Callisto si svegliò con un forte dolore alla testa. Istintivamente si toccò la nuca e vide delle piccole tracce di sangue sul cuoio capelluto, ergo, qualcuno l'aveva colpita in testa. Jason. La donna si alzò nonostante fosse intorpidita e mostrasse chiari segni di debolezza fisica. Inoltre aveva fame e sete. Aveva la vista offuscata e nitida. Non riusciva a capire se fosse notte o giorno a causa della poca luce che penetrava dalla sola finestra che c'era. Quando riuscì a trovare la porta della stanza, batté forte le mani su di essa.
«Jason lo so che mi senti» gridò lei con le poche forze che le rimanevano. «Jason ti prego» supplicò ancora.
Un rumore metallico la fece indietreggiare.
«Tieni. Mangia» ordinò una voce fin troppo famigliare.
«Lasciami andare. Merito di ritornare alla mia vecchia vita. Me lo devi» sussurrò con un filo di voce.
Il suo aguzzino rise. «E farmi prendere dalla polizia? Mai...Ti ho detto di mangiare» urlò questa volta con più brutalità.
Jason era tornato ad essere quello di sempre e non sarebbe più sceso a patti con nessuno, tanto meno con individui di sesso femminile.
«Non mangio questa merda» la donna prese la zuppa e la gettò a terra, facendo rompere il piatto.
«C'è qualche possibilità che tu possa restare qui e non andare mai via?» Jason era nervoso, tanto da camminare avanti ed indietro per la stanza. «Ah e per quanto riguarda il cibo, fai come vuoi» disse andandosene.
«Non mi lasciare qui, ti supplico» lo pregò lei colpendo la porta di ferro.
Dall'altra parte della porta, Jason restò in silenzio sentendo le sue suppliche. La situazione gli era sfuggita di mano. Solo una cosa lo feriva profondamente: ogni lacrima di Callisto lo faceva sentire in colpa, ogni sussurro che faceva arrivava alle sue orecchie come profondi respiri irregolari. Jason andò in cucina e prese una birra dal frigorifero. Si sedette sul divano per guardare una partita di calcio. Bisbigliò qualcosa di confuso mentre chiuse gli occhi, oramai addormentato. Il suo leggero sonno durò solo alcuni minuti visto che alcune lamentele lo svegliarono, ma non si alzò per andare a controllare.
***
Le fitte che Callisto provava al ventre erano troppo dolorose e aveva continui conati di vomito.
Deve essere perché quell' idiota non mi ha dato nulla da mangiare.
Pensò tossendo.
«Jason» gridò mentre lo spasmo diventava sempre più acuto. «Jason»
Dopo alcuni richiami, l'uomo sembrò essere arrivato in suo soccorso. Vi avvicinò barcollante a lei, gesticolando. «Perché urli?»
«Hai bevuto?» domandò portando le gambe al petto.
«Sì» rispose lui. Girava su se stesso sussurrando qualcosa di incomprensibile, mentre portava alla bocca la sua birra.
«Perché?»
«Per eliminare tutto il dolore» affermò in preda alla rabbia, tirando la bottiglia di vetro. «Vorrei poterti dare tutto quello che ti meriti dalla vita. Vorrei, ma non posso. In quale mondo immaginabile un assassino e la sua vittima si innamorano? Non ne vale la pena. Voglio soltanto che tu capisca che la mia mente è in preda alla confusione e...»
«Io sono il tuo antidoto e tu il mio veleno» sussurrò Callisto, che fino ad allora aveva cercato il più possibile di trattenere il dolore. Esasperata, urlò. «Jason, mi fa male la pancia e ho degli assurdi crampi addominali»
«Non mi piace essere preso in giro» lui rise, dirigendosi verso l'uscita della stanza pensando fosse tutta recitazione.
Callisto non rispose. Jason volse il capo verso la donna, vedendola giacere a terra. «Cosa hai? Cazzo. Svegliati. Ti prego, non puoi lasciami. Non ora»
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wake up ➳ jason mccann as justin bieber
Fanfic«Ero vittima della mia mente malata, vittima di me stesso» © Tutti i diritti riservati. cover by @jensaz.