Callisto sentì delle gocce di sudore che le percorrevano il volto ed il caldo tocco di una mano, la quale le accarezzava soavemente i capelli.
«Hey, come stai?» Jason premette uno strofinaccio bagnato sulla fronte della donna.
«Cosa è successo?» domandò aprendo lentamente gli occhi.
«Hai una banale influenza. Ed io che mi ero preoccupato. Mi hai fatto sentire in colpa, sai» sdrammatizzò lui, aiutandola a mangiare.
«Devi mangiare se non vuoi morire denutrita» la incoraggiò costringendola ad aprire la bocca.
«Fa schifo come cucini tu, ci penso io» Callisto mostrò una faccia disgustata alla vista della minestra e cercò di alzarsi dal letto, ma cadde subito dopo nelle braccia di Jason.
«Lo so che lo fai apposta» rise, tenendo la ragazza nella sua possente stretta.
Lei negò finché non incominciarono a ridere.
«Sei bipolare, lo sai» biascicò Callisto rimettendosi a letto.
Jason si sdraiò accanto a lei e premette le sue labbra sulla sua guancia. «E tu sei bellissima»
«E tu devi smetterla di rovinare i miei piani» mormorò guardando un punto impreciso della stanza da letto.
«Ti fa ancora male la pancia?» chiese il ragazzo prendendo la giacca. «Vado a fare la spesa. Non penso tu sia così stupida da alzarti e scappare. Sappi che se lo farai, non ti salverò la vita ancora»
Callisto annuì mettendosi su un fianco. «Dove sei stato prima? Ho sentito il rumore della porta»
«Dovevo sbrigare degli affari. Non preoccuparti. Ora vado...Tornerò presto» le baciò la fronte. «Bevi queste ogni tre ore» le indicò le compresse di Tachipirina che doveva prendere per abbassare la febbre.
«Va bene. Io allora mi metto a dormire. Non fare tardi»
***
Non appena il rumore delle ruote sull' asfalto erano meno orecchiabili, Callisto si alzò dirigendosi verso la stanza segreta, la quale le era rimasta sempre celata. Andò in cucina prendendo le prime cose che potessero aiutarla a sforzare la serratura. Dopo una seria di prove gettò il coltello, poggiandosi sfinita e senza forze sulla porta. Riprese fiato e ci riprovò anche se quel dolore al ventre era ritornato sempre più evidente, sempre più doloroso. Spinse con tutte le sue forze facendo pressione sulla porta, finché non si aprì. Si passò una mano sul ventre e si strinse capelli in una semplice e banale coda, avanzando forse nella tana del lupo.
Era tutto il contrario di quello che si era immaginata. L'ambiente buio e umido accoglieva solo bauli pieni di giocattoli, album di fotografie e oggetti di antiquariato. La donna sorrise vedendo un vecchio cavallo a dondolo. Il desiderio di avere figli era ancora così vivido dentro di lei. Era stata dura quando scoprì che Caleb non poteva fare figli ed era per questo che avevano adottato Sophia ed Austin. Una lacrima si fece strada sul suo viso ma la cancellò, ammirando dei disegni incorniciati alle pareti. «Io, mamma e papà» lesse toccando il liscio legno della cornice.
Alcuni fogli sbucavano da dentro un cassetto, attirando la sua attenzione. C'erano dei documenti e delle foto. Callisto tirò fuori le fotografie ingiallite da una cartellina. Rappresentavano Jason con una donna. Erano felici, ridevano, erano ad un matrimonio e gli sposi erano proprio loro.
Jason è sposato, perfetto.
Mormorò, buttando a terra tutto quello che trovava sul tavolo. Camminò nervosamente nella stanza finché non inciampò, cadendo a terra.
Merda.
Si alzò a stento abbandonando la stanza, per poi dirigersi verso la sua camera da letto a prendere le maledette medicine che le aveva lasciato Jason. Si sdraiò sul letto aspettando che il dolore passasse.
Dove diavolo sarà andato Jason?
***
Jason parcheggiò la macchina e si diresse verso il luogo d' incontro.
Un uomo lo stava aspettando fermo e impassibile. Caleb.
«Finalmente so che faccia hai, figlio di puttana» gridò l'agente di polizia prendendolo per la maglietta.
«Ti consiglio vivamente di abbassare le tue luride mani. Le regole le detto io, io comando» ordinò accennando un sorriso sghembo.
Caleb strinse fortemente i pugni, tanto da rendere le sue nocche subito bianche. «Cosa diamine vuoi?»
«Ti propongo un patto, semplicemente. Sappiamo entrambi che siete vicini nel risolvere il caso e io ti sto solo accorciando il lavoro. Tu mi lasci libero ed io me ne andrò da questo paese. Non mi rivedrete più, però tu devi prenderti cura di Callisto»
«Io mi prenderò sempre cura di lei» biascicò Caleb ridendo.
«Perché ridi?» domandò osservando l'uomo davanti a sé.
«Niente. Accetto»
«Ti farò sapere io quando e dove devi venire a prenderla. Non cercare di fottermi o lei stessa ne pagherà le conseguenze»
«Non azzardarti a toccarla» grugnì l'agente.
«Non sono affari tuoi questi. Tu limitati solo a rispettare i patti» disse infine Jason, allontanandosi per poi rimontare in macchina verso casa.
Dopo che il ragazzo se ne fu andato, Caleb estrasse da sotto la camicia una cimice. «Avete sentito tutto ragazzi?»
«Forte e chiaro» parlò Dylan dall' altre parte del microfono.
Caleb stava cercando vendetta. Costi quel che costi.
STAI LEGGENDO
wake up ➳ jason mccann as justin bieber
Fiksi Penggemar«Ero vittima della mia mente malata, vittima di me stesso» © Tutti i diritti riservati. cover by @jensaz.