Chapter 11

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A svegliarmi è un chiacchiericcio sommesso che riesco a malapena a distinguere fra Emma ancora sdraiata al mio fianco e Octavia seduta vicino ai resti del fuoco.
<Ci sei già andata a letto, vero?> domanda mia sorella sfacciata.
Sento Emma ridere per quanto il mio braccio glielo impedisca. <Noi.. Abbiamo dei trascorsi complicati..> si limita a rispondere.
<Con Bellamy non ci sono trascorsi. Le opzioni sono due: la prima tu non glie l'abbia ancora data e la seconda, seppur impensabile, che lui ci tenga davvero a te. Quindi dimmi: avete scopato o no?> insiste Octavia.
Emma annuisce. <Si, è successo una volta. Qualche mese fa.>
<Qualche mese?> calca sull'ultima parola mia sorella. <No, vabeh, non dirmi cazzate, conosco mio fratello.>
Emma ride di nuovo. <Forse il problema è che tutti si sono abituati al Bellamy sbagliato.>
<Tu lo ami?> domanda Octavia a bruciapelo.
Mi allarmi all'istante dubbio sul voler sapere o meno la risposta.
<Bellamy è diverso dagli altri. Credo che tu sia l'unica che può capirlo meglio di me. Quando siamo lontani, qualsiasi cosa stia facendo, lui lancia uno sguardo per vedere dove sono e se è tutto okay. Nessuno l'aveva mai fatto, pensare a me tanto quanto pensa a se stesso.>
Mi sforzo di restare in mobile per non farmi scoprire e non stringerla a me.
<Credo che lui non ti ami, ma che possa innamorarsi di te, col tempo. Non lo so, perché è tutto nuovo. L'ho spinto da Kelly alla battuta di caccia per far ingelosire te. Lui non l'avrebbe fatto. Sarebbe rimasto a fissarti senza far niente. È abituato a vedere le donne che cadono ai suoi piedi. Il fatto di doversi fare il culo per averti gli risulta nuovo, ma tu gli piaci, Emma.>
Emma posa la mano sulla mia cominciando a tracciarvi sopra di cerchi col polpastrello morbido.
<Anche lui mi piace.> risponde onestamente.
Lincoln rientra nella grotta a grandi passi e colgo l'occasione per fingere il mio risveglio.
Mi portò a sedere e lo stesso fa Emma. Posò la testa sulla sua spalla, inevitabile conseguenza delle parole appena sentite.
<Buongiorno Blake..> mi sussurra.
Mugugno qualcosa di simile a un buongiorno mentre le mie braccia le si avvolgono attorno al busto.

<So che eri sveglio.> mi accusa Octavia uscendo dalla grotta. <L'ho visto, ancora prima di cominciare a parlarle. Lei non mi piaceva, troppo carina, avevo paura volesse prendersi qualcosa che io volevo. Lincoln ad esempio. Le ho fatto quelle domande per te e per me. Volevo esser certa che volesse te per potermi godere di lei e volevo che avessi la certezza di piacerle così da muoverti ad agire. Non sei mai stato così con nessuna. Il momento più romantico con ogni donna che hai portato a letto era quando gli chiedevi di chiudere la tenda andando via. Lo vedo come guardi Emma.>
<Non stavo origliando, io.. Era solo..> mi oppongo miseramente.
<Lo stavi facendo ma ora lo sai. Fra tutto i bei ragazzi del campus, lei vuole scoparsi te. E, se posso, hai una fortuna sfacciata a riguardo. Cerca di non fare lo stronzo.>
<Di che parlavate?> domanda Emma alle mie spalle.
Le sorrido, lei ricambia. <Fasciatura cambiata. - esclama alzando i pollici - Il tuo ragazzo è un gran medico!> esclama rivolta ad Octavia.
Mi sorella di limita a farle un cenno prima di rientrare.
<Che ho..?> domanda lei perplessa.
<Octavia è gelosa di te. Dice che sei bella e ha paura per Lincoln.> le spiego prendendola per mano e facendola avvicinare a me. <E non ha tutti i torti.>
Qualche secondo più tardi le mie labbra si scontrano alle sue. Calde, morbide.
Non è ancora passato abbastanza. Non è ancora successo tante volte da non farmi tremare ogni volta che mi bacia.
Non è uno dei baci a cui ti limiti prima del sesso occasionale, per conoscere il corpo dell'altro, è un gesto fine a se stesso e io non mi ci sono abituato.>
La sua lingua traccia piano il segno del mio labbro inferiore e d'istinto mi aggrappo alla sua schiena con le mani.
<Credimi, già sta notte è stato fin troppo difficile trattenermi.> la rimprovero. Così lei mi guarda e con aria innocente si morde le labbra.
E nella mia testa qualcosa esplode.
<Non ne uscirò vivo con te, sono pronto a scommetterci.> sostengo rassegnato.
<Perché? Che succede?> domanda lei sorridendo con finta innocenza.
<Succede che se non fossimo in questa situazione a quest'ora tu..>
<Io?> domanda provocandomi.
È ora di andare!
Ci interrompe Lincoln a qualche metro.
<Tu..> cerco di concludere il discorso.
<Non sai quanto vorrei farlo con te, ora.> mi provoca con fare spensierato voltando i tacchi. Lasciandomi seduto sulla roccia. Dentro di me nasce un ringhio, diretto dallo stomaco.
Così comincio a contare per cercare di calmarmi. Il risulta resta comunque abbastanza misero.

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