Allenamento - Parte 5

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Tutti ci sediamo al tavolo dove di solito ci sediamo per la cena. Sono stanca, ma anche molto felice. Penso che ho fatto bene a scegliere il lavoro di protettore. Non so come me la caverò domani pomeriggio per la lotta a corpo a corpo, ma credo che posso farcela. Anche se mi guadagnerò qualche livido ne uscirò viva.
L'allenatrice è seduta di fronte a me e mangia il piatto di insalata che ha davanti. Anche io faccio lo stesso.
<< Come ti chiami? >> chiedo per parlare con qualcuno. Mi sto annoiando a morte.
<< Mi chiamo Anna. Beh, il mio nome intero è Annabell, ma adesso Annabell è molto antiquato. >>
<< Non si usa da molto questo nome. Quanti anni hai? >>
<< Io ho trecentoquindici anni. Sono nata nell'anno millesettecento. >>
<<< Wow. >> dico senza pensarci << Non avevo mai incontrato una persona così" vecchia " come te. >>
Si, è la cosa più stupida che potessi dire.
Sorride e dice: << Posso dire che ho visto la storia andare avanti. Le cose erano molto diverse quando ero ancora umana. >>
<< Hai avuto difficoltà ad adattarti? Cioè, ad esempio, ad usare i pantaloni? >>
<< All'inizio ho avuto moltissima difficoltà, perchè qui le donne già ai quei tempi usavano i pantaloni. Però poi un giorno mi sono convinta a provare ad indossarli e ti dirò, non so da quanti anni non indosso una gonna. >>
Sorrido. È come è successo a me per i pantaloncini. Non volevo indossarli, però dopo averlo fatto iniziano a piacermi.
Finiamo di mangiare e torniamo nella palestra.

Il pomeriggio passa molto lentamente. Ho tirato così tanti pugni al mio sacco che adesso ho le dita intorpidire. Mi sono esercitata molto, cercando di applicare tutte le tecniche che ieri Anna ci aveva insegnato. Da me l'allenatrice vuole essere chiamata con il suo nome e non "allenatrice". Mi ammira perchè i miei compagni non arrivano dove arrivo io, ma io non ci vedo niente di speciale. Sto solo cercando di dare il meglio che posso per imparare a difendermi e fare bene il mio lavoro. Anna dice che c'è qualcosa di speciale in me, ma io non ci credo. Quando Anna oggi me lo ha detto mi è ritornato in mente l'ultimo sogno che avevo fatto. Il vampiro dice che io sono la ragazza alata e che molto presto ci sarà una guerra. E se fosse vero? Se io sono veramente la ragazza alata e vedrò morire davanti ai miei occhi tutte le persone che amo, tutte le persone che fanno parte della mia vita?
Un'altra cosa che mi mette in agitazione è che Ruben mi ha proibito di parlare di questi sogni. Lo ha fatto per proteggermi da una cosa più grande di me?
Mi tolgo questa idea dalla testa. Non posso essere la ragazza alata, lo saprei no? I miei sono solo incubi di una diciottenne che nemmeno da una settimana è diventata un'angelo e che si sta addestrando per uccidere. La mia vita è già molto traumatizzante di suo, non ho bisogno di pensare che ci sia una possibilità remota che io sia la ragazza alata e molto presto vedrò morire tutti senza poter fare niente.
Appena esco dalla palestra Ruben è lì che mi aspetta, con un sorriso grande come una casa e con un mazzo di rose rosse.
<< Ma tu sei un pazzo! >> dico e lo abbraccio.
<< Dovevo fare qualcosa di speciale per il tuo primo giorno di allenamento. >>
Prendo il mio anello dal borsone, lo indosso, prendo le rose tra le mani e andiamo verso la mia stanza.
<< Adesso devo procurarmi un vaso. >> dico sbadigliando.
<< Già fatto. >> dice e mi mostra un vaso che stringe fra le mani.
Metterò queste rose sul mio comodino, vicino alla foto mia e di mia madre.
Sono sudatissima e stanchissima.
Ho bisogno di una doccia fredda e di stendermi sul letto.
<< Com'è andato il primo giorno? >> mi chiede mettendomi una mano sulle spalle.
<< È andato bene, molto bene. Sono già la più brava del mio corso. >>
<< Non ci credo. >> dice.
<< Credici >> dice Anna spuntando dietro di noi << Aria è qualcosa di unico, ha qualcosa di speciale. >>
Il viso di Ruben si rabbuia. Nella mia mente rivedo il suo viso quando gli ho raccontato il sogno.
C'è qualcosa di molto strano. Qualcosa che non capisco. Ma una cosa è certa, io non sono la ragazza alata, Marcus lo avrebbe capito e me lo avrebbe detto.
Ruben si sforza di sorridere, mi da un bacio sulla guancia e mi dice: << Lo sapevo che saresti stata brava, ma non pensavo così tanto. Hai la capacità di sorprendermi sempre. >>
Quando arriviamo davanti la porta della mia stanza Anna ci saluta e se ne va, mentre noi entriamo.
<< Perchè quando Anna ha detto che io ho qualcosa di speciale tu ti sei rabbuiato? >> dico prendendo dei vestiti dai cassetti.
<< No, non farci caso. Oggi sono tornato a lavorare e ho avuto un giramento di testa, tutto qui. Adesso che non sono più il tuo tutore mi hanno mandato di nuovo al centro di controllo. >>
Sorride. Forse ha avuto sul serio un giramento di testa. Non lo so.
Mi faccio la doccia e metto a lavare la divisa piena zeppa di sudore. Mi metto un paio di pantaloni e una cannottiera e mi infilo a letto, vicino a Ruben.
<< Ho paura di perderti. >> sussurro << Ho paura che tutto questo prima o poi finirà. >>
<< Non mi perderai mai. Io farò di tutto per non lasciarti. >>
Lo bacio e sprofondo in un sonno profondo.
Sono in una stanza buia, non vedo niente. Una voce rimbomba nella mia testa, una voce meccanica.
"E' colpa tua" dice. Lo ripete sempre più forte. Dopo un po' diventa assordante. Mi porto le mani alle orecchie e mi accascio a terra.
Non riesco a respirare, è come se qualcuno volesse entrare nel mio corpo. So che è un sogno, ma sembra così reale.
Ad un tratto tutto finisce. Non sento più le grida nella mia testa. Tolgo le mani dalle mie orecchie e respiro profondamente. Adesso la stanza non è più buia, è piena di una luce bianca fioca. Sento dei passi dietro di me. Non voglio girarmi. Qualcuno mi tocca la spalla, e senza volerlo io mi giro. Mio padre è davanti a me, è lui, lo so.
Una lacrima mi scende in viso e sussurro: <<Papà, sei tu? >>
<< Sono io in persona. >> risponde sorridendo << Rimani concentrata su di me. Sono entrato nel tuo incubo e non ho molto tempo. >>
Mi mette le mani sulle spalle. Sono proprio le sue mani, è lui.
<< Devi cercare di stare tranquilla. >> dice.
<< Non so cosa mi sta succedendo, questi sogni che non mi lasciano in pace... >>
<< Amore mio ascoltami e concentrati. Stai tranquilla, la notte ignora questi sogni, non uccideranno veramente la tua famiglia se non farai scoprire a tutti chi sei. >>
<< Ma chi sono io, chi sono! >> urlo.
<< Non posso dirtelo, è troppo pericoloso. Non fare niente di insensato Aria, niente. >>
Sospiro e dico: << Ve bene, meglio non sapere. >>
Lo abbraccio e lui sparisce nel nulla.
Le urla tornano nella mia mente, ma non mi accascio a terra, devo sopportarle anche se è molto faticoso.
<< Vieni fuori! >> urlo << Vieni fuori e dimmi cosa vuoi da me! >>
Il vampiro spunta davanti a me con un coltello insanguinato tra le mani.
<< Vedi questo sangue? >> dice sorridendo.
<< Di chi è? >> dico rabbrividendo.
<< Diciamo che è un misto. Ruben, Jago e Ariel. Ah, anche quella nuova con il nome strano. Anna o Annabell? Come preferisci? >>
Mi siedo a terra e chiudo gli occhi. " Questo è solo un sogno, non è reale, questo è solo un sogno non è reale."
<< Ragazza alata, ti stiamo aspettando. >>
Mi risveglio nella mia stanza.
Guardo l'orologio, sono le dieci di notte. Ruben sta dormendo vicino a me e sul tavolo c'è un vassoio, la mia cena.
Vado in bagno e mi lavo la faccia con l'acqua fresca. Non so cosa mi sta succedendo. So che sono solamente sogni, ma è come se cercassero di entrare nel mio corpo. È troppo straziante.
Torno nella stanza. Non ho voglia di dormire, almeno per ora. Non posso restare nemmeno qui. Senza pensarci mi infilo un paio di infradito, mi metto la cintura ed esco dalla stanza. Non potrei uscire senza qualcuno con me, ma non mi importa, devo prendere un po' d'aria.
