Capitolo 7

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Il soffitto è bianco, troppo bianco per i miei gusti. Il mio volto è bagnato, troppo bagnato per i miei gusti. La mia mente è confusa, troppo confusa per i miei gusti.

Tre frasi per descrivere me stessa in questo momento. Sono sdraiata sul letto, in attesa che suoni la sveglia, e sto cercando di riordinare tutti i fatti accaduti nell'ultimo periodo. Da quando Alia è partita nella mia vita è cambiato tutto. Le mie certezze, i miei sentimenti, il mio modo di agire. Sembra che la ragazza allegra e spensierata che ero prima sia volata via con la mia migliore amica. Inoltre, sono perseguitata da un'ombra che probabilmente tenta di uccidermi e ieri mi sono ritrovata nella situazione di salvare un ragazzo che odiavo da una spada uscita da un'immagine di luce spuntata fuori dal nulla. Come se non bastasse, dopo aver rischiato la vita per Jace, mi sono precipitata a casa con il terrore che fosse successo qualcosa a mia sorella e sia mia madre che Stephanie si sono preoccupate e mi hanno costretta ad un pomeriggio di riposo e varie tazze di camomilla. Non penso che una ragazza della mia età debba avere una vita del genere. Sono circondata da imprevisti e fatti paranormali che non sono in grado di spiegare e mi sento un completo fallimento. La solitudine aleggia su di me e non sono mai stata così male. Voglio dimenticare tutto. Forse è impossibile, ma devo provarci. Non posso permettere che la mia vita venga sconvolta in questo. Ho bisogno di più tempo per me stessa, di spazi più ampi per coltivare le mie passioni senza dover essere interrotta da qualcuno o qualcosa.

La sveglia mi riscuote da tutti i miei pensieri e allungo pigramente un braccio per spegnerla. Non so se oggi andrò in biblioteca. Dopo ciò che è successo ieri, penso che prenderò il primo autobus di linea per tornare al più presto a casa. Mi alzo dal letto e cerco di prepararmi in fretta. Mi aspetta una nuova giornata e devo essere pronta per quello che potrebbe succedere.

