L'alba

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Poteva essere più difficile di così?

Io e Jason eravamo in macchina da tre secondi e il mio cervello si era già spento. Il motivo? L'auto era intrisa del suo profumo ed era il più buono che avessi mai sentito.

«Non devi sentirti in imbarazzo.»

«Sentirtelo dire non mi aiuta» borbottai.

Si voltò a guardarmi con i suoi occhi neri. «Scusa.» Tese le labbra in un sorriso e mise in moto. «I miei amici ti riempiranno di domande, più o meno imbarazzanti. Ti staranno addosso finché non li minaccerò con lo sguardo che terrorizza tutti. E tieni conto che funziona anche su Brian.»

Mi scappò un sorriso. «Credo non ci sarà bisogno di arrivare a tanto. Perderanno subito interesse per me.»

Scosse la testa. «Non hai idea di quanto possano essere appiccicosi quando si tratta di una bella ragazza, figuriamoci con te.»

«Perché?» Che intendeva?

«Tu sei bellissima e, da quanto ho capito, hai gli stessi nostri interessi. In pratica sei l'anima gemella di ognuno di loro.»

«E la tua no?» Ma che diavolo mi era uscito dalla bocca?

«Luce, mettiamo in chiaro sub-»

«No, scusa. Non ce n'è bisogno. Mi è solo uscito spontaneo chiederlo ancor prima di aver realizzato di aver formulato la domanda.»

Sogghignò. «Va bene, ma sappi che saremo solo amici.»

Sbuffai. «Lo so e non voglio niente di più. Da nessuno.»

«Bene.»

«Bene.»

Il resto del tragitto lo passammo in silenzio: lui concentrato sulla strada, io a guardare il paesaggio e le persone che passeggiavano.

Quando spense il motore, slacciai la cintura e scesi dalla macchina in fretta per ammirare meglio quel palazzo vecchio stile che si ergeva davanti a me.

«Piace a tutti questa costruzione vittoriana.»

«È stupenda» mormorai incantata a guardare i mattoncini rossi.

«Dai, andiamo» mi spronò e ubbidii per non fare la figura dell'idiota.

Prendemmo l'ascensore in ferro battuto e salimmo fino al quinto piano. Iniziavo a sentirmi agitata. Da quello che aveva detto in macchina, non ne avrei dovuto aver motivo perché di sicuro sarei piaciuta a tutti, ma se fossero stati loro a non piacere a me?

«Quanto durano in genere queste serate?»

Mi guardò con un sorrisetto sghembo. «Restiamo a dormire tutti qui e tiriamo fino all'alba.»

Sgranai gli occhi. «A-anche stasera?»

Fece sì con la testa e mi venne voglia di correre via. «Tu ed io però ce ne andiamo quando vuoi tu.»

«Non voglio rovinarti la serata!»

«Non preoccuparti. E poi scommetto che vedremo l'alba insieme» mi fece l'occhiolino sicuro di sé e si fermò davanti ad una porta in legno scuro, con sopra un 36 in metallo. Quando bussò, mi nascosi dietro di lui per avere ancora un po' di tempo per prepararmi psicologicamente all'incontro.

La porta si spalancò e un ragazzo rosso, pieno di lentiggini, si aprì in un gran sorriso e si buttò in braccio a Jason; posò la testa sulla sua spalla e i suoi occhi puntarono nei miei.

«Tu devi essere Luce!» Scese subito da quella montagna, si affrettò a sistemarsi la maglietta e si asciugò la mano sui jeans prima di tendermela.

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