Capitolo 205

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Non è affatto una cosa facile, no signore non lo è per nulla. Accettare la cruda verità è un lavoro da veri intenditori, va preso con le pinze, guai a sbagliare anche una sola mossa. Diciamo tanto di voler sapere la verità, poi, quando questa ti bussa alla porta la prima cosa che fai è cercare una scusa per non credere a quel che dice.

Non sono depressa o debole in questo momento, sono solo fottutamente arrabbiata e dolene, il che è diverso.

Mi cheido come mai le persone non ci pensano due vole a farti quello che a te non sfiora nemmeno di fare a loro? Dove stavano gli insegnamenti di lealtà di mio padre, quello che credevo mio padre per lo meno, nel mento in cui mi sorrideva con faccia tosta mentre io lo chiamavo 'papà' senza che se lo meritasse?

Non lo so di che cosa ho biosgno, magari spetta ad altri decidere per me, mi sento solo molto confusa ed arrabbiata, mi sento frastornata, delusa da persone che pensavo a questo punto della mia vita potessero solo rivelarsi positive. Ventiquattro anni, ventiquattro anni di patetiche menzogne, di patetiche bugie che sono state il mio pane quotidiano.

Mia madre ha preferito portarsi i suoi segreti nella tomba pur di non rivelarli a me.. ed io, rimango qui, inerme, mentre altri decidono per me.

Ho sempre pensato di essere una persona abbastanza indipendente, e ne sono satta ancora più convinta quando ho conosciuto Harry, quando lui è ritornato da me, quando ho cominciato a lavorare e viaggiare.. ma l'indipendenza non è affatto questa, l'indipendenza è poter prendere le proprie decisioni basandoti sulla verità e non sulle bugie che gli altri ti dicono. Ed io.. io, da povera illusa col paraocchi, non ho saputo far altro se non fidarmi delle persone, e questo mi ha portato ad essere dipendente da loro, mi ha portato a loro che gestivano la mia vita, una vita che io nemmeno sapevo di avere.

"Le serve qualcosa di caldo da bere, mi spaventa così." L'animo di Gemma trova appiglio nel fare avanti ed indietro per la cucina, trova conforto nel confabulare con Barcley su quello di cui io avrei bisogno.. trova conforto in tutto. Harry è seduto qui, accanto a me, ma bada a non toccarmi mentre io fisso fuori dalla finestra la pioggia notturna che cade silenziosa..

Non ho rivolto parola a nessuno dei due dopo che siamo saliti in macchina, ma sono felice che mi abbiano riportato qui, nella casa di mio padre, sono felice (per quanto una nel mio stato possa esserlo) di essere qui.. infodno, come ha detto Barcley stesso quando mi ha vista per la prima volta questa mattina: non c'è altro posto in cui io dovrei essere, o in cui io sarei dovuta essere per tutto questo tempo.

Questa mattina.. Dio, sembra passata un'eternità, sono passate solo poche ore da quanto Barcley è finalmente riuscito a contattarmi? Ho scoperto tutto così.. in un giorno solo? D'altronde è proprio così che tutto mi è stato nascosto: tutto in un giorno solo. Hanno deciso di portarmi via e io non ho più saputo nulla.

Strana e bizzarra la vita.. davvero strana.

Harry, seduto nel divano sotto la finestra della cucina, con me affianco che fisso fuori, cerca di non guardarmi  troppo, ma io leggo la preoccupazione fondata nei suoi occhi, vedo il suo verde celare qualcosa di così compassionevole nei mie confronti che quasi mi fa provare ribrezzo verso me stessa. Io, quella che tante volte è caduta e si è rialzata. Credo che questa volta il terreno risulti molto più confortevole delle altre, perchè che senso ha alzarsi di nuovo quando sarò buttata giù ancora, come un castello di carte?

Mi sembra di impazzire, con ricordi che tornano alla mente come incubi, momenti in cui ero vicina alla verità ma c'era sempre qualcuno ad ostacolarmi da essa.

Mia madre ha preferito dire una cosa di così tanta importanza a Richard, che per lei non era assolutamente nulla, che a me, sua figlia. E questo mi fa solo intendere quanto poco io valessi per i suoi occhi squallidi.

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