Scendo dal pullman e mi dirigo verso il cortile del liceo. Mi sento così piccola, come se fossi circondata da giganti grossi quanto Polifemo. E' triste provare questa sensazione. Nessuno mi degna di uno sguardo, eppure sembra che tutti mi fissino con la loro aria superficiale e canzonatoria. Il solito muretto mi aspetta, vuoto come sempre e mi ci siedo lasciando le gambe a penzoloni. Guardo le mie scarpe blu tutte sgualcite e rovinate, le mie compagne di avventura, il paradiso dei miei piedi. Non mi importa cosa pensino le altre persone del mio stile. Le mie scarpe sono comode e le terrò fin quando con si staccherà la suola. Oh, che sciocca che sono, la mia mente è talmente in subbuglio che mi ritrovo a pensare alle calzature. Non mi era mai successo, il che mi preoccupa molto. "Ehy, Ginevra". Sobbalzo nel sentire il mio nome e mi giro per vedere chi mi ha chiamata. "Oh, ciao Jace, mi hai spaventata" rispondo sorpresa di vederlo. "Scusa, non era mia intenzione" si giustifica lui "Allora, come stai?". Sospiro lievemente e bofonchio:"Sono sconvolta. La mia vita è sconvolta. Tu non puoi capire. Non è soltanto ciò che è successo ieri ad avermi buttata giù, ma tutto quello che è accaduto intorno. L'ombra, la paura di perdere mia sorella e... oh, non vale la pena che ti racconti tutto". Jace mi guarda comprensivo e commenta:"Posso capirti, non pensare che per me sia meglio". Ci fissiamo per qualche istante, occhi suoi negli occhi miei, ed è allora che mi accorgo delle sue iridi azzurre. Dopo qualche istante il silenzio viene rotto da Jace:"Beh, non voglio disturbarti, sono venuto qui soltanto per chiederti se stavi bene. Ieri eri molto tormentata". La mia voce diventa strozzata nell'elaborare la risposta:"No, non mi stai disturbando, è solo che... insomma, io voglio dimenticare, ero così felice e adesso sembra che la mia vita sia destinata alla malinconia", "Mi dispiace molto, credimi", "Jace, che ne dici di resettare tutto? Lasciare che l'ombra e l'ambiguo evento di ieri rimangano parte del passato?", "Non credo sia possibile, forse non c'è una fine a tutto ciò", "Non posso permettermi di pensarla così. Voglio credere che non succederà più nulla di strano. E... cercherò di dimenticarmi anche di te", "Ma... perchè tutto ciò? Non è meglio agire sui fatti?", "Io non sono come te. Tu sei roccia, io foglia secca. Basterebbe una folata di vento per farmi cadere e sbriciolare", "Posso aiutarti ad essere più forte! Dopo ciò che è successo ieri pensavo di aver trovato una persona con cui condividere gli eventi passati. Potremmo aiutarci a vicenda e, se vuoi, ti darò tutto il sostegno possibile, soprattutto perchè ammetto di aver sbagliato ad essere stato scorbutico con te in precedenza". La campanella interrompe la nostra conversazione. Scendo dal muretto e guardo dritta negli occhi di Jace:"Senti, apprezzo moltissimo i tuoi buoni propositi e sappi che ti ho già perdonato per il tuo comportamento. Però... davvero, non ce la faccio ad agire sui fatti. Non sono mai stata una ragazza esigente e chiedo solo una vita normale. Lascia che questo desiderio venga avverato". Metto un passo avanti per entrare a scuola, quando sento una presa sul mio braccio. "Ginevra, forse per ricevere la serenità bisogna prima intervenire", "Quello è il tuo destino Jace e non ti impedirò di realizzarlo. Tu, però, non intrometterti nel mio. Per favore. Sono certa che le nostre strade non debbano legarsi", "Ma ieri non la pensavi così!". Un pausa introduce la mia breve, ma fredda risposta:"Ho detto che voglio dimenticare tutto. Anche ieri" e detto ciò mi libero dalla presa di Jace e mi allontano più triste di quanto non lo fossi prima.

Invece che andare in classe, però, mi precipito in bagno. Alcune lacrime stanno scendendo dai miei occhi bagnandomi le guance e non voglio che mi veda nessuno. Sono stata glaciale con Jace. Ho respinto ogni sua richiesta di amicizia, ogni sua proposta di affrontare ciò che ci accade insieme. Voglio dimenticare e invece mi ritrovo a piangere ancora. Mi lavo il viso con acqua fredda e cerco di cancellare ogni traccia di rossore dai miei occhi. Ho pochi minuti per entrare in aula e devo cercare di sistemarmi in fretta. Riesco a rimediare alla faccia, l'acqua ha eliminato le tracce del mio breve pianto, ma nel mio cuore la ferita rimane aperta e sanguinante. "Stupida ombra, stupida distanza, stupida vita!" urlo e la mia voce riecheggia nella stanza. Vorrei ci fosse Alia qui accanto a me, per poter condividere con lei tutte le mie paure e le mie tristezze. In realtà, se ci fosse la mia migliore amica, le cose sarebbero diverse. Forse l'ombra mi avrebbe lasciata in pace e non avrei mai incontrato Jace. Controllo l'ora dal mio orologio e mi affretto a uscire dal bagno per raggiungere la mia classe. Spero di avere un po' di pace durante le lezioni. Da tantissimo tempo, ormai, tutti i legami tra me e i miei compagni si sono spezzati.

Spazio autrice

Buonasera a tutti lettori, ecco a voi il settimo capitolo della mia storia. Mi dispiace, forse è un po' corto, ma dovrete abituarvi ai capitoli di transizione, dove mi concentro molto di più sui sentimenti della protagonista, piuttosto che sugli eventi. La storia sta prendendo spessore, quindi, se c'è qualcosa che non va, vi prego di dirmelo, in modo che possa migliorare la narrazione. Grazie se lo farete! Un abbraccio!

Lacreatricedistelle


La principessa di Savalon  (In pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora