuori dalla sua stanza arrabbiata e con una codina disordinata dato che aveva fatto i capricci tutto il tempo.
Ed ora eccola con il gilet di jeans, il musetto paffuto ed imbronciato in braccio a papà che era bello come un vero cowboy del vecchio west.
Sentì le lacrime scenderle sulle guance. Quanto le mancavano quei momenti familiari con il suo papà. Ora era tutto diverso.
Lui era più maturo, più occupato e con una nuova bambina tra le braccia.
E lei era grande, non più innocente, con tanti pensieri per la testa.
Un buon odore di uova la distrasse da quei malinconici pensieri. Infilò le infradito e scese le scale.
Ma mentre si avvicinava al piano terra sentì Hugo parlare a bassa voce con un tono abbastanza agitato.
Quindi si fermò dove lui non potesse vederla ed origliò ciò che stava dicendo.
-Senti Chiara te lo ripeto per un'ultima volta... Chiara? Chiara mi fai parlare?-
Ci fu qualche minuto di silenzio mentre una voce chiaramente femminile urlava dall'altra parte del telefono.
Hugo si passò una mano tra i capelli nervoso.
-Chiara. Io ti amo. No non ti tradirei mai! Lo vuoi capire? No... Chiara... No non sono stato con nessuna ragazza lo vuoi capire? Ho dovuto...- Sospirò esasperato -Miranda mi ha chiesto di andare a prendere sua figlia a una festa.- Mentí -Sua figlia si mette facilmente nei guai e aveva paura che potesse accaderle qualcosa...-
La voce femminile parve calmarsi e lui giudicò che quello fosse il momento giuro per poter chiudere la chiamata.
-Ci sentiamo dopo amore. Sí, ciao. Sí ti porto a mangiare fuori, ciao amore. Ciao marmottina mia.- Disse stancamente e poco convinto.
A quel punto chiuse la chiamata e poggiò entrambe le mani sul bancone chinando la testa.
-Chi era?-
Tiffany scese l'ultimo gradino che portava alla cucina.
Hugo sorpreso ed imbarazzato si volse di scatto.
-Tiffany tua madre ha detto che devi riposare.-
La ragazza si fermò davanti il bancone della cucina.
-Chi è Chiara?-
-Nessuno.-
Mentre parlavano Hugo spense il fuoco e fece scivolare le uova in un piatto dove già c'erano bacon croccante, una salsiccia, due toast ed una salsa rosso scuro.
-Per te.- Disse spingendolo verso di lei.
-Cosa? No grazie io non mangio salato la mattina. Preferisco un cornetto.-
-Nessun cornetto. Ho preparato questo ed é l'unica cosa che mangerai stamattina.-
Tiffany deglutì nervosa.
Quel piatto per lei significava guardarsi allo specchio e ritrovarsi con due chili in più.
-Io davvero non posso.-
Scosse la testa ed allontanò il piatto da sé.
Hugo cercò di capire cosa non andava.
-Un principio di anoressia eh?-
-Ma che dici?-
Si alzò dallo sgabello e lo fissò indignata.
-Bene.- Hugo afferrò la forchetta dal piatto e con calma infilzò un croccante pezzo di bacon e lo infilò in bocca masticandolo lentamente.
Nella stanza silenziosa entrambi udirono il brontolio dello stomaco di Tiffany. Lei arrossì imbarazzata.
-Prenderò una barretta di cereali.- Pensò mentre le gambe le tremavano dalla fame.
