Fifteen

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Marzo 2016

Quella piccola crisi di Harry il giorno della vigilia di Natale, non fu, come Gemma credeva in quel momento, l'inizio di un percorso che avrebbe portato suo fratello ad esternare finalmente i sentimenti che nascondeva in lui.

Si rivelò invece essere l'inizio di un altro percorso, completamente diverso, e di certo non era niente di positivo, fatto di sbronze, nausea e piccole follie inspiegabili.

Aveva ricominciato ad uscire, con un po' di difficoltà, ma stava fuori poco, faceva piccole passeggiate, mantenendosi nei dintorni, ma finiva sempre per tornare a casa di corsa, agitato e disorientato.

Per questo quando il suo agente lo aveva chiamato per convincerlo ad andare ad un party, Harry aveva risposto un secco e definitivo 'no'.

Alla terza chiamata, per farsi lasciare in pace, gli aveva assicurato che sarebbe passato per massimo un'ora.

Alla festa, però, si rese conto che c'era un grande lato positivo in quella faccenda. L'open bar.

Con una sufficiente quantità di alcol in circolo Harry riusciva ad uscire e a stare all'aperto senza problemi, era una cosa che aveva scoperto pochi mesi prima e adesso, a detta di sua mamma, aveva cominciato a bere davvero troppo.

Era già ampiamente ubriaco quando si allontanò dalla gente al party per andarsi ad appoggiare alla ringhiera del terrazzo, concentrandosi per ricacciare indietro la nausea, mentre si guardava intorno, gli girava la testa.

Aveva passato la serata ad evitare i fotografi, era stufo marcio di quella spazzatura, e adesso che non gli serviva più a niente, nemmeno a farsi pubblicità, era soltanto una seccatura inutile. Senza contare che qualcuno degli altri avrebbe potuto vedere su internet delle sue foto. Delle foto in cui sicuramente si vedeva chiaramente quanto era ubriaco e quanto erano orrende le sue condizioni.

Avrebbe potuto vederle Louis.

Chissà cosa penserebbe di lui.

Harry guarda verso il profilo della città, che si staglia attorno a lui, che osserva ogni cosa dal suo punto di vista privilegiato in cima a quella terrazza sul tetto di qualche albergo di lusso.

Chissà cosa gli avrebbe detto, Louis, se fosse stato lì in quel momento.

Gli avrebbe detto che si era ridotto uno schifo? Che era diventato l'ombra di chi era soltanto una decina di mesi prima. Gli avrebbe detto che aveva ogni cosa e che aveva buttato via tutto in un istante. Che aveva buttato via perfino lui, l'amore della sua vita.

No, non lo avrebbe fatto. Louis si sarebbe soltanto avvicinato e gli avrebbe chiesto che cosa c'era che non andava.

Harry chiuse gli occhi. Aveva bisogno di bere ancora, prima che il colore perfetto di quegli occhi blu tornasse a fare capolino nella sua mente.

"Sei Harry Styles, vero?"

Harry sobbalzò.

Una ragazza alta, bionda, molto bella, si avvicinò a lui, tendendogli la mano.

Si presentò, senza aspettare che Harry dicesse una parola.

"Faccio la modella"

Harry non riusciva a capire se fosse la ragazza che aveva ripetuto quella frase sei volte o se fosse il suo cervello che non riusciva più a connettere.

"ah-a?" chiese Harry, frastornato.

"Dicono tutti che sai facendo un disco solista..." continuò la ragazza.

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