Capitolo 6

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Le ultime giornate sono trascorse abbastanza tranquillamente. Mi sono fiondata nella lettura e nello studio, come se fossero delle piccole casupole nelle quali rifugiarmi per ricevere un po' di serenità. La biblioteca è diventata un'abitudine, ormai ci vado tutti i giorni appena finisco le lezioni e ci passo ore e ore. La mamma è molto preoccupata per me, dice che non mangio e che mi comporto in modo strano. Forse è vero, ma mi sento così sola e incompresa, vorrei trovare il mio posto nel mondo. Quell'ombra, poi. E' la ragione di tutti i miei incubi. L'ho rivista ancora un paio di volte, di sfuggita. E' inspiegabile, vorrei parlarne con qualcuno, ma mi vergogno molto. Sono sicura che sembrerei una pazza, una povera vittima delle allucinazioni causate dal dolore. Ormai, però, sono pienamente convinta che ciò che vedo non sia frutto della mia immaginazione, ma semplicemente il riflesso della realtà.

Questi pensieri mi frullano nella mente mentre mi sto avvicinando alla scuola. Come sempre, vado a sedermi sul muretto e mi guardo furtiva intorno. Come fanno i ragazzi ad essere così felici? Come fanno a non preoccuparsi di ciò che è più forte di loro e ch potrebbe sopprimerli in qualsiasi momento? Come fanno a vivere così tranquilli, estroversi e superficiali? Li scruto quasi indignata e il mio sguardo, casualmente, si posa su un gruppo di ragazzi. Mi sembra di conoscere uno di loro ed è allora che il cuore mi va in gola. I miei occhi incrociano quelli del ragazzo della biblioteca, quello sgorbutico e isterico che speravo di non rivedere mai più. Appena mi vede i suoi occhi sembrano per un attimo persi, ma una pacca sulla spalla lo fa rianimare. "Ehy Jace, è quella la tipa della biblioteca?" commenta uno di loro lanciandomi un'occhiata maliziosa. "Sì, quella noiosa, bambina, perfettina" risponde il ragazzo senza distogliermi lo sguardo di dosso. "Beh, mica brutta! Pensavo fosse il solito sgorbio secchione" ridacchia un altro. "Vero, ma in confronto a me! Vogliamo paragonare?". Alcune risate si diffondono nel gruppetto e, indignata, mi alzo dal muretto e mi avvicino a loro. "Vogliamo mettere a confronto cosa? La mia intelligenza con la tua? Mi dispiace, ma penso proprio che non avresti possibilità competendo con me". Ribatto con voce forte e, a seguito, mi mordo il labbro inferiore sorpresa dalla mia schiettezza. "Non solo carina, ma anche ostinata. Non male Jace, anche se, sinceramente, pensavo puntassi gli occhi sul qualcos'altro", "Sì, effettivamente non è il massimo, ma infatti non sono per niente attratto da lei. E' solo un'orgogliosa ragazzina sapientona". "Bada a come parli" esclamo duramente "Ultimamente la delicatezza non è la mia caratteristica principale". Altre risate escono dalle bocche della banda di sbruffoni. "Oh, poverina, non sei delicata perchè ti ha lasciato il fidanzato?" ribatte sarcastico Jace, "No, non è questo il motivo, a differenza tua ho principi più importanti per cui deprimermi. Non sono come te, il tuo unico problema è la ragazza che non sei riuscito a rimorchiare". A quelle parole vedo un leggero incrinarsi nell'espressione del ragazzo. Distoglie lo sguardo per un attimo, ma quando riprende a parlare il suo atteggiamento ritorna quello da ragazzo scorbutico. "Senti sapientona, non hai idea della persona con cui hai a che fare", "Sei tu che hai disturbato me! Io ti avevo già dimenticato!", "Hai ragione, meglio lasciarti perdere. Non so nemmeno perchè continuo a discutere con te". Mi lancia un'occhiataccia e si allontana con i suoi amici. Trattengo una piccola lacrima che lotta per uscire. Mi hanno solo presa in giro e io non sono stata in grado di respingere le loro parole. Sono scaltri, maleducati, io invece sono una ragazza dolce che cerca di fare la dura risultando semplicemente ridicola. Il suono della campanella mi distrae dai miei pensieri negativi e mi affretto ad entrare nella scuola. Per altre cinque ore rimarrò incastonata nello studio e nulla potrà ferirmi. Il problema tornerà al termine delle lezioni.

