Time.

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Tempo.

Cos'è il tempo? Per alcuni, semplici secondi, minuti, ore. Per altri, un dono datoci per migliorare noi stessi e far parte di qualcosa di importante. Per altri, la cosa più crudele che esista al mondo, e lei la pensava proprio così. Aveva visto il tempo strappare, dalle braccia di persone amate, altre persone malate o semplicemente sfortunate. Il tempo, semplicemente, è crudele. Potrebbe illuderti, mostrandoti quanto ancora c'è da vivere, da gustare, per poi accorciarsi, lentamente, senza che tu possa rendertene conto. In quel momento, tempo, era l'unica cosa che le serviva, mentre sentiva il cuore della persona che amava, battere all'unisono col suo. La sua testa era poggiata sul suo petto, lasciando che i lunghi capelli neri ricadessero sul suo materasso. Gemma adorava i suoi capelli e non perdeva l'occasione di accarezzarli dolcemente, quando c'era. Così fece. Emily cingeva il suo docile corpo con le sue braccia, come per paura che il tempo potesse trascinarla via da sé. Riusciva a sentire il suo odore, ormai così familiare e ogni volta, cercava di immaginarla mentre impregnava la loro casa con esso. Era tutto ciò che vedeva. Ciò che voleva vedere. 

-Gem?-

La chiamò prima di poggiare il mento sul suo petto e notare che i suoi occhioni, la stavano guardando. Come facevano sempre. 

-Cosa c'è?- 

Le sue mani morbide continuarono a lasciare lievi carezze sui suoi capelli, approfittandone per lasciarne alcuna anche sul suo viso.

-Credi che debba dirlo? Insomma, non dovrebbe dipendere da te lo so, però ho davvero bisogno che tu mi dia un segnale, un avviso su quando e come farlo-

La sua voce la tradì alla fine, incrinandosi un po'. Gemma percepì quel suono straziante. Una nube di irrequietezza e tristezza si fece spazio nella mente di Emily, seminando tali sensazioni.

Gemma non disse nulla. La guardò.

-Non lo meriti e mi dispiace che tu stia ancora qui con me mentre-

Le sue parole furono precedute dalle labbra di Gemma che non aveva voglia di sentirglielo dire. Non sopportava nemmeno l'idea che Emily pensasse che lei potesse avere occhi per altre ragazze. Lei era l'unica. 

Le sue labbra, continuarono a posarsi sulle sue, senza alcuna voglia di lasciarle andare, mentre le sue mani si spostavano per accogliere il suo viso e portarlo più vicino a sé. Così fece, tirandosi più in alto per eguagliare le loro altezze. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Il suo ossigeno. Ed il fatto di starle lontana, anche solo per la notte, riusciva a buttare giù ogni sua staffa. Gelosa del sole, che poteva baciarle gentilmente le labbra con i suoi raggi, mentre apriva i suoi occhi neri. Della luna, che poteva semplicemente accogliere ogni suo pensiero notturno, mentre lei aspettava, con il viso stretto ad un cuscino, che il suo corpo potesse scaldarla anche solo per una notte. Ed in quel momento, voleva davvero sentirla sua. 

-Emily- 

Riuscì a richiamarla in tempo, dopo aver staccato le sue labbra. 

Il suo viso si incupì, capendo che il tempo ormai, era finito. Spostò il corpo da quello di Gemma, permettendole di alzarsi e prendere il cappotto sulla poltrona. Senza di lei, faceva freddo anche con quello. 

-Gemma, tu vedi un futuro con me?-

Le chiese. Senza vergogna, si avvicinò al suo corpo.

-Perché è tutto ciò che vedo io-
 
Ancora, prese il suo viso fra le mani, guardandola sinceramente negli occhi, prima di rispondere alla sua domanda.

-Emily, l'ho visto dal primo secondo in cui ho posato i miei occhi su di te-



-Ehi!-

Harry si fermò di scatto, sentendo una voce familiare dietro le sue spalle richiamarlo. Si voltò velocemente, per vedere Louis fare una piccola corsa per affiancarlo. Non poté evitare di pensare a quanto fosse agile nella corsa. Avrebbero potuto fare quel tratto insieme, ma Harry non se la sentiva di creare disturbo. Quasi si sentì in colpa. 

