La fine della mia esistenza.

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Era una giornata come tante altre: sveglia alle sette, zaino da fare, un po' di maledizioni verso la scuola e una preghierina per ogni scrittore e cantante che mi permetteva di andare avanti. Quattro biscotti e uno o due grida di mia madre che mi diceva che avrei fatto tardi a scuola, era l'unica cosa che non volevo che accadesse: aprire la porta dell'aula e trovare tutti a sedere, che ti guardano, manco tu avessi tre occhi, quattro gambe e cinque braccia, sentirti osservata, al centro dell'attenzione, non era da me; sono sempre stata timida, riservata e pazza, ma questo solo con la mia migliore amica che era come me... Camminavamo sempre a testa bassa, guardando dove mettevamo i piedi e si scambiava qualche battuta quando c'era quel silenzio imbarazzante, ma che in realtà amavo, lei era la persona più importante della mia vita.

Sempre con sguardo perso la trovai quella mattina: super felpone dove centravamo tutte e due abbracciate, capelli legati in una specie di chinon venuto molto male e come suo solito, non potevano mancare le cuffiette alle orecchie che le regalavo ogni anno perchè le consumava sempre. Come al solito ascoltava musica rock, quella che mi svegliava ogni mattina, e mentre mi avvicinavo a passo di Sum41, trascinando i piedi e togliendo i capelli dalla camicia, mi vide e mi venne in contro, cono quel sorriso che non mostrava mai ma che regalava solo a me, doveva averne fatta un'altra delle sue... 

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