Solitudine. Era tutto quello che provava in quel momento Caleb. Era così nervoso che avrebbe potuto uccidere a sangue freddo il primo essere umano che gli passasse davanti, ma avrebbe anche pianto se qualcuno lo avesse abbracciato facendogli sentire il suo appoggio e calore. Nella vita del giovane poliziotto era l'affetto che mancava. Era l'amore. Quando aveva 16 anni tutti gli dicevano che l' adolescenza è uno dei periodi più belli nella vita di un ragazzo, ma si sbagliavano. Caleb era ancora rimasto bloccato in quei ricordi ed una leggera ma profonda cicatrice, che scendeva lungo la sua guancia sinistra, era la muta evidenza di un passato violento.
«La ritroveremo, stai tranquillo» la voce rincuorante di Stefan interruppe i suoi pensieri.
Caleb annuì prendendo la giacca e la sua valigetta, per poi sbattere la porta alle sue spalle. Corse il più veloce possibile nel cercare la sua macchina e pianse. Pianse perché non c'erano ancora tracce di Callisto, pianse perché non vi era mai una cosa che prendesse la piega giusta.
È tutta colpa mia.
Si incolpò ricordando tutte quelle volte che la moglie lo aveva incoraggiato a lasciare il suo lavoro pericoloso. Estrasse dal portafoglio una foto e passò ore a osservarla, ammirando la famiglia perfetta che aveva. Esatto, che aveva. Il legame che univa i due coniugi si era rotto, ma nonostante tutto Caleb la amava ancora come il primo giorno, come la prima volta che la vide e non vi era cosa più grande che lo ferisse. Sapeva che era inutile cercare di pensare che Callisto lo completasse, perché non era così e non lo era mai stato. Era così triste che oramai nessuno poteva notarlo, a parte lui. Non sentiva nulla. Era senza emozioni e la guerra che aveva nell'interiore non gli dava tregua. La notte non lo lasciava dormire. Non sapeva se soffriva di più perché sua moglie non lo amasse o per la paura di perderla per sempre. Oramai l' oscurità lo stava avvolgendo e forse era questo che voleva il sequestratore: vederlo debole e senza forze. Erano passate quasi due settimane da quando lei se ne era andata, erano passate due settimane da quando il tempo non sembrava mai passare, erano passate due settimana ma lei non era ancora tornata.
Appena arrivato a casa, sul mentre di estrarre le chiavi per aprire la porta, qualcosa catturò l' attenzione di Caleb, o forse qualcuno.
«Dove pensi di scappare?» urlò allo sconosciuto ma era troppo tardi. Si era già dato alla fuga.
Celeb mandò un messaggio a Dylan, il quale avrebbe avvisato subito la centrale.
Mentre stava per rimettere il cellulare in tasca, una chiamata costrinse il poliziotto a rispondere. «Stefan come mai a quest'ora della notte?»
«Hanno trovato un corpo. Sono a Plaza de la Marina. Ti sto aspettando»
***
«Avete già identificato la vittima?» domandò Caleb con una nota di amarezza nella voce.
«I parenti hanno riconosciuto il volto in TV. Questi giornalisti non hanno proprio nulla da fare» si lamentò Kaya, affiancando Dylan.
«Pensate sia lo stesso killer?» esitò Stefan.
«Mi piacerebbe risponderti con certezza ma sai che non posso. Per ora possiamo solo fare delle supposizioni, anche se il corpo non ci lascia molto su cui lavorare» Kaya finì stoicamente la sua osservazione.
«Le ferite che riporta la vittima sono differenti rispetto a quelle che ho analizzato precedentemente. Vi sono due opzioni: o il killer sta sperimentando un nuovo modo di uccidere o stiamo parlando di un nuovo psicopatico che si aggira in città» aggiunse Aria togliendosi i guanti imbrattati di sangue.
Dylan prese fiato e respirò lentamente. «E perché dovrebbe sperimentare qualcosa di diverso? In qualsiasi modo uccida, noi risaliamo sempre a lui»
«Dipende dalla donna che si trova davanti, penso. Le uccide in base alle armi e alla rabbia che prova in quel momento» rispose Celeb.
«Troppo pochi elementi su cui lavorare. Comunque secondo me bisognerebbe riconsiderare la scritta che avevo realizzato la prima volta. Quella con il sangue, dico. L'inizio è sempre la chiave di tutto» intervenne ancora Dylan.
Soppesando le parole del collega, Stefan parlò: «Il serial killer è attivo da mesi e non abbiamo ancora capito il suo modus operandi, il suo comportamento, cosa lo spinge ad essere così violento. Si muove con troppa velocità e destrezza. Sta sempre un passo davanti a noi. Compare, uccide e poi scompare, impegnato a cattura una prossima vittima»
«Ancora non l' abbiamo identificato, ma la fine è vicina» affermò Caleb con la voce che ostentava sicurezza.
«Caleb, il tuo cellulare sta squillando» lo avvisò Aria.
«Grazie» la ringraziò, andando verso la sua macchina.
Prese il cellulare tra le mani guardando il numero. Alzò un sopracciglio perchè non era salvato nella sua rubrica.
«Fatti trovare dopodomani nel parco vicino alla stazione. Non avvisare i tuoi colleghi o Callisto ne pagherà le conseguenze» gli disse una voce maschile.
Prima che Caleb potesse rispondere, l'interlocutore aveva già riattaccato.
![](https://img.wattpad.com/cover/41418995-288-k490367.jpg)
STAI LEGGENDO
wake up ➳ jason mccann as justin bieber
Fanfiction«Ero vittima della mia mente malata, vittima di me stesso» © Tutti i diritti riservati. cover by @jensaz.