Capitolo 3.

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Erano le 6:00. Dovevo svegliarmi, era fin troppo tardi. Ma non avevo assolutamente nessuna voglia di lasciare il mio piumone per vedere quelle teste di cazzo dei miei compagni e i professori che mi avevano presa di mira. Si, perché dovete sapere che i professori mi hanno presa di mira da quando ho cominciato a non seguire più in classe. Devo ammettere però che non è solo colpa mia, a casa va tutto male, litigo sempre con i miei, a scuola Jarred non aiuta affatto le cose e poi io ho i miei problemi. Insomma, sto passando un periodo proprio schifoso. Sarà perché ho 16 anni, e tutti gli adolescenti alla fine hanno almeno uno di questi problemi (o gli sfigati come me che gli hanno tutti) che i grandi non possono capire. In realtà nessuno può capire come mi sto sentendo adesso. Va beh, tornando a noi, mi sono appena alzata dal letto a fatica  e comincio a rendermi conto di quanto sia freddo persino il vuoto intorno a me. Forse non era il vuoto intorno a sembrarmi stano, ma probabilmente era il vuoto dentro di me a farmi sentire così. Era una sensazione strana, era come se non mi importasse niente di niente e di nessuno. Era come se tutto intorno non mi facesse né caldo né freddo. Tranne la sua mancanza. Quella si che mi importava. Però non potevo andarlo a cercare, non potevo cadere nella tentazione proprio ora. Me lo sono promesso. Doveva essere lui a cercarmi, io dovevo far finta di niente. Faceva male, e in più in quel momento di vuoto interiore, lui sarebbe stato l'unico in grado di colmarlo. Eppure non poteva essere qui. Mi facevo schifo da sola. Era come se mi sentissi inutile. Non ero in grado di tenere vicino a me le persone a cui volevo bene. Nemmeno loro però erano in grado di farlo.

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