-Ehi- 

Rispose Harry una volta che fu raggiunto da Louis. 

-Finalmente hai smesso di ignorarmi, fai progressi- 

Mostrò uno dei suoi sorrisi migliori, accompagnato da una risatina. Non poté fare a meno nemmeno di ammirarlo mentre lo faceva. Scosse lievemente la testa per distogliere lo sguardo, corrugando la fronte. 

-Ti ho chiamato, ma non ti sei girato nemmeno una volta- 
Spiegò, indicando con il pollice il percorso dietro di loro.

-Scusami, avevo le cuffie- 
Si scusò l'altro, mostrandogli gli auricolari. Si sentì in colpa di nuovo. 
Louis rise in tutta risposta, mentre teneva il passo.

Estrasse un pacchetto di sigarette, prima di sfilarne una da esso. Ad Harry non aveva mai dato particolarmente fastidio il fumo, così non disse nulla. Restò a guardarlo mentre si portava il filtro alle labbra, mentre l'accendeva. Le sue labbra rosee si strinsero dolcemente attorno ad essa, aspirando. Fissò le sue labbra ancora una volta, mentre rilasciava il fumo inalato poco prima. A giudicare dalla sua espressione, sembrava rilassato ed Harry si ritrovò ancora una volta a scuotere la testa per scacciare i suoi pensieri. 

-Ti va?- 

Gli chiese allungando la mano che teneva la sigaretta. 

-No- 

Disse e basta. 
Il resto del tragitto fu accompagnato dai semplici sospiri di Louis che cacciava il fumo dai suoi polmoni o almeno fino all'uscio della porta della scuola.

-Se ti va, passo a prenderti prima di andare a scuola, per farci compagnia- 

Gli propose gettando il mozzicone, evitando il suo sguardo. In realtà lo faceva di continuo.

-Ci sono giorni in cui faccio tardi, non saprei- 

Cercò di declinare l'invito con la scusa più banale che trovò in  quel momento, su due piedi. 

-Oh, d'accordo- 

Louis capì ed Harry lo ringraziò mentalmente. Non poteva nemmeno avvicinarsi a lui e lo sapeva benissimo, ma era così difficile. 

-Merda- 

Sussurrò appena il riccio.
Louis alzò lo sguardo per vedere la causa della sua imprecazione e non si sorprese quando si ritrovò a fissare due occhi neri. 
Era poggiato alla porta con una spalla, con le braccia incrociate mentre sembrava guardare Louis con un'aria di sfida. Era nuova, più o meno. Poi tornò alle origini.

-Mi fate schifo- 

Annunciò quando furono abbastanza vicini. Notò che il suo sguardo era fisso sulle loro mani.
Harry quella volta non si fece prendere dal panico o dalla paura, no. Stavolta era la rabbia a comandare il suo corpo ed era davvero raro, soprattutto date le circostanze. Il soggetto. 

-No, sei tu che fai schifo, Zayn. Dopo avermi fatto tutto questo hai anche il fottuto coraggio di dirmi queste cose e mi meraviglia il fatto che non mi abbia rimandato in un cazzo di ospedale per sette cazzo di giorni-

Zayn quasi fu stupefatto dalle sue parole, Harry ne era certo. Lo conosceva fin troppo per sapere che quelle parole avevano toccato il suo orgoglio ed il suo cuore. Contemporaneamente. I suoi occhi furono subito pieni d'odio e di rabbia e senza nemmeno esitare, si avvicinò al suo corpo notevolmente più alto, ora che non era contro un armadietto o disteso al suolo. Louis si mise davanti a lui. 

-Tu non hai idea di quanti ospedali ancora ci siano al mondo, Styles. Ma ultimamente mi sento più buono e quindi lui potrebbe farti compagnia-

Non distolse lo sguardo dagli occhi ghiacciati di Louis, che rimase in quella posizione, ricambiando lo sguardo rabbioso del moro. Sorrise. Uno dei suoi sorrisi soddisfacenti, pieni di orgoglio per la vittoria. 
Senza nemmeno sfiorarli, si voltò e rientrò in classe. 

Ed in quel momento, Harry si accorse della stretta presa di Louis sulle sue mani. Sorrise anche lui. 







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