114 GIORNO... perché nei giorni qualunque succedono cose inaspettate.

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Piangere, è tutto quello che sento uscire dal telefono mentre parlo con la madre di glo... Non riesco a capire nulla... Parla di una malattia, parla che è successo troppo presto, parla di un incidente... continuo a ripeterle di stare calma, ma lei continua a piangere e io continuo a non capire niente. Non so cosa devo fare... come sempre...

Capisco qualcosa come "vieni qui all'ospedale e ti spiego", forse questa frase me la sono immaginata ma decido di andarci lo stesso... Ansia, è tutto ciò che provo, cosa potrà mai essere successo di così grave?!

La trovo difronte all'entrata <ciao>

<ciao *singhiozzo* è successo che... che...> mi risponde con le lacrime agli occhi.

<CHE? Dio Caro PARLA!!> Iniziavo ad agitarmi... non avrei dovuto.

<è morta! Capito?! è. Andata. Via. Da. ME!> mi dice esausta, come se l'avesse realizzato solo adesso, ma ancora non capisco di chi sta parlando, o forse non voglio capirlo...

<ma... chi?> chiedo in modo innocente, ma che non viene ricambiato... Mi tira una spinta che mi fa quasi cadere all'indietro e poi mi tira a se e mi abbraccia...

<Glo, Padmè , Glo...>

Quando ero piccola avevo un pesciolino rosso, come tutti i bambini hanno avuto almeno una volta nella vita, si chiamava Tonno, gli davo sempre da mangiare, gli cambiavo l'acqua, provavo sempre a toccarlo, anche se non ci riuscivo mai, ovviamente, era velocissimo, saltava ovunque, poteva essere l'anima della casa... un banalissimo pesce rosso... Ma da un giorno all'altro smise di mangiare, di saltare, di scappare via dalle mie piccole mani paffutelle e qualche giorno dopo lo trovammo nascosto dietro al sassolino della sua vaschetta, mia madre mi disse che era andato in un posto migliore, che non aveva sofferto... Era andato dietro al sasso per morire da solo e in tranquillità, ma non era andata in questo modo: mia madre credette che non me ne ero accorta, ma il mio Tonno aveva un taglio vicino alla coda... finsi di non essermi accorta di niente, ma invece avevo capito tutto: Tonno era andato dietro al sasso per morire da solo e in tranquillità, con tutta calma, e invece la morte l' aveva portato via prima del previsto, facendolo soffrire, ingannandolo e adesso era successa la stessa cosa, mi ritrovavo a consolare un' adulta, ad ascoltare qualcosa che le mie orecchie non volevano sentire e a non riuscire a piangere, ma a provare solo odio, me l'avevano portata via...

Sua madre mi raccontò tutto <era malata> mi disse <una malattia rara, incurabile, aveva deciso di vivere il suo ultimo mese di vita andando a scuola come tutti i ragazzi della vostra età fanno, voleva ricominciare a uscire, voleva fingere che tutto fosse normale, da stamani, è per questo che oggi ti aveva detto che sarebbe sicuramente venuta, non voleva dirlo a nessuno, nemmeno a te, perchè altrimenti sapeva che l'avresti guardata in modo diverso, e lei non voleva... Ma poi stamani stava attraversando per andare alla fermata dell' autobus e io la stavo guardando dalla finestra, mi aveva visto e mi stava salutando... posso giurare che mentre attraversava non veniva nessuno, le avevo insegnato a controllare sempre prima di attraversare, ma ad un certo punto un pazzo è piombato su di lei come un falco, non si è nemmeno fermato, ha continuato la sua corsa... Io mi sono precipitata per le scale per raggiungerla, ma era morta, subito... l'ultima cosa che ha visto era io che la salutavo... e poi buio; è andata via a me prima del previsto>

Cosa avrei dovuto dire... <mi... mi dispiace...> Non sapevo cosa dire, lei continuava a piangere e a me non scendeva nemmeno una lacrima, assolutamente niente... La misi a letto, le dissi che doveva riposare e io corsi a cercare Anakin, doveva aiutarmi e una volta trovato lo abbracciai, <hai saputo?> gli domandasi, mi rispose in modo freddissimo <sì>...

<che diavolo ti prende?? La mia migliore amica è morta e te non mi consideri minimamente?> il suo sguardo guardava difronte, non me, non qualunque cosa ci fosse dietro di me, non guardava niente e tutto... <RISPONDI> gli urlai, ma niente rimase lì immobile, staccai un braccio dopo l'altro da lui, lo guardai negli occhi che non guardavano me e gli dissi, molto educatamente, come un sussurro <addio...> non mi rispose, a quel punto me l'aspettavo ma anche sapendolo fece male lo stesso.

Tutto era diventato caos, io ero niente e fuori c'era tutto, ero un palloncino sgonfio... tutti mi avevano abbandonata come nei miei peggiori incubi, tutti mi avevano lasciata affogare, l'unica raccomandazione "nuota".



*Nota: presto uscirà l'ultimo capitolo che sarà un epilogo.





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