Capitolo 10

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- Allora, facciamo ancora in tempo a vedere qualche negozio? - mi chiese Sonny, guardando la gente che ci oltrepassava sul marciapiede. Io lo guardai e annuii con un grande sorriso; volevo proprio vedere dove Sonny prendeva le sue maglie.

Raggiungemmo in fretta un negozio dall'entrata in vetro nero, con la scritta "Sale" in verticale, con un occhio sopra di essa. Sonny guardò prima il negozio e poi me: - Vieni! - esclamò, afferrandomi la mano e trascinandomi dentro correndo. Una miriade di maglie differenti si prostrarono di fronte a me; tante fantasie diverse erano stampate su maglie nere, bianche o poche grigie; c'erano anche jeans, scarpe e cappotti sparsi per il negozio, il quale era grande tanto quanto il mio salotto. Mi guardai attorno stupita e vidi Sonny che già aveva iniziato ad esplorare. Lo seguii disorientata e vidi che stava osservando in modo particolare una maglia con una fotografia di una città in fiamme stampata su di essa. Presi l'attaccapanni e guardai la taglia: L. Dovrebbe andargli bene. Gliela appoggiai sul petto e gli "ordinai" di andarla a provare; lui rise imbarazzato ma poi si diresse subito ai camerini, e io lo seguii. Dopo poco Sonny uscì con addosso la maglia: era splendido.

- Sonny ti sta benissimo! - esclamai, non potendo fare a meno di fargli una foto veloce col cellulare. Gliela feci vedere e poi lo incitai a guardarsi bene allo specchio di fronte. Girò un paio di volte e poi mi guardò: - Si, mi piace. La prendo! - esclamò, sfilandosela e rimettendola sull'attaccapanni. Nel momento in cui vidi il suo busto le mie guance diventarono due pomodori; per non farglielo notare presi la maglia che mi stava porgendo e andai di fretta alla cassa per depositarla. "Dio ... ci è mancato poco che mi vedesse arrossire" pensai, sospirando. Mi raggiunse dopo poco e mi chiese se io avevo visto qualcosa che mi poteva interessare; senza dire nulla iniziai anche io a girare per le varie file di vestiti, scorrendo il dito sulle maglie. Arrivai ad un reparto dove vi erano appese alcune felpe della OWSLA e della Youth Machine, così domanda: - Ma questo negozio vende anche i vostri indumenti? -

- Si, abbiamo fatto un contratto tempo fa con la loro catena e vendono qualcosina ... ma non tutto quanto. - rispose lui, guardando un vecchia edizione della OWSLA. Ne guardai alcune ma poi la vidi: la nuova collezione OWSLA x freelife x Bixel Boys, nera, a maniche lunghe, taglia ... L. Per me era abbondante, ma in quel momento non mi importava. La presi, strattonai Sonny per la manica e lo trascinai fin davanti al camerino, dicendogli di aspettare.


Sonny's Pov

La tendina si aprii e vidi Anghel con addosso la maglia che era da poco uscita. Era ... era più che stupenda! Le maniche le arrivavano fino a metà mano, creando quelle pieghe e quell'atmosfera da cucciolo che si voleva nascondere a qualunque costo. Il nero della maglia creava un contrasto favoloso con i suoi capelli, e i con i suoi occhi .... awww Anghel!! La guardai da capo a piedi, e senza accorgermene mi ero incantato.

Lei mi guardò con aria d'attesa e disse: - Allora? Che te ne pare? -

- Sei bellissima angelo ... - dissi a bassa voce e in un tono talmente sincero che persino io mi stupii. Lei mi abbracciò frettolosamente e poi andò a depositare anche quella maglia.Girammo ancora un po' ma non trovammo nient'altro che ci interessasse, così pagammo i vestiti ed uscimmo soddisfatti; fare shopping con Anghel è fantastico!

