Sono passate più di due settimane. Due settimane infernali per la precisione, condividere un solo bagno con Ariel e Jago è un vero incubo. Lilia ha già fatto un incantesimo sulla mia futura nuova casa, ma Ruben non vuole farmela vedere fino a dopo il nostro matrimonio che guarda caso è domani! Immaginavo che avrei organizzato io il mio matrimonio, ma non mi hanno fatto organizzare proprio niente. Ariel, Cat e Lilia si sono autonominate delle wedding planner del mio matrimonio e non mi hanno lasciato fare niente. Io ho scelto solo la lista degli invitati e il luogo della cerimonia, poi hanno fatto tutto loro tre.
In compenso in queste ultime due settimane mi sono rilassata. Io e Ruben non abbiamo fatto proprio niente. Pochi minuti fa Marcus e Jago sono arrivati davanti casa a bordo della nuova macchina di Jago e se lo sono portati via. Hanno detto che la notte prima delle nozze gli sposi devono festeggiare, quindi adesso vanno nella villa Peterson a cambiarsi e poi vanno a divertirsi tutta la notte. Io mi rifiuto di pensare quello che sta organizzando quella pazza di Ariel, se ci penso mi viene l'ansia.
Suona di nuovo il campanello. Brontolando mi alzo dal divano del soggiorno e vado ad aprire la porta. La pace era durata per poco, le mie tre migliore amiche sono alla porta con un sacco di buste piene di roba da mangiare.
<< Che cosa avete intenzione di fare stasera? >> chiedo un po' preoccupata.
<< Niente di chè, promesso. >> dice Ariel sorridendo << Solo mangiare cibo spazzatura e passare tutta la notte come delle liceali impazzite, tutto qui. >>
Mi sposto dalla porta per farle entrare sbuffando. Ma è possibile che domani mi sposo e l'unica cosa di cui sono preoccupata è delle pazzie che potrebbero combinare quelle tre pazze? Forse avrei dovuto trovarmi delle amiche più tranquille.
Prendo la borsa dalla cucina e mi dirigo verso l'uscita di casa. Un minuto prima di aprire la porta Ariel mi chiede: << Dove vai? >>
<< Devo fare una cosa. >> rispondo << Non ci metterò molto. >>
<< Stai attenta. >>
Esco di casa sorridendo. Le mie amiche saranno pazze, ma ci tengono a me. Tutta la comunità degli angeli adesso ha paura perchè la pace non sembra ancora reale. Abbiamo tutti paura che Alec escogiti un modo per vendicarsi, e avrebbe senso. Abbiamo ucciso tutta la sua famiglia, le uniche persone che conosceva, le uniche persone con cui aveva dei rapporti. Capirei se volesse uccidermi e uccidere tutti gli altri, quando prima della guerra John mi ha detto che tutto era stato pianificato, che mia madre era morta solo per darmi ancora dolore, la vendetta mi ha acciecata, volevo solo uccidere. Però la cosa buona è che ancora non si è fatto vivo, non si sa nulla di lui. Forse lo rivredemo fra anni, ed è quello che spero.
Arrivo alla fermata dell'autobus urbano e aspetto qualche minuto. Appena arriva salgo senza esitare e mi siedo su un sedile vicino al finestrino.
È stato difficile riprendere le abitudini da umani. Svegliarsi la mattina e scendere in cucina per fare colazione, andare al supermercato, prendere l'autobus, camminare per le strade della città invece di volare sulla città. In queste due settimane non mi sono mai tolta il bracciale, nessuno di noi lo ha fatto.
Appena l'autobus si ferma mi alzo per scendere. Mi guardo intorno e vedo che questa zona è deserta. Cammino e appena arrivo davanti al cancello del cimitero compro due rose dalla bancarella dei fiori qui vicino con le monete che mi ritrovo in tasca.
Con le due rose in mano, entro e vado dritta davanti alla tomba dei miei genitori. Sono messe vicine, come mia madre desiderava. Tolgo le rose che avevo portato ieri pomeriggio e rimetto quelle di oggi. Da due settimane alla stessa ora vengo qui e parlo di qualunque cosa mi venga in mente. Parlo delle mie paure, della mia difficoltà a ritrovare me stessa, della gioia che sento.
