Coda di paglia

4.6K 221 19
                                    

Era già trascorso un mese e le cose andavano alla grande: pranzavo quasi tutti i giorni con Jason e i suoi amici; Wendy faceva le sue comparse di rado ma era tornata a parlarmi, anche se lo faceva quando stavo lontano da Jas (il che era raro); Bart non ci aveva più provato con me e si stava dimostrando un buon amico, così come i cugini e Ted; ero uscita una sera con Steve e avevamo percorso il viale dei ricordi, niente più baci ed effusioni visto che stavolta anche lui aveva il cuore occupato: colpo di fulmine per la sua nuova vicina di casa; il mio rapporto con Jason si era rafforzato e ci stavamo comportando da bravi bambini mettendo da parte l'attrazione che provavamo. Anche se delle volte era davvero difficile e frustrante, né io né Jason avremmo mai confessato una cosa del genere, soprattutto perché la nostra amicizia sembrava funzionare nonostante le più nere aspettative dei primi giorni. Persino Brian si era calmato e aveva preso bene il fatto che avessimo fatto pace e passassimo così tanto tempo insieme.

Lasciai l'aula di filosofia e mi avviai al dormitorio per prepararmi a uscire con Rick e Ted. Il corridoio era deserto, ma sentivo uno strano vociferare. Mi guardai meglio intorno e scorsi Wendy di spalle che parlava con Jason, poco più avanti di me. Non li avevo notati perché erano semi nascosti da una porta aperta. Il tono di voce di lei si alzò e lui iniziò ad agitarsi: lo capii perché quando era nervoso o in difficoltà, gesticolava o cambiava in continuazione posizione.

Forse dovevo interromperli per aiutarlo, ma non sapevo se fosse giusto nei confronti di Wendy che finalmente aveva trovato il coraggio e il modo di parlargli. Restai in ascolto, senza capire realmente cosa dicessero visto che mi arrivavano solo brusii, e quando capii che la cosa si stava mettendo male, decisi di porre fine al suicidio di Wendy.

Feci qualche passo verso di loro e li salutai allegra. Lei si voltò di scatto verso di me e mi fulminò con un'occhiataccia, invece Cooper si rilassò visibilmente.

«Avete finito le lezioni?» esordii.

«Sì, già da un bel po'» rispose acida.

«Io ho appena fatto l'ultima. Ora vado, altrimenti faccio tardi.»

«Hai un appuntamento?» s'informò lui.

«Esco con Rick e Ted. Andiamo al bowling e poi a mangiare giapponese.»

Inarcò un sopracciglio. «Perché non sono stato invitato?»

«Beh, ne stavamo parlando mentre tu non c'eri e non abbiamo pensato di invitare anche gli altri.»

«Io non sono gli altri» affermò a denti stretti. Deglutii a stento.

«Piantala, idiota! Lasciala in pace» mi difese Wendy e ci lasciò entrambi di stucco.

Jason mi lanciò il suo solito sguardo alla ti uccido e se ne andò a gambe levate. Wendy gli corse dietro senza neanche salutarmi e rimasi da sola come una cretina a chiedermi cos'avessi fatto di male.

Per la mezz'ora successiva non feci altro che pensare alla delusione e alla rabbia che aveva Jason negli occhi. Odiavo quando si arrabbiava con me, perché ci stavo male e mi sentivo tremendamente in colpa, anche se alla fine non avevo mai nessuna colpa reale. Il problema, lo sapevo, era la sua gelosia e possessività. Non ci voleva un genio a capirlo, ma non avevo mai avuto il coraggio di affrontare con lui l'argomento: un discorso alla "non hai il diritto di comportarti così" l'avrebbe mandato in escandescenza e volevo evitarlo, soprattutto perché era un ragazzo che si legava tutto al dito ed era capace di tenere il muso per giorni. L'avevo imparato quando aveva tolto la parola a Brian dopo la colazione al Jerry's: cinque giorni di mutismo e sguardi truci era tutto ciò che gli aveva riservato. E tutto perché Brian mi aveva fatto piangere.

Avevo ancora dieci minuti prima di dover uscire e raggiungere i ragazzi al bowling, perciò gli inviai un sms:

Non volevo farti arrabbiare. Mi perdoni?

AmiciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora