Chapter 10

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Nel giro di un paio di giorni i tentativi di attacco dei terresti sono sempre più frequenti.
Fisso Clarke che con l'aiuto di Raven ed Emma sta preparando alcuni esplosivi.
Non si preannuncia nulla di buono.

È una mattina, presto, quando Jasper grida dall'alto della staccionata, allertandoci del loro arrivo.
<I tiratori nel fossato!> aggiunge a gran voce.
All'interno del campo tutti prendono a correre, la confusione non migliora le cose. Afferrò un fucile pronto nella postazione armi. Lo sguardo mi scorre rapido su ogni viso fino ad individuare quello di Emma china sull'ultima bomba accanto a Raven.
L'affetto per un polso senza parlare.
<Dove mi stai portando? Bellamy io servo qui!> reagisce lei.
<Tu servi a me. Se non ti posso proteggere non riuscirò mai a far bene il mio lavoro.> ribatto aggressivo.
<Servo agli altri. A Raven.. A tutti loro alla base!> ribatte insistente.
<Se non vieni via con me, resto qui io.>
<Tu servi in prima linea. Hai la mira e hai la testa. Sei il loro capo.>
I terrestri scagliano le prime frecce all'intero del campo e in massa la gente cerca di coprirsi come può sotto le tettoie di legno o nella navicella.
Il nitrito dei cavalli indica che si stanno avvicinando pericolosamente.
Bellamy! grida Jasper alle mie spalle Servi in prima linea! Ora! aggiunge con tono imperioso.
<Non ti lascio sola, Emma!> sbraito.
La vedo valutare rapidamente la situazione. Andiamo. si limita a bisbigliare raccogliendo un paio di bombe dal banchetto e imbracciando un fucile.
Attacchiamo a correre, disperati, mentre le tengo la mano. Ci rifugiamo nel fossato schivando le frecce dei tiratori. Gli altri accovacciati sono intenti a sparare. Emma pianta il fucile nel terriccio e in attimo si lega i capelli. Chiude un occhio per prendere la mira e attacca a sparare, così come me.
Non lo so per quanto tempo stiamo lì e quanti colpi e frecce tagliano l'aria sopra le nostre teste. Non so il numero di feriti, né nostri ne loro. Non so quante bombe vengono lanciate il più lontano possibile dal campo. Finché un'esplosione, una grossa, immensa esplosione mette tutto in silenzio.
Emma si piega coprendosi le orecchie e io mi piego sopra di lei. Pezzi di detriti mi volano addosso. Vedo parti della cancellata in legno prendere fuoco. Poi c'è fumo ovunque ed è la voce del l'istinto a guidarmi. Di qua! sostengo, anzi probabilmente lo urlo visto il fischio che mi risuona nelle orecchie. Prendo la mano di Emma e di nuovo la trascino lontano dal fossato, in mezzo agli alberi. Mentre una strana nebbia avvolge il campo, mischiandosi al fumo dell'esplosione.
Bellamy! grida Octavia ben distante fra gli alberi. Fa segno di seguirla. Allarmata e confusa, coperta di cenere dall'esplosione, con Lincoln alle sue spalle. Gesticola di correre e così faccio.
La raggiungiamo velocemente e attacca a correre anche lei, guidata dalla mano di Lincoln che improvvisamente si ferma aprendo una botola nascosta dalle rocce. Ci infiliamo lì dentro.
La grotta è più alta di quanto pensavo e ha lo stretto necessario per vivere, suppongo sia casa di Lincoln.
Emma è piegata dalle fitte, accusa il dolore della ferita ancora fresca, del movimento fatto. Octavia si abbandona su una pila di coperte logore è così invita Emma a fare.
<Che diavolo era quella nebbia?> domando.
<Gli uomini della montagna.> è ciò che Lincoln si limita a rispondere.

<La fuori non è sicuro. Non ora..> mi avverte Lincoln con serietà.
<Nemmeno qui siamo al sicuro. Se ti venissero a cercare?>
<Perché dovrebbero? Sono partito in guerra con loro, mi hanno visto. Quando hanno sfondato il cancello è esplosa la bomba. Potrei essere uno di quei corpi carbonizzati per loro. Non sanno che ero lì per Octavia, non mi verranno a cercare.>
Mi sembra un tipo furbo e giudizioso e il fatto che protegga mia sorella col rischio di perder la vita mi rende inevitabile fidarmi di lui.
<È meglio rimanere qui. Gli uomini della montagna staranno perlustrando la zona, batteranno alla ricerca di tutti i vostri e dei terresti. Non so che intenzioni abbiano ma meglio non farsi sorprendere fuori.> conclude con fare sicuro. <Spogliati, fammi vedere la ferita, forse possiamo farci qualcosa.>
Alla parola spogliati, nonostante sia Lincoln a pronunciarla, un ringhio mi nasce dal petto. Emma tentenna prima di spogliarsi di giubbotto e maglietta. L'addome piatto è coperto dalle garze che partono appena sotto il seno.
La fasciatura bianca è chiazzata di rosso vivo al centro.
<Oh, merda! Non ti muovere, okay?> esclama Octavia sbigottita alla vista del sangue.
<La ferita si è riaperta. O almeno davanti è così.>
Osservo in silenzio mentre Lincoln le scioglie le bende fino a lasciare il foro esposto. Sanguina. Non in modo copioso ma sanguina.
Lincoln le spalma addosso qualche porcheria terrestre mentre freno i miei istinti che mi spingono a tirargli un pugno in faccia mentre la tocca.

Mangiamo qualcosa simile a del pane, anche se molto alla lontana. Ormai è notte, il silenzio regna sovrano.
Octavia si premura di accendere un piccolo fuoco prima di andare a dormire. Ci sediamo lì attorno e programmiamo il da farsi.
Domattina torneremo al campo.

Spartiamo equamente il piccolo spazio nella grotta e con le coperte sgualcite mi assicuro che Emma sia al caldo, per quanto possibile.
Sorrido e mi rassicuro notando che Lincol ha fatto lo stesso, privando seme del tutto per evitare che Octavia patisca il freddo e sono felice che qualcuno come lui si prenda cura di mia sorella.
<Non riesci a dormire?> bisbiglia Emma vedendomi ancora seduto contro la parete a poca distanza da lei.
<Sto cercando di fare il bravo ragazzo, Emma. Di non essere appiccicoso o cose così. Non stiamo insieme, non sapevo se ti facce piacere o meno che io..>
<Vieni qui idiota.> si limita a rispondere. Così mi sdraio accanto a lei, che mi lancia addosso parte della piccola coperta raccomandandosi: <Io te ne lascio un pezzo, ma stammi vicino o congelerò sta notte.>
Non so quanto sia seria dicendolo, ma so che è ciò che voglio e mi limito a seguire il suo consiglio.

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