Discovered. (Prima parte)

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Ad un evento straordinario, segue sempre un evento ordinario. L'ordinarietà di quell'evento, però, dipende dalla straordinarietà del precedente. Quando sembra che tutto vada bene, che finalmente il mondo sembra riuscire a girare nel verso giusto anziché a casaccio, l'evento ordinario ti trascina via da quel che vorresti avere per sempre. Ma purtroppo, non lo si può contrastare, ed Emily se ne rese conto in quel preciso istante.

Sua madre non si fermava nemmeno per un istante, usando il pavimento del loro soggiorno come una pista, come se stesse effettivamente correndo per vincere un premio. I corti capelli rossi le sfioravano di continuo il viso ad ogni suo passo, impedendo ad Emily una vista migliore sulla sua espressione. Ma non ne aveva bisogno. Riusciva perfettamente ad immaginare i lineamenti così dolci di sua madre, macchiati da emozioni miste fra loro. Odio. Delusione. Tristezza. Rabbia. Tutte racchiuse in quel volto che pareva essere incapace di raffigurare tali emozioni. Andava avanti da minuti interi, forse era giunta la mezzanotte, ma non c'era traccia di stanchezza nei suoi occhi.

-Cos'ho sbagliato con te, Emily?-

Si fermò esattamente difronte a sua figlia, che evitava il suo sguardo, per paura di crollare. Non poteva permetterselo.

-Guardami quando ti parlo, dannazione!-

Obbedì, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi infuocati di sua madre. Aveva la stessa espressione.

La sua bocca scese lentamente sul suo collo, lasciando vari segni del suo passaggio. Poteva sentire le sue mani stringere i suoi capelli neri, prima di tirarli leggermente verso l'alto. Il suo respiro iniziò ad accelerare e cercò di non far troppo rumore mentre lo faceva. Le labbra di Emily erano calde sulla sua pelle e la fecero rabbrividire. Gemma afferrò la cerniera della sua felpa e la lasciò cadere sul letto, accarezzando la sua maglia di cotone infilando le sue mani all'interno di essa, facendole scivolare lungo il suo busto, dove le sue unghie graffiarono leggermente le costole di Emily. Lei smise di lasciare umidi baci sul suo collo e si dedicò alle sue labbra, scacciando ogni preoccupazione di Gemma. Ogni respiro, ogni ora, aveva portato a quello. Baci dolorosi, ardenti. Persino le sue labbra sapevano di dolce e salato insieme, mentre Gemma assaporava quel gusto dalla sua bocca. La voleva così tanto e non le importava di qualsiasi altra cosa che succedesse intorno. Tutto ciò che vedeva, erano i suoi occhi, che anche durante i loro baci intensi, erano aperti, per permetterle di perdersi ancora in quelli di Gemma, nell'attesa che lei la ritrovasse. Lo faceva sempre.

-Ti ho sempre insegnato le cose giuste e le cose sbagliate. Ho sempre detto chiaramente la differenza fra le due!-

Sembrava vantarsi dei numerosi insegnamenti, pur essendo sbagliati, contro ogni logica.
Voleva tanto che ricominciasse il percorso di prima, facendo in modo che il suo corpo potesse togliersi il peso del suo sguardo dalle spalle. Ma non lo fece. Lo sguardo di sua madre era ancora puntato su di lei e sembrava non aver intenzione di muoversi. Non si accorse che le sue mani erano strette in due pugni, saldi lungo i fianchi. La stretta era così forte che fece assumere alle sue nocche, un colorito bianco.

-Mamma-

Trovò un briciolo di coraggio nascosto in sé e parlò, richiamando sua madre.

-Non voglio nemmeno sentirti parlare!-

Urlò, probabilmente esaurendo tutta la voce che aveva. Non le importava che la sentissero, a dirla tutta. Per fortuna, suo marito non era in casa o avrebbe reagito in modi peggiori. Almeno credeva così. Vide sua figlia torturarsi le mani. Era un vizio che aveva sin da bambina. Quand'era nervosa, in ogni situazione, sfregava velocemente le mani prima di torturarle ancora ed ancora. Avrebbe potuto dire di conoscerla in ogni sua piccolezza, ma in quell'istante, le pareva di avere una sconosciuta seduta sul proprio divano nel proprio salotto. Continuò a fissarla.

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