Kellin pov's.
Flashback.
Arrivo a scuola, getto lo zaino a terra.
Aspetto Ale, che ha il corso di inglese insieme a me.
Arriva Ale.
Getta lo zaino a terra e si siede vicino a me.
"Buongiorno!" dico, cercando di risultare piú convincente possibile e piú felice.
"Giorno."
Lei non fa niente per sembrare piú felice, proprio niente.
"Che hai?" chiedo.
"Tu che hai, lo vedo che sorridi per finta non sono idiota..almeno credo."
"No infatti, non lo sei...ti dirò tutto a mensa.."
"Ok."
Arriva la professoressa e inizia la lezione.
Passo la lezione a pensare.
La mattina nella mia famiglia non é mai semplice, si sa che le persone appena si alzano riescono ad essere crudeli...
Arriva l'ora di andare a mensa, e quando suona la campanella io e Alessia corriamo fuori dalla classe.
"Allora, forza spara, che é successo."
"Niente di che.."
In realtà non é davvero niente di che ciò che é successo oggi, ma é da un mese che conosco alessia, e ancora in poche parole non ci conosciamo.
Lei mi nasconde qualcosa, e io nascondo qualcosa a lei.
"Non é "niente di che" qualcosa che ti fa piangere, giusto?" dice.
Come piangere.
"Cosa?"
"Sí, hai pianto e ammettilo e normale ma un motivo ci deve essere, dai parla."
Sto zitto, non credevo se ne sarebbe accorta.
"Senti, se non vuoi dirmi tutto di te é ok, ma almeno perché stai male OGGI dimmelo.."
"Sí,ok..
I miei, be' non si vogliono proprio bene, e non vogliono proprio tanto bene a me.."
Lo dico cercando di sembrare piú disinteressato possibile.
"Cosa ti hanno fatto?"
"Quello che fanno sempre, niente di piú.."
"Che sarebbe?"
La tiro dietro un muretto e alzo la manica della felpa, scoprendo un livido viola sul braccio, e anche alcune cicatrici che be', non aveva mai visto nessuno.
"Cosa ti hanno tirato?"
Sembra quasi tranquilla, non é scappata, wow progressi.
"Un mio pallone da football.."
"Cosa? Davvero?"
"Si be', detta cosí sembra un po' ironica.."
"No. Non lo é."
Ha sempre quel fottutissimo sguardo? Sembra che ti odi, da come ti guarda.
Non é proprio odio, piú che altro sembra..come indifferenza.
Ma non é cosí, e lo so bene.
"Già..."
Non so se riesco a trattenere le lacrime per molto, e decido di avviarmi verso il cancello.
Quando inizieranno le lezioni saremo di nuovo in classe, ma ora abbiamo un'ora di pausa.
Prendo a camminare a passo spedito verso il cancello e lo oltrepasso.
Mi fermo ad una panchina lí vicino, alessia seduta di fianco a me.
Mi abbraccia.
Lei?
Lei non abbraccia mai nessuno..
Scoppio in lacrime.
Evviva, facciamo gli uomini.
"S-scusa.." dico, cercando di riprendermi.
"E di cosa?!"
Mi calmo, e mi tiro su.
Mi asciuga una lacrima rimasta sulla guancia.
Quando posso parlare, parlo.
"Scusa non volevo.."
"Ma fare cosa?"
"Piangere.."
"Non si decide se piangere o no."
"Tu sí,credo."
"No, nemmeno io.." sorride e ci riavviamo verso la scuola.
Finita la scuola, decido di invitarla a casa mia.
Entro in casa e mio padre sta guardando una partita di football.
Si alza e stringe la mano ad Alessia.
"Piacere, Alessia.." dice, con un sorriso.
Di solito non sorride, ma sta cercando di essere piú carina possibile.
"Piacere." risponde mio padre acido.
Andiamo su in camera mia, e la faccio sedere sul letto mentre tiro fuori i CD.
"Allora, cosa si mette?"
"Slipknot?"
"Vada per gli slipknot."
Non so se chiedere delle cicatrici, so che lei non chiede niente, non vuole sicuramente farsi i cazzi miei.
"Non hai caldo?" chiede, contando il fatto che era giugno e avevo una felpa, capisco cosa intende.
"Tu?" mi riferisco a lei.
"Sono a mezze maniche io"
"Sí ma tutti quei fottutissimi bracciali non sono fastidiosi?"
"No proprio per niente."
Decido che tanto l'avrebbe avuta vinta lei, e tolgo la felpa.
Nemmeno mia madre mi aveva mai visto senza felpa, negli ultimi due anni.
Le cicatrici si vedono ancora bene, anche se sono pulito da un paio di mesi.
Non dice niente, però.
"Non dici nulla?" chiedo alla fine, voglio sapere che ne pensa.
"Le buttiamo insieme?" dice dopo qualche attimo di silenzio.
É ancora calma?
"Ehm..davvero?"
"Sí."
"Tutte?"
"Eh sí."
"Va bene..fallo tu."
"Dimmi, dove sono."
Spiego bene dove le ho nascoste, e dopo dieci minuti riesce a trovarle tutte.
"Vieni con me."
Usciamo dalla finestra per non passare da mio padre.
"Ti faccio vedere una cosa.."
Mi prende la mano, e mi porta dietro casa mia.
Un vialetto ci porta in una specie di giardino, con uno scivolo rotto e un paio di altalene.
"Vieni qua."
Si avvicina al cestino della spazzatura, e butta le lamette.
"Da ora in poi, niente piú cose cosí, ok?"
"E te?"
"Io ho smesso da 4 anni."
"E come era all'inizio?"
"Dura. Durissima... Hai me."
"Sí.."
La abbraccio.Fine flashback.
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Your forever is all that I need.||Kellic.
Fanfiction"Parlare di me? Parlare di me.. sono un ragazzo di 16 anni. Ho pochi amici. Davvero pochi. Con questi pochi amici abbiamo deciso di formare una band. Gli 'sleeping with sirens'. io mi chiamo kellin. e questa é la storia di un amore. un amore vero." ...