Capitolo 2:"Metamorfosi"

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Era passata già una settimana da quella placida conversazione. Una settimana di appostamenti, di osservazioni e di appunti. "Dovrò comprarne un altro..." pensò fra sé l'uomo dall'impermeabile grigio mentre dava un'occhiata al suo taccuino colmo di annotazioni. Era seduto sulla terrazza di una vecchia casa, ormai diroccata, da cui poteva controllare un bel pezzo del tragitto che Joey doveva compiere ogni mattina per andare a scuola. Ma era il ritorno la parte più importante, non essendoci Sarah con lui. Anche quel giorno, l'uomo dall'impermeabile aveva pedinato Joey durante tutta la mattinata, e aveva accuratamente preso nota di ogni sua reazione. Dalle sue emozioni si sarebbe capito vagamente se e quando si sarebbe "rivelato", come si usava dire nel suo "lavoro". Si mise dunque a leggere il suo taccuino, dall'inizio alla fine, alla luce del tramonto. Si evinceva però solo un semplice timore nel soggetto. Questi aveva solo paura, che poteva anche andare bene per altri ragazzi, ma non per lui. No, lui non doveva essere spaventato, doveva reagire. "Non penso ci riuscirà mai..." si disse l'uomo,e così come era apparso sul tetto,se ne andò con la stessa facilità.

Pioveva, quella mattina di inizio ottobre, proprio come piaceva a Joey. "Guarda che bellissima giornata!" esclamò questi guardando il cielo carico di nubi. Sua madre emise solo un sospiro, augurandosi che non piovesse davvero. In caso contrario, nel fai-da-te dove lavorava avrebbero dovuto spostare una decina di casette in legno, particolarmente robuste. E sapeva bene che, in tal caso, ci sarebbe passata anche lei. Ma l'augurio non servì a nulla, e Joey poté crogiolarsi nel rumore dell'acqua scrosciante. Una volta arrivato a scuola, si presentò con un sorriso stampato sul volto, ma ovviamente vano, visto che non importava a nessuno che lui fosse lì. Aveva deciso di non familiarizzare e, soprattutto, di non commentare le loro foto o post sui vari social? Allora non serviva a nulla. E fu così che naufragò quello sporadico tentativo di aggregazione. Entrando nella scuola, anche la sua ritrovata serenità dovuta alla pioggia fu spezzata. Lo vide. Di nuovo, come ogni giorno, per una settimana ormai. Quell'uomo, dal cappello grigio e impermeabile del medesimo colore, era lì, come una costante. Joey tremò e impallidì, poi entrò correndo nell'edificio scolastico e scappò nella sua classe. Lì passarono almeno quattro ore di lunghe e talvolta noiose spiegazioni di varie materie. Ma lui non ne aveva ascoltato una parola, tanto era preso dai suoi pensieri. Era spaventato, e non riusciva a concentrarsi su nient'altro. Nulla. Nella sua mente solo lui, l'uomo dall'impermeabile grigio, che lo seguiva come un'ombra. Si voltò, mentre prendeva una penna dal suo astuccio, per osservare la pioggia cadere sulla strada. Ed eccolo lì, davanti alla scuola, come se lo stesse aspettando. Joey sussultò come una molla a quella visione, e rigirandosi di scatto fece saltare la penna che aveva fra le mani. Cercò di riprenderla al volo, ma era talmente nervoso che gli fu impossibile. La penna cadde dal banco, e Joey si chinò di lato per impedirle di arrivare al suolo. Aprì la mano per afferrarla, ma allungò il braccio troppo lentamente, riuscendo solo a vederla cadere. Ma verso la fine della discesa fu come se la penna andasse al rallentatore. Joey la osservò toccare terra prima con la punta, poi adagiarsi come una piuma sul pavimento, lentamente. Rimase stupito da questo, ma tanto era preda del panico in quel momento che immaginò di avere anche le allucinazioni.

Per la prima volta, non lo aveva incontrato al ritorno. Joey era tornato a casa a piedi anche stavolta, ma le sue tremende paure non ebbero luogo. Nessun uomo con un impermeabile lo attese fuori dal portone della scuola, e così si diresse semplicemente a casa, come aveva sempre fatto. Durante il tragitto incontrò dei vecchi amici, vagamente nerd come lui, con cui prese accordi per fare un salto in un negozio di fumetti lì vicino. Avrebbero parlato di come stavano andando le cose nelle rispettive vite. "La giornata va molto meglio adesso" pensò Joey, sospirando e abbandonando la tensione. Almeno quel pomeriggio avrebbe avuto qualcosa di diverso da fare.

Erano ben le nove e mezza. Di sera. "Questa volta mi ammazza. Preponderantemente." Sapeva bene che messa lì, quella parola non aveva alcun significato logico. Ma gli piaceva come suonava, e quindi si era preso quell'abitudine. Almeno riusciva a far sorridere chi aveva attorno.

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