Vado dritta verso la sala d'atterraggio. Non so nemmeno dove voglio andare quando attraverserò sulla terra. So solo che devo andare da qualche parte dove mi sento a casa.
Premo il pulsante per attivare un portale e mi guardo intorno, nessuno che io conosca deve vedermi. In silenzio attraverso il portale.
Non solidifico nemmeno la nuvola, non voglio fermarmi qui. Inizio a volare verso non so dove.
Guardo sotto di me, alcune case sono ancora illuminate mentre altre no.
Vedo la casa di Cat, abbasso un po' di quota. Solo la luce della sua stanza è accesa, deve essere ancora sveglia. Senza pensarci mi avvicino alla finestra. So che Ruben se lo venisse a sapere si arrabbierebbe molto, e Marcus mi metterebbe in punizione o non so che cosa, ma io ho bisogno della mia migliore amica. Non mi importa di niente, ho bisogno di stare con lei solo cinque minuti.
È seduta sulla sedia davanti alla sua scrivania, sta scrivendo sul suo diario segreto.
Senza pensarci busso alla finestra. Subito Cat si gira verso la porta e io busso di nuovo. Adesso guarda la finestra e non riesce a crederci.
Si alza subito dalla sedia, apre la finestra e mi abbraccia.
<< Oh mio dio Aria, mi sei mancata tantissimo! Non riesco a parlare, non riesco... >>
Sta piangendo. Mi stringe sempre più forte.
<< Posso stare poco. >> dico con voce strozzata << Spostati che entro. Tu chiudi nel frattempo la porta a chiave. >>
Si gira e corre a chiudere la porta, mentre io atterro nella sua stanza. Questa volta atterro sulle ginocchia, credo che sia un miracolo.
Cat si volta e rimane senza fiato. All'inizio non capisco perchè, poi mi accorgo di avere le ali aperte.
Le richiudo subito e dico: << Va tutto bene, sono solo le mie ali. >>
<< Aria, ma che diavolo stai dicendo! Le tue ali, ma come è possibile! >>
<< Se ti tranquillizzi ti spiego tutto. Ma non devi dirlo a nessuno. >>
Deglutisce e annuisce, poi mi fa segno di sedermi sul letto.
Le racconto tutto tranne dei miei incubi, l'ho promesso a Ruben e io le promesse le mantengo. Le racconto di Ruben, di come sono felicemente fidanzata, di Ariel, di come è pazza come lei, di Jago, di come ho finalmente incontrato mio fratello, dei vampiri e della ragazza alata. Di tutto insomma. Cat sembra stordita e quando può fissa le mie ali.
<< È difficile volare? >> mi chiede sorridendo.
<< No, è come camminare, viene naturale. Sono una frana negli atterraggi, ma imparerò presto, ho tutta l'eternità davanti. >>
<< L'eternità? Vuol dire che sei immortale come i vampiri di Twilight? >> dice senza capire.
<< Si, siamo immortali. E per le news, noi uccidiamo i vampiri. >> Le mostro le pallottole di legno e il coltello. Rimane perplessa.
<< Quindiesistono davvero? E se mi attaccano? Come mi difendo? >>
<< Stai tranquilla, attaccano solamente delle persone con un certo tipo di DNA e tu non sei affidata a nessun protettorequindi sei al sicuro. >>
<< Protettore? >>
Le spiego tutta la storia, dei protettori che proteggono gli umani a costo della vita e che io mi sto allenando per diventare una di loro.
<< Mi sei mancata tanto in questa settimana. >> dice piangendo << Sparirai adesso vero? >>
Inizio a piangere anche io. Prendo le sue mani tra le mie e dico: << Non so quando ci rivedremo, stai sicura che però io ti sorveglierò sempre, sarò anche la tua protettrice. Ti assicuro che avrai una vita sicura e lunga. Farò in modo di rivederti anche solo per un secondo. >>
La abbraccio e piangiamo assieme.
<< Non dire a nessuno quello che ti ho raccontato, hai capito? Puoi parlarne solo con mia madre, lei sa tutto. Ti prego, se non dovessimo rivederci ricordati di me. >>
<< E tu di me. >> dice.
Si alza e prende una foto dal suo diario. Ce la siamo fatte fare da un nostro compagno il primo giorno di scuola del quarto anno. Eravamo più piccole.
<< Sono contenta che mi sei venuta a trovare, mi sento così sola. >> dice.
La abbraccio. Ormai non riesco più a controllare le lacrime.
<< Ti voglio bene. >> dico.
<< Anche io. >> risponde.
E senza guardarmi indietro esco dalla finestra.

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