Vedo Harley in lontananza.
Si è arrampicata su una montagna di ciottoli, cemento che una volta costituiva le mura di una casa, oggetti futili, stupidi, miniature di Flash e fumetti di The Walking Dead. Si protende in avanti, in bilico, solo la punta degli anfibi a legarla alla vita. Vorrei lasciarla cadere, vedere il suo corpo contorto, lei che si abbandona al vuoto. Ma non ci riesco.
Le prendo i fianchi, la stringo a me, le dò un bacio sulla guancia.
E restiamo così, a fissare il caos.***
Prendo Jack per mano e lo porto al quartier generale. Abbiamo finito di giocare, ora si fa sul serio. Ora ci prendiamo le nostre responsabilità e salviamo il mondo.
È una voragine al centro della strada, che era sempre trafficata, e secondo me se uno si ferma un attimo può vedere ancora i fanali accesi delle auto alle tre di notte.
Però adesso non c'è niente, adesso si scende giù, nel buio.***
Ha paura. La sua mano freme, gli occhi corrono veloci a ogni angolo, è tesa e pronta a scattare.
Scendere nel quartier generale significa sapere chi è morto e chi no. Per Harley diventa un blocco d'ansia che le piomba addosso dall'alto. Perché ha tante persone, tante vite che ama.
Io non ho nessuno.
Ho solo lei.• foto: Joker e Harley Quinn. •