Mi siedo per terra a gambe incrociate e guardo le foto dei miei genitori sulle lapidi, entrambi sorridenti, entrambi felici. Sono sicura che loro in questo momento stanno scherzando tra loro in quel campo di grano infondo al tunnel. Venire qui mi fa sentire più vicina a loro, anche se so che loro mi stanno sempre accanto.
Respiro profondamente e dico: << Anche oggi sono venuta, come avevo promesso. Domani è un giorno importante, un giorno che ricorderò per tutta la vita. Quando da piccola immaginavo il mio matrimonio immaginavo sempre che mia madre mi aiutasse a indossare il vestito e che mio padre mi accompagnasse all'altare con le lacrime agli occhi. Adesso non ci siete entrambi, e questo mi rende un po' triste. So che ci siete comunque, me lo ripeto ogni giorno, ma avrei voluto vedervi e abbracciarvi. Sono un po' preoccupata per domani, ma non per la scelta dello sposo o per quello che potrebbe accadere domani, sono preoccupata del fatto che la gioia che sto provando adesso duri poco. Io ho sofferto abbastanza, ho versato già tante lacrime, non voglio versarne ancora. Voglio una vita felice, senza complicazioni. Non voglio di nuovo svegliarmi la mattina e avere paura che tutte le persone che amo possano morire per colpa di qualche psicopatico. Queste ultime due settimane mi sono sembrate un sogno realizzato, un assaggio della vita che potrei avere e che avrò, perchè da oggi in poi non permetterò più a nessuno di fare del male a me o alla mia famiglia. Ho già perso abbastanza. Da qualche giorno ho una domanda in mente: dopo il matrimonio, che farò? Potrei tornare a scuola, rifare il quinto anno di liceo, prendere il diploma e iscrivermi all'università, come avevo intenzione di fare prima della trasformazione. Oppure potrei prendere il posto di Marcus nell'altra dimensione, visto che ha lasciato tutto quel lavoro ad Anna. Ho fatto quello per cui sono nata, ma visto che sono ancora viva ho ancora degli obblighi. Non lo so. Sapete qual'è il vero problema? I miei ideali sono cambiati. Prima riuscivo a vedere il mio futuro da scrittrice, adesso non più. Ieri sera mentre ero a letto pensavo a tutte le cose che mi sono successe in tutta la mia vita. A tredici anni è morto il mio eroe, la mia ancora, e a quel punto ho capito di avere il dono della scrittura perchè scrivere mi rendeva libera. Adesso, dopo la morte della mia guida, dopo la mia morte, sono cambiata di nuovo. Sono arrivata alla conclusione che il dolore non ci rende più forti, il dolore ci cambia. Sono cambiata un'altra volta, adesso devo riscoprire me stessa. >>
Mi rimetto in piedi e mi incammino verso il cancello. Ripenso alle parole che ho appena detto e per la prima volta capisco. Io non voglio diplomarmi, non voglio diventare una scrittrice, non lo voglio perchè adesso sono diversa. Io voglio continuare ad essere un angelo, voglio continuare ad essere la ragazza alata.
Mi guardo intorno e vedo che non c'è nessuno, poi mi sfilo il bracciale, le mie due enormi ali bianche ricompaiono e mi alzo in volo verso casa. Mentre volo mi godo il panorama, il vento che mi accarezza e per la prima volta mi sento di nuovo quella bambina che desiderava avere delle ali per volare.
Solo adesso ho capito che per stare bene devo accettare quella che sono, e non rimpiangere quella che ero. Io sono la ragazza alata, sono un terzo angelo, un terzo vampiro e un terzo umana. Per la prima volta in vita mia ne vado fiera.
Domani il capitolo finale!
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La ragazza alata
Fantasy"Mi chiamo Aria. Lo so, è un nome molto strano, ma mia madre è un po' stramba, quindi sarebbe stato più strano se mi avesse messo un nome comune. Ho quasi diciotto anni, quest'anno sarà l'ultimo anno del liceo classico. Sono una persona molto fantas...