Quando Hugo ebbe ingoiato l'uovo, si apprestò a tagliare la salsiccia dicendo:
-Ti dirò una cosa Tiffany: puoi vedere le modelle magre e bellissime sfilare sulla passerella e desiderare di essere come loro. Puoi anche far sparire la fame per guardarti allo specchio con il tuo bellissimo seno trasformato in uno svuotato e cadente e la pancia vuota e flaccida, ma niente di questo ti renderà davvero felice come mangiare cibi sani e nutrienti ed alternarli alle torte più buone, i dolci più invitanti, fregandotene completamente di cosa penseranno le tue amiche e tutto il resto del mondo. Te lo dico io cosa ti fa andare avanti nella vita: è il cervello. Tu sei una ragazza molto intelligente Tiffany. E fidati di me: quando sarai vecchia a nessuno comunque importerà nulla di te, tranne alla tua famiglia e chi ti sta accanto perché ti ama. Quindi siediti e rallegrami con la tua compagnia. Ho avuto una brutta serata.-
Ammaliata dal suo discorso riprese posto sullo sgabello ed iniziò a mangiare anche lei.
Era così buono.
Le si illuminarono gli occhi.
Poi ripensò a ciò che Hugo aveva detto.
-Cosa è successo ieri sera?-
-Nulla di importante.-
Curvò le spalle e guardò fuori dalla finestra ripensando alla sera prima.
Chiara l'aveva costretto a cenare a casa dei suoi genitori.
La serata si stava svolgendo in maniera piacevole. I genitori di Chiara erano persone simpatiche e affabili, ma poi a metà cena Chiara aveva aperto il discorso matrimonio.
-Io e Hugo stiamo seriamente pensando di sposarci. Temo non sarà una cerimonia molto elaborata però cercheremo in tutti i modi di farla sembrare molto elegante, vero amore?-
-Non é vero.- Sussurrò Hugo a denti stretti cercando di farle capire che non doveva parlarne.
-Ma sì che lo è.- Esclamò lei rivolgendosi di nuovo ai suoi genitori.
-E poi vogliamo subito dei bambini. Almeno tre. Vero amore?-
Hugo sorrise imbarazzato dato che i suoi suoceri lo guardavano come aspettando una sua risposta.
-Amore di' alla mamma come abbiamo deciso di chiamare il primo.-
Lo guardò e gli diede un piccolo schiaffo sul braccio.
-Amore!- Lo esortò a parlare.
-È una bella idea tesoro.- Intervenne Maria, la madre di Chiara. -Ma decidere di metter su famiglia è un impegno serio. Voglio che tu sia cosciente di questo Chiara.-
-Questo lo so é ovvio. Ma Hugo ora di' a mamma e papà quello di cui abbiamo parlato. Dai Hugo.-
-Chiara, noi due non abbiamo parlato di nulla.-
Disse con tono calmo.
-Avanti amore!- La sua ragazza era sempre più insistente e purtroppo non era la prima volta che si comportava in quel modo.
Lo pizzicò per una seconda volta sul polso ed Hugo non poté trattenersi dall'urlarle contro.
-Cazzo Chiara non abbiamo parlato di nessun matrimonio! Sei tu che stai inventando tutto!-
Si alzò dal tavolo gettando il tovagliolo che teneva sulle gambe ed uscì dalla stanza dirigendosi in salotto.
Si passò una mano tra i capelli esasperato immaginando che Chiara sarebbe corsa a chiamarlo all'istante. Invece fu Maria a raggiungerlo.
Gentilmente gli toccò un braccio e con uno sguardo molto comprensivo disse -Mi dispiace Hugo. Avrei voluto che questa serata fosse trascorsa in modo più sereno. Non sentirti obbligato nei confronti miei e di mio marito. Soprattutto non sentirti obbligato nei confronti di Chiara. Ascolta il tuo cuore.-
-Sei molto gentile Maria. La serata é stata perfetta solo che...-
-Lo so.- Lo interruppe. -Riflettici bene. Scegli se decidere di passare il resto della tua vita con una persona che credi di amare finendo per sentirti estremamente solo, o essere solo ed alla ricerca della tua anima gemella.-
Questa frase lo scosse. Si guardò intorno confuso.
-Uhm grazie... - Sorrise e lei lo lasciò da solo. Non appena la donna raggiunse la sala da pranzo Hugo udì la voce isterica di Chiara che chiedeva di lui.

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