Regression.

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Incrociò le mani sul tessuto che ricopriva il suo busto prima di rilasciare un sospiro. Chinò il capo, facendo ricadere i suoi ricci in avanti e guardò le sue mani per alcuni istanti, per concentrarsi sulle loro piccolezze. Aveva sempre trovato le sue mani esageratamente grandi, ma allo stesso tempo, gli piacevano da morire. Alcuni anelli decoravano le sue dita lunghe e sottili. Il suo sguardo si posò soprattutto sull'anello leggermente più grande rispetto agli altri. Era il suo preferito fra i quattro. Era un regalo di Gemma. Lei, molto probabilmente, era l'unica cosa più vicina al concetto d'amore che Harry avesse mai conosciuto, dopo sua madre. Era una delle due donne per le quali avrebbe dato la vita.
Sorrise leggermente.

La porta della stanza si aprì lentamente, attirando la sua attenzione. Una chioma rossa uscì da essa e il riccio riconobbe subito il proprietario di essa. Entrò velocemente e chiuse la porta alle sue spalle. Portava il solito gilet che copriva una camicia bianca. Le maniche di essa erano tirati all'insù, scoprendo i suoi numerosi tatuaggi. I tratti dolci del suo viso, facevano pensare che avesse la stessa età di Harry, ma era di gran lunga più grande. Si avvicinò alla sua sedia nera prima di sedersi. Posò sulla sua scrivania di legno i mille fogli che aveva in mano poco prima. Alzò finalmente lo sguardo e sfogliò uno dei suoi sorrisi migliori ad Harry, che ricambiò.

-Ciao-
Lo salutò continuando a sorridergli.
Harry non rispose, ma continuò a sorridergli.

-Allora, come stai? -
Gli chiese subito.

-Sto bene-
Rispose solamente abbassando lo sguardo.
Il rosso alzò un sopracciglio, guardandolo con un piccolo sorrisetto sulle labbra.

Aveva sempre pensato che gli psicologi facessero quella domanda solo perché si sentivano in dovere di farla. Non importava se rispondesse con un "male" o "bene", nel suo caso, non c'era differenza. Ma lui sembrava essere l'unico che riusciva a capirlo.

-Gli occhi sono lo specchio dell'anima, Harry. Lo sai-
Quella era la frase che gli ripeteva di continuo. Ed era tutto vero.

-Mi hanno dimesso dall'ospedale, oggi, dopo cinque giorni. Emorragia Interna, sono stato operato -
Gli disse, alzando lo sguardo di nuovo.

-Com'è successo? -
Chiese preoccupato, poggiando i gomiti sulla scrivania.
Per la seconda volta da quando era entrato, Harry non rispose. Puntò lo sguardo sulla cartellina dorara poggiata sulla scrivania. Edward Christopher Sheeran.

-Zayn?-
Lui sapeva. Era il motivo per cui si trovava lì da un anno circa.

-Harry, devi dirlo a qualcuno cazzo!-
Scattò. Si tolse gli occhiali e li posò alla sua destra.

-Non posso-
Delle lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi, ma cercò di respingerle con forza. Il suo psicologo era tenuto a non dire nulla di tutto ciò che gli riferiva. Ed era una tortura, perché sapeva che Harry non meritava quello.

-Puoi, hai solo bisogno di qualcuno che ti stia accanto-
Gli rispose.

-Non ho nessuno. Non ho fottutamente nessuno che mi aiuti a combattere uno psicopatico che mi colpisce ogni volta che gli pare e piace. Non ho nessuno che mi sollevi quando sono ferito o completamente distrutto. Nessuno aveva detto che sarebbe stato facile, ma non credevo che fosse così difficile-
Un pizzico di rabbia si fece sentire. Come tutte le altre volte, la sua rabbia si trasformò in tristezza. Alcune lacrime gli rigarono il viso.

- Hai mai sentito parlare di regressione verso la media?-
Si girò per cercare un pacco di fazzoletti sulla scrivania. Harry non rispose, così lo prese per un "no".

-La regressione verso la media spiega perché ad un evento straordinario, segue un evento più ordinario. In poche parole, non importa quanto le cose vadano male, verrà sempre il momento in cui arriverà qualcosa che le faccia andare bene-
Continuò girandosi e allungandogli un fazzoletto. Lo prese.

-Ciò che sto cercando di dirti è di non crollare, Harry, perché un giorno, incontrerai qualcuno che potrebbe letteralmente distruggere tutti i muri intorno a te per far si che tu sia felice, oppure l'hai già incontrato-
Gli disse sorridendo.

In quel momento, non poté fare a meno di pensare a Louis. Potrebbe essere davvero lui " l'evento straordinario" che aspettava da un anno. Avrebbe potuto salvarlo da tutto quello e donargli felicità. Ma chi avrebbe voluto salvare lui? Suonava così assurdo nella sua testa, eppure quando ci pensava, sorrideva. Raramente riusciva a mettere da parte quel pessimismo, ma tutto quello a cui riusciva a pensare in quel momento, era Louis.

-Sbaglio?-
La voce di Ed lo risvegliò dai suoi pensieri.

-Forse-
Sorrise leggermente dopo aver risposto.

Un lieve allarme annunciò la fine della seduta.

-Mi sa che dobbiamo salutarci-
Sorrise prima di staccare l'allarme sul suo cellulare.

-Già -
Disse.
Buttò il fazzoletto che aveva usato poco prima nel cestino accanto alla scrivania. Si avvicinò verso il suo psicologo per salutarlo.

-Ci si vede la settimana prossima-
Gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla.

-D'accordo-
Sorrise anche il riccio.
Lo vide ripulire i suoi occhiali prima di voltargli le spalle e dirigersi verso la porta.

-Harry-
Lo richiamò. Quando si girò, aveva già indossato i suoi occhiali.

-So che non sbagliavo. Non fartelo scappare, chiunque sia -
Gli sorrise ancora una volta.

-Non lo farò -
Disse aprendo la porta e uscendo dalla stanza.

Non l'avrebbe fatto.

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