Ed ecco che eravamo nuovamente mano nella mano a passeggiare per Los Angeles. Nessuno dei due parlava, ma in fondo era bello così. D'un tratto sentii in sottofondo la voce di Anghel che canticchiava una canzone alquanto familiare: la parte vocale della demo First of the Year. La primissima demo in assoluto che avevo composto mooooolto tempo fa. Il fatto è che la sua voce ... oh mio dio se era bella. Cantava così soavemente, anche se a bassa voce; non sbagliava una nota. Per lo più, il fatto ancor più stupefacente era che lei la conosceva! Quasi nessuno conosceva quella versione se non io ed alcuni miei amici. Mi fermai e la guardai stupito, e lei reagì subito: - Qualcosa non va? -

- Come conosci quella demo? - le chiesi con un sorriso incuriosito, e lei mi rispose, spostandosi timidamente una ciocca di capelli dietro la spalla: - Oh, l'ho trovata tanti anni fa sul tuo profilo di soundcloud, sai quando l'avevi appena pubblicata ... l'ho scaricata e solo dopo ho notato che l'avevi eliminata, ma mi è sempre rimasta in testa. E' una versione bellissima. - per un attimo non risposi, e proseguii a camminare, dopodiché iniziai a canticchiarla. Vidi con la coda dell'occhio il suo viso voltarsi verso di me con un grande sorriso, e poi lei si unì a me; cantammo a volume più alto, e dopo poco finì per essere un duetto per le vie di Las Vegas. La gente ci guardava confusa, ma noi la ignoravamo.


Anghel's Pov

Cantammo per tutto il tragitto, fino a che non arrivammo davanti ad una grande casa bianca; Sonny mi guardò e disse: - Vieni, ti faccio sentire una cosa! - e mi tirò verso l'entrata. A quel punto intuii che quella era la casa di Sonny.

Entrammo e, oh mio dio, il paradiso. Tutte le stanze principali erano al piano terra: cucina, camera da letto, bagno, salotto, tutto era sullo stesso piano; le pareti, di un bianco splendente, diffondevano ancor più la luce che filtrava dalle enormi finestre sopra la porta d'ingresso. Delle cornici contenenti le copertine dei suoi album erano appese sopra ad un tavolo con una console e delle casse, mentre un tavolo era al centro del piano. A sinistra, invece, una scala d'acciaio portava al piano superiore dove, riuscendo a intravedere dalle vetrate, vi era il suo studio. I mobili erano anch'essi bianchi, tutti. Lo stile della casa era molto contemporaneo, tutto concentrato sulle forme geometriche del quadrato, del rettangolo o del cerchio; amavo la sua casa!

Mentre mi guardavo attorno, scorsi alcune fotografie appoggiate su un cassettone in plastica nera. Mi avvicinai e notai che in una di esse vi era Sonny da bambino in braccio a ... sua madre? - Oww sei carinissimo Sonny! - esclamai, non potendo fare a meno di gridarglielo ed afferrare la foto per guardarla da più vicino. Lui mi guardò con un sorriso ma non disse nulla. - E' tua madre questa? -

- Si. - rispose lui, con una certa nota di tristezza. Io lo guardai ma non ci diedi tanta importanza e dissi nuovamente: - Dev'essere davvero una bella donna. Dalla foto sembra una modella! -

- Si, lo era ... - sussurrò lui, appoggiando le mani sul tavolo e guardando verso il basso. Allora capii.

- Sonny ... mi dispiace, io non ... - e mi avvicinai a lui, mettendogli una mano sulla spalla: ero indecisa se abbracciarlo o no, magari lui non voleva. Magari non avrebbe più voluto parlarmi. Tuttavia lui mi guardò, triste, e successe il contrario: fu lui a voler abbracciare me, lentamente, e con affetto; io lo accerchiai con le braccia e lo strinsi forte forte, cercando di consolarlo. Rimanendo abbracciati, gli chiesi quando se ne era andata. - Poche settimane fa ... - rispose solamente, girando il viso verso il mio collo. Riuscivo a sentire il suo respiro, il che mi fece rabbrividire dall'emozione. Sciogliemmo l'abbraccio e gli accarezzai il viso con un sorriso innocente, dicendogli solamente: - Mi dispiace, Sonny. Ma lei sarà sempre con te ... proprio qui. - e gli misi un dito sul petto, puntando al cuore. Lui annuì e ritornò a sorridere. Mi prese la mano ed esclamò: - Andiamo! - e mi portò nello studio.

Chissà cosa aveva in mente di farmi vedere (?).



One Of More Than Seven BilionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora