Una musichetta che definire fastidiosa è un complimento si insinuò sottile nella stanza di Joey Evans, un ragazzino parecchio normale di quattordici anni. O giù di lì.
Erano le 7:05 di mattina. Di lunedì, mattina. Precisamente, della seconda settimana di liceo.
Joey scattò in piedi (cosa che a ripensarci dopo tutto quanto viene solo da ridere), per poi cominciare la classica routine. Esordendo con:"Uff...di nuovo lunedì."
Salutato con lo sguardo il letto rigorosamente sfatto, il piumone bianco lasciato cadere sul lato destro fino al pavimento, infilò le morbide ciabatte blu e si avviò verso l'armadio grigio anni '80 sulle mattonelle dalla foggia simile a parquet. Superati i cinque minuti di completa idiozia mattutina, scelse un paio di classici jeans larghi e dalle tasche capienti e un dolcevita nero, sul quale indossò un maglione sottile panna e azzurro. Su tutta la parte frontale, spiccava una scritta blu scuro:"What's your SuperPower?"
Circa un'ora dopo, Joey si trovava nella sua classe, guardandosi attorno come tutti quelli del primo anno. In realtà, aveva già affrontato la sua prima disillusione: la sua classe. Dei visi assolutamente normali, che rappresentavano persone tipicamente adolescenti, cioè, a suo dire, vuote dentro e solo facciata; rivelavano infatti tutti quegli stati d'animo che lui non avrebbe esitato a definire "frivoli". Quando quest'ultimo entrò in classe carico di libri da lui definiti - durante una discussione con sua madre - indispensabili, un cumulo di conversazioni gli si riversò nelle orecchie provocandogli un notevole mal di testa. Dopo un tipico fine settimana di inizio scuola, liceo scientifico per la precisione, si ripresentava la stessa odiosa situazione: prendere parte a conversazioni inutili, che reputava anche senza senso. Passate due ore di "avvincente" italiano, arrivò finalmente l'unica ora che Joey aspettava impazientemente. No, non la ricreazione.
Ora di matematica: finalmente Joey poteva affogare la sua apatia nei calcoli. Era sempre stato bravo nei conti e un po' per quello, un po' per la sua bassa statura, era stato preso di mira alle medie. Perciò era stato felicissimo di iniziare le superiori, dove però era stato inserito in un gruppo di persone che con lui non avevano nulla a che fare. Era per questo che era rimasto fuori da ogni giro pre-esistente.
E non aveva nessuna voglia di entrare in quelli futuri.
In quell'ora si consolò: la professoressa, una donna di mezz'età dai capelli biondi lunghi fino al collo, dagli occhiali rettangolari e un accento indecifrabile mise alla prova la 1ªF con espressioni ed equazioni particolarmente complicate. Visti gli scarsi risultati nelle facce degli alunni, disse:"Va bene ragazzi, fatta qualche eccezione siete tutti molto carenti, ma avremo tempo di rifarci durante l'anno. Più avanti dovrete affrontare cose ben più difficili; ad esempio,in seconda vi troverete davanti cose come...". Prese un pennarello e scrisse alla lavagna "ax^2+bx+c=0". Un coro di disappunto esplose dagli alunni, mentre la docente rideva di gusto. La stessa scena in ogni prima. Ma Joey, al contrario, fu come richiamato istintivamente da quei simboli. Si sentiva come un pianista davanti al suo strumento: padrone di tutte le combinazioni possibili, ma al contempo spaventato da tale condizione.
In un attimo ne calcolò la soluzione, senza neanche capire come, si alzò involontariamente dal suo banco azzurro in fondo alla classe, si diresse verso la lavagna bianca fissandola e, preso il pennarello dalle mani della professoressa, sbalordita da un'inusuale presa d'iniziativa, scrisse sotto quell'equazione modello la formula risolutiva.
Poi, presa coscienza di ciò che aveva appena fatto, arrossì oltre ogni misura e chiese scusa, tornando al suo posto.
Lì fu costantemente osservato da molti dei suoi compagni. Intuì che, mentre provava a capire ciò che era successo, doveva sviare le attenzioni degli altri, quindi mormorò:"Niente di speciale... Ho già parlato di queste cose...l'anno scorso..."
STAI LEGGENDO
Essere
FantasyQuesto libro è frutto di mesi e mesi di pensieri,annotazioni,sogni ad occhi aperti. Spero sia di vostro gradimento e che dire... Gustatevelo