Chiudo il libro di storia e mi affretto e riordinare tutto in cartella. La mattinata è stata molto impegnativa e non vedo l'ora di andare in biblioteca per cercare qualche buon libro da leggere e rilassarmi. Per fortuna non ho più problemi con la spalla e ringrazio il cielo, perchè mi sentivo davvero un'impedita. Percorro il solito corridoio e appena entro in biblioteca vengo avvolta da un ebriante profumo di carta. Amo questo odore, è la culla di tutte le essenza più deliziose: amore, avventura, mistero, magia. Credo che per ogni genere letterario ci sia un profumo diverso. Leggendo Jules Verne i propri polmoni vengono inondati da piante, fiori e acqua marina, passando a Tolkien non si può non assaporare la scintilla di un incantesimo e l'unione tra amici, mentre Jane Austen è abile nel riuscire a trasmettere il caldo profumo del the al limone e l'essenza di un intruglio d'amore. Il mio vizio principale è quello di annusare i libri che mi capitano attorno. Dall'odore capisco il genere, se il romanzo mi piacerà e se non dimenticherò la storia per il resto della mia vita. E' incredibile, lo ammetto, ma per me funziona così. Tutti mi hanno sempre giudicata pazza e forse lo sono, ma la follia è l'unica ragione per cui continuo ad avere il sorriso sulle labbra. Prima c'era Alia, ma ora è cambiato tutto. Mi insinuo tra gli scaffali come se fossi capitatata in un mondo meraviglioso e stessi cercando di scoprire posti nuovi. Non mi ero mai accorta dell'imponenza della biblioteca prima d'ora. Lo stile è molto antico, il pavimento in alcune parti è tappezzato dalla moquette rossa e un grande lampadario domina l'intera sala. Il fondatore di questa scuola impegnò tutta la sua vita per riuscire a realizzare un posto come questo. Volle creare un luogo speciale, una sorta di portale incantato dentro un istituto comune a tutti i ragazzi. Ammiro davvero la sua impresa, è bellissimo sapere che nella storia ci sono state persone così meravigliose. Cerco tra i libri e trovo un titolo interessante: "Anna Karenina". Ne ho già sentito parlare, perciò prendo il volume e mi siedo su una delle poltrone rosse per iniziare a sfogliarlo. Profumo caldo e intenso. Sento che questo romanzo riuscirà ad appassionarmi come quello di Charlotte Brontë. L'ho restituito pochi giorni fa e non è stato bello. Mi sono affezionata molto a quel libro e penso proprio che lo acquisterò per poterlo tenere in casa nella mia libreria contenente tutti i romanzi più belli che io abbia mai letto. Mi immergo nella lettura cercando di assaporare ogni singolo passaggio dell'inizio. "Tutte le famiglie felici sono simili le u...", "Scusa, sapresti dirmi se la tua copia di Anna Karenina è l'ultima?". Alzo lo sguardo per scoprire da chi proviene la richiesta e strigo le labbra cercando di trattenere la rabbia. Gli occhi del ragazzo che ho di fronte mi trafiggono passivamente e le parole che escono dalla sua bocca sono fredde e glaciali:"Ah, sei tu. Non volevo incontrarti dopo ciò che è successo stamattina, ero convinto di essermi già rovinato la giornata, ma a quanto pare vado di male in peggio". "Nessuno ti ha chiesto di venirmi a disturbare" ribatto nervosamente. Non credevo si potesse incontrare una persona odiosa come Jace due volte in un giorno. "Già, non ti avevo riconosciuta, altrimenti non sarei venuto da te. Visto che ci sono, però" indugia un attimo prima di parlare "TI chiedo lo stesso se c'è un'altra copia del romanzo che stai leggendo". Lo guardo sbigottita e, bruscamente, gli rispondo:"Cosa vuoi che ne sappia? Controlla di persona o chiedi alla bibliotecaria, no?", "Va bene. Guarderò io stesso. Ancora mi chiedo come sia possibile che tra tutti i presenti mi sia saltato in mente di venire da te. Ricorda, però, che è stato tutto un errore, voglio dimenticare le ragazze impertinenti come te". Detto ciò, si avvicina allo scaffale nel quale ho frugato prima e inizia la sua ricerca. Non gli tolgo gli occhi di dosso, voglio controllare che non faccia qualche mossa per prendermi in giro. "Anna... Anna Karenina" lo sento bisbigliare mentre le sue mani spostano i vari volumi. Per un attimo mi chiedo come sia possibile che un ragazzo abbia voglia di leggere un romanzo romantico. La cosa più strana è che si tratta di uno scorbutico e ostile come Jace. Passa qualche istante, ma, a quanto pare, l'unica copia presente in biblioteca la tengo io tra le mani. Se fosse stata un'altra persona gliel'avrei volentieri porsa e mi sarei cercata qualche altro libro, ma per Jace non lo farei mai, si è comportato malissimo. Dopo averlo osservato ancora per un po' decido di lasciarlo perdere e di tornare alla lettura, ma qualcosa attira la mia attenzione. E' come un rumore metallico proveniente dalla destra del ragazzo. Il suono si fa sempre più nitido sino a diventare a chiaro e limpido. Sembra il colpo di un oggetto di ferro contro un altro, come due spade che duellano. Mi guardo attorno furtiva, ma nessuno, nemmeno Jace, sembra accorgersi del rumore. Ritorno ad osservare il punto in cui nasce il suono e intravedo una fioca luce gialla. La scena appare più chiara e vedo lo scontrarsi di due cavalieri, coperti dalla loro armatura, che si avvicinano sempre di più all'imboccatura dell'immagine. Inizio ad agitarmi, ma non riesco a spicciar parola dallo stupore e dalla paura. Più i guerrieri si avvicinano, più si aggiungono suoni diversi, tra cui le grida di una donna che pronuncia parole strane. La scena diventa sempre più inquietante, fino a quando le spade iniziano ad uscire dall'immagine di luce. Il duello prosegue senza sosta, nessuno si accorge dello strano fenomeno, mi sento pietrificata dalla paura, ma quando uno dei cavalieri viene disarmato, sento l'adrenalina scorrerrmi dentro e mi butto addosso a Jace.

La principessa di Savalon  (In pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora