Capitolo 3:"Il giorno dopo."

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Non aveva affatto dormito, quella notte. Non aveva ancora iniziato ad accettare quella nuova situazione ed era già stato informato che non solo molti altri erano come lui, ma che persino suo padre era uno di loro. Anzi, era addirittura uno dei loro insegnanti. In realtà, aveva già immaginato, dopo aver preso conoscenza del suo potere, che vi fossero altri come lui. Non poteva essere solo.

Quello era il fatidico giorno. Decise che non sarebbe neanche andato a scuola. Scendendo dalla macchina salutò sua madre, davanti al passaggio a livello, come al solito. Come ogni mattina. Ma non era un giorno come gli altri. Invece di proseguire oltre i binari, tornò indietro e raggiunse un parcheggio isolato, al coperto. Poi tolse fuori dalla tasca il biglietto da visita che Von Strye, anzi, il professor Von Strye gli aveva lasciato, e chiamò il numero di telefono che vi era stampato sopra. Marcus rispose. "Pensavo ad una visita pomeridiana, ma non c'è problema. Dove sei?" chiese il professore.

"Pensavo che mi dicessi dove fosse la scuola... E perché dovrei dirti dove mi trovo?"

Von Strye rise di gusto, poi disse:"Ascolta, parliamo seriamente adesso. Non hai nessun motivo per non fidarti di me, e comunque non ti direi mai come arrivare alla scuola da solo. Inoltre, anche se non ti fidi di me, non sei nella posizione per poter chiudere delle strade. Devi mantenere tutte le opzioni, visto che sono io ad avere ciò che vuoi. Tu non hai nulla che mi interessi, chiariamolo immediatamente Joey."

"Come? Non ho un potenziale superiore alle tue aspettative? Non è me quello che vuoi?"

"No. Ciò che volevo era una classe volenterosa a cui insegnare lezioni che io non ho mai avuto il privilegio di imparare da altri. E ho già la mia classe. La domanda è: tu, vuoi farne parte?"

"Ho capito, va bene. Sono vicino alla mia vecchia scuola media, nel parcheggio al coperto."

"Arrivo subito."

Joey non fece in tempo a rimettere il telefono in tasca che Von Strye gli apparve vicino. Ovviamente, nella sua classica tenuta formata da impermeabile e cappello, ma Joey risparmiò i commenti. Marcus gli porse una mano, e il ragazzo l'afferrò prontamente. "Tieniti forte, potresti avere una leggera nausea." disse il docente. Joey gli rispose con un semplice cenno del capo, per poi vedere il parcheggio distorcersi e piegarsi sotto i suoi occhi, come un riflesso nell'acqua in movimento. Stava quasi per urlare, pensando a qualche strana allucinazione, ma poi ebbe l'illuminazione. "TELETRASPORTO!" urlò Joey, guardando Von Strye. Questi mosse il capo in senso affermativo, poi disse:"Come hai notato, in questo caso il tempo passa più lentamente. Ci stiamo muovendo, anche se sembra impossibile." Poi, quando vide lo sguardo estasiato di Joey, aggiunse solo:"Sai, sembri proprio tuo padre."

Comparvero davanti ad un imponente edificio. L'espressione di immenso stupore di Joey fece sorridere Marcus, che vedeva quella scena ogni anno. Il ragazzo guardò Von Strye e gli chiese:"Quanto lontano puoi viaggiare?" Il professore non si aspettava una domanda del genere. Replicò:"Cosa vedi?" A quella particolare risposta, Joey capì. Rispose:"Non siamo a Barcellona. La scuola non può essere dentro casa Battlò, per quanto vi impegnate! Quindi... Oddio, adesso ci sono! L'edificio è diverso per tutti! Ognuno vede qualcosa di diverso! Ma perché?" Marcus rivide il suo vecchio amico in quell'adolescente, e dopo aver scacciato dolore e gioia, si preparò mentalmente ad iniziare il suo lavoro. Ad elargire la prima lezione.

"Non fare domande di cui sai già la risposta. Perdi solo tempo, non credi?"

"Ma... Potrei sbagliarmi! Potrei pensare a qualcos'altro di altrettanto plausibile!"

"Non tu. Se sei come tuo padre, e lo sei, allora non hai bisogno che gli altri ti forniscano le risposte. Pensa, Joey: perché serviva una trovata spettacolare come questa?"

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