Chapter 6

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Non si può creare un'alleanza coi terrestri, Octavia. Non si può fare!

Strilla Clarke al livello zero. Ho la testa che mi esplode. Potrei impazzire da un momento all'altro. Ho solo bisogno di staccare la spina dall'essere Bellamy Blake e rilassarmi.
Il primo livello è affollato, gli specializzandi di Clarke preparano kit di primo soccorso e sono tanto intenti nel lavoro da non accorgersi della mia presenza mentre salgo la scala della navicella fino al secondo livello. Apro il portellone e davanti a me si staglia un grosso telo nero che separa la stanza a metà.
Lo scostò con cautela rimanendo a bocca aperta davanti allo spettacolo che mi si presenta.
Emma è di spalle, intenta ad appendere un piccolo riquadro bianco ad un filo.
La luce rossa mi impedisce di distinguere le sagome che lentamente stanno prendendo vita sul quadrato.
<Chiudi la tenda. Camera oscura, hai presente il concetto?> domanda Emma senza una precisa intonazione.
<Da quanto lo fai?> domando sbalordito.
<Dal pomeriggio in cui siamo rimasti nel bunker. Avevo visto una scatola e avevo intuito, così sono tornata a prenderla. Solo 4 rullini sono sopravvissuti a tutti questi anni. Sarà difficile trovarne altri.> conclude come se meditare di quella questione fosse tanto urgente da non potersi concedere altro.
<Possiamo parlare?> le domando.
<Ho da fare, non vedi?> risponde acida.
<Emma..> la richiamo quasi rassegnato. <Ti ho evitato per più di una settimana in ogni contesto possibile. Non so come tu abbia fatto a trovarmi qui, ma non mi interessa parlarti.>
<Interessa a me. Merda, Emma, tu interessi a me o non ti avrei chiesto scusa. Non l'ho mai fatto con nessuno.> esordisco prima di riuscire a controllare le parole.
<Seguimi!> mi esorta scostando rapida il telo e ritornando alla metà di stanza ancora invasa dalla luce.
<Bellamy mettiamo in chiaro un paio di cose. La prima: non mi importa se mi ritieni una santa o una puttana. Hai mentito. A me, a loro, a entrambi, che importa? Abbiamo scopato, è stata una mia scelta, non sono stata un trofeo. Non è stato così difficile farmi dire di sì? Buon per te. La seconda: non mi importa se sei un esaltato pieno di se a cui piace propinare ai propri amici stronzate pur di far bella figura, perché tu non sei felice Bellamy. Lo so io e lo sai tu. Te le scopi tutte, ti sei scopato anche me e non posso cambiare le cose, la scelta è stata mia, ma smettila di fare l'eroe se nemmeno tu vai fiero di te stesso.>
<Emma erano solo parole, ok? Sono degli idioti che non possono vivere da se tutto ciò che riguarda le donne e allora lo fanno attraverso le mie storie e.. Emma io non so così sia, ma c'è qualcosa di così diverso con te. Per la prima volta tu mi hai detto no e io..> tento di ribattere.
<Tu vuoi solo mostrare che Bellamy Blake può andare oltre i no. Che può avere tutto.> risponde lei sdegnata.
<Emma tu sei diversa..> bisbigliò senza nemmeno crederci troppo.
<Ti sbagli, Bellamy. Sono solo un paio di mediocri scopate.>
La botta mi arriva al petto, forte e assordante. Bum!
Sentirle pronunciare e non semplicemente pronunciarle quelle parole ha un altro effetto. Abbasso la testa, una delle poche volte in vita mia. Guardò Emma nella sua maglietta scura che le lascia le clavicole scoperte, stretta nei suoi pantaloni verdi attillati, fino agli anfibi neri coperti di terra. Quando risalgo la sua espressione è di puro sdegno, senza traccia di rabbia o altro ed è forse questo a farmi più male, non mi odia, le suscito pena, compassione, e come potrei non farlo?
<Ora scusami ma ho da fare. Ci si vede in giro.> esclama apatica prima di scostare nuovamente il tendone.
Mi muovo. È istinto.
La afferrò per il braccio portandola a voltarsi. Questa volta, la terza volta in cui me la ritrovo tanto vicina, riesco a notare i frammenti castani nei suoi occhi. Lei resta in silenzio, fissandomi negli occhi, lo sguardo duro, cattivo, di chi non ha paura di rimaner ferito mentre guida la battaglia della vita. La testa alta a colmare i pochi centimetri d'altezza che la separano da me. I lineamenti forti.
La fisso come suppongo si fissi qualcosa in una vetrina, un giocattolo ben illuminato, esposto in un negozio nel periodo di Natale, quando sei bambino ed è ciò che di più grande senti che potrai mai possedere, o almeno, così abbiamo studiato sui libri riguardo la terra.
Mi avvicino al suo viso colmando di qualche centimetro il vuoto già minimo fra le nostre bocche, ma non sono abbastanza veloce e la sua mano mi sbatte contro le labbra.
<Non questa volta Blake. Non funziona così.> risponde prima di liberarsi dalla presa.
<Emma..> esordisco d'istinto senza sapere di preciso cosa dire.
<Scordatelo, non succederà mai più.> risponde.
Lasciandomi solo, con la testa che mi scoppia più di prima e mille pensieri e solo un tendone che ci separa e mi limito ad andarmene, senza aggiungere altro.

The 1(00) I hateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora