15. La felicità è un modo di vivere.

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ELENA'S POV
Ci svegliamo così, l'uno sull'altro, e mi sembra di rivivere. Poi penso e mi viene alla mente la raccomandazione di mia madre "Papà torna alle 2, tu vedi di essere qua, a casa, prima o si arrabbierà molto non trovandoti." PANICO.
Acchiappa il telefono e guardo l'ora. 2.53, merda. Lascio Chris, mi vesto velocemente e gli adagio un dolce bacio sulle labbra. Apre gli occhi.

C 'Dove vai?'
'Casa. La mia vita finisce se non sono la entro, mhh, 53 minuti fa.'
C 'D'accordo, ti accimpagno.'
'Non serve, grazie.'

Mentre me ne vado correndo a perdifiato giù per le scale, mi sembra che mi stia dicendo qualcosa, ma non mi fermo Mi precipito in strada, vado sul retro di casa mia ed entro, mi butto sul divano e levo le scarpe.
Ho i piedi indolenziti, ma non ci bado molto. In quell'esatto momento. In quell'esatto momento sento aprirsi la porta principale e faccio finta di dormire. La figura entrata mi si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia.
Mi poggia una mano sulla spalla e mi scuote leggermente.

'Tesoro, ehi, Ele.'
'Papà?' Dico con la voce più falsamente assonnata che riesco a creare.
'Ehi, Miss, che ci fai qua? Hai lezione domattina.' Mi chiama così o, scherzosamente, mostro.
'Sino uscita, poi verso le 10.30 sono tornata e, pensando avessi il solito orario mi sono messa qua ad aspettarti, ma a quanto pare...'
'Ho avuto fino alle 2 poi sono ripartito per tornare, ma, non capisco il perché, c'è stato molto traffico.'
Amiamo tutti assieme il traffico.
'Vado in stanza comoda a dormire, notte pà.'
'Scusami, notte Mostro.'
Ridacchia e io scherzosamente mi volto e gli faccio la linguaccia come una bambina di qualche anno.

Vado in stanza, mi svesto e mi strucco. Procedimenti noioso, certo, ma non potrei fare altrimenti. Indosso il mio meraviglioso pigiama rosa con uno scoiattolo e mi butto alla 'balena spiaggiata' sul letto.

Mi addormento così, sorridendo.

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Driiin.

Oramai questo suono mi accompagna tutte le mattine da quando sono qua, oramai circa due mesi. La scorsa notte è stata la migliore di sempre a pari merito di quella passata coi miei migliori amici prima di partire. Quanto mi mancano. 'Solo un mese esatto.' Penso. 'E poi li rivedrò.'
Scendo i gradini fino alla cucina che, stranamente, è chiusa. Apro e mi rendo conto di aver urtato qualcosa o qualcuno.
'Aiuto.'
Supero la soglia e, ancora addormentata, osservo che è successo. Una scena non definibile, oserei ineffabile, mi si presenta. Non so se essere felice, triste o semplicemente scioccata. Punto alla terza opzione.

'Papà, mamma, che diamine state facendo?'
M e P 'Nulla.'

Ciò che vedo è una situazione nella quale i miei genitori, protagonisti insostituibili, sono a terra ricoperti di panna, un fondo di torta in mano e che ridono senza fine.
Guardo la cucina. È devastata.

'Ma scusate, l'adolescente dei tre familiari, chi è?'
M e P 'Scegli noi.'

E scoppiano nuovamente a ridere.

'Bene, ora potete maledettamente spiegarmi che cosa è successo?'

Dico riferendomi al disagio che si trova in quella stanza.

Mamma e papà sorridono e si alzano. Vanno al bancone e prendono una torta oramai quasi distrutta e si voltano. S'avvicinano a me e, così dal nulla, mi buttano quella "cosa" addosso.

Non ho parole, li guardo stupefatta. Quei due tizi che mi hanno appena lanciato una torta addosso e hanno le lacrime agli occhi dal ridere sono i miei genitori? Seriamente?

'Ma che cosa?'
M e P 'Augurii!'
'Caspita me ne ero totalmente dimenticata!'
M e P 'Impossibile, non te lo scordi mai.'
'E invece.. Bè, non so decidere se odiarvi o volervi bene, quindi sto nel mezzo. Grazie.'

Hanno una finta faccia indispettita, ma non ci bado. Mangio colazione nell'unico angoletto di bancone libero e pulito. In seguito salgo e vado a lavarmi da capo a piedi poiché sono così appiccicosa che mi si potrebbero attaccare perfino delle mosche. Mi trucco leggermente come mio solito indossoando dei leggins strappati e un lungo maglione beige. Le mie solite Converse bianche sono ai miei piedi e sono coperta da un giacchino di pelle.
Nulla di che, alla fine è solo il mio compleanno. Esco di casa e, sconsolata, saluto da lontano il mio pullman che è partito. Penso di dover rientrare a dirlo ai miei, ma sento un clacson. Noto l'auto di Harry e mi avvicino.

'Ehi, non è che mi potresti dare un passaggio fino a scuola?'
H 'Certo, sali.'
'Che ci fai da queste parti?' Dico salendo in macchina.
H 'Giretto mattutino. Ho preso la strada lunga per arrivare a scuola, così ho pensato di passare di qua.'

Il viaggio imbarazzante di un quarto d'ora si è prolungato di 30 minuti a causa del traffico in quella strada.
Stiamo per arrivare, lui mi fa una domanda.

H 'Allora, chi è il fortunato che ti fai?'
'Harry, già non sono obbligata a dirti certe cose, figuriamoci se me lo chiedi in questo modo.'
H 'Scusa, ma sei così bella, così innocente, ed io sono estremamente geloso.'
'Perché Harry? Perché devi essere geloso, ti ho spiegato come stanno le cose, per non parlare del fatto che ci conosciamo da meno di 24 ore.'

Nel mentre la macchina si ferma.

H 'Mi affezziono in fretta a tutti, ma so che hai per la testa un'altra persona e, anche se sarà difficile, lo accetterò.'
'D'accordo, ma io mi sto innamorando di questa persona, non ce l'ho per la testa.'
H 'Va bene.'

Non mi piacciono i melodrammi per nulla, quindi scendo dall'auto e penso a quanto una persona deve essere bambinesca per dire una cosa del genere soprattutto se ci conosciamo da così poco.

Cammino per il parcheggio con la mia Freitag verde in spalla quando qualcuno da dietro mi tappa gli occhi.

'Casey?'
'No.'

Voce camuffata con l'elio, che bastardata.

'Chris?'
'No, ma chi sono queste persone. Sono gelosa.' Ride.

A quest'ultima parola l'effetto elio è svanito. Non ci credo, inizio a piangere, ma non penso che tutto ciò sia possibile.

'S-silvia?'
S 'Grazie a dio ci sei arrivata, stavo perdendo le speranze.'

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Ciao Ragazzi,
¿que tal? Yo todo bien.
Os quiero mucho, un besito.♡

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