Chapter 8

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<Lei ti piace, non è vero? Ti piace davvero intendo, non come le altre. Non come Kelly.> suggerisce Jasper rompendo il silenzio. <L'ho capito subito sai? - insiste nonostante il mio silenzio - Da quella sera al campo, quando abbiamo bevuto insieme. Sapevo che era il tuo tipo ma non pensavo ti sarebbe piaciuta tanto.>
<Jasper..> lo richiamo senza un fine preciso.
<Starà bene. Clarke non ti vuole lì perché ha paura che tu sia di matto ma starà bene. Ne sono certo.> prosegue imperterrito.
<Ho fatto una stronzata Jasper. Se ora lei muore, io..> scuoto la testa. Confuso. Rassegnato. Arrabbiato.
<Ma non morirà, Bellamy.> risponde Jasper.
<Ha qualcosa di più. Nella testa intendo. E io ho rovinato tutto facendo il bastardo come mio solito, come con tutte le altre. Un paio di scopate mediocri. Sai che me l'ha ripetuto? Si è ricordato le parole esatte, non che fossero difficili da ricordare. Se lei ora muore.>
<Se la freccia avesse colpito il polmone a quest'ora sarebbe già morta.>
All'ipotesi mi si gela il sangue.
Merda. Non è possibile. Non posso farcela.
<Ehi, Bell, non intendevo quello. Intendo che non è nulla di grave. Ma se posso darti un consiglio, amico, Emma è bellissima, ironica e forte. Non ti vergognare.. Di lei, di te. Non vergognarti di non essere più il playboy del campo, okay? Se lei ti basta ad essere felice non vergognarti.>
Sorrido a Jasper, carico di pensieri e emozioni. <Sai cosa Jas? Quando sei così saggio vorrei che Octavia ti desse una chance, ma poi penso anche che dovrei ucciderti!>
Jasper scoppia a ridere dandomi del bastardo e io lo seguo a ruota. Rido e mi libero dall'ansia, per qualche secondo riprendo a respirare.

Clarke esce dalla navicella, ha l'aria stanca. Viene verso di noi passandosi una mano sulla fronte.
<Non fiatare, sono a pezzi. Sta bene, per quanto qualcuno perforato da parte a parte possa stare e questo puoi fartelo spiegare da Jasper, ma deve riposare, perciò no, non puoi andare a trovarla.> conclude rapida e seria la bionda.
<Grazie..> mi limito a dire.
<Forse Emma non ti fa poi così male se ti ha insegnato a dire grazie.> risponde lei andando verso la sua tenda.

È pallida.
È la prima cosa che penso. È troppo pallida. Di un pallore innaturale, inquietante. Sono passati tre giorni e non fa altro che dormire, là rare volte in cui Clarke non la seda con qualche intruglio terrestre non è lucida. Non è in se.
La guardo sdraiata su un'amaca che funge da letto e non posso che pensare che non avrei mai dovuto lasciarla da sola. Mi fermo spesso a pensare a come le cose stiano cambiando. Andiamo, tutti s'innamorano, ma non Bellamy Blake. Le sfioro il viso con delicatezza.
<Che cosa mi stai facendo?> bisbiglio.
Come se potesse sentirmi o rispondermi.
Vengo qui la notte e me ne vado quando comincia il via vai la mattina in modo che nessuno sappia che sono stato qui. Forse perché non voglio che gli altri conoscano il mio punto debole, forse perché io stesso voglio negare tutto questo cambiamento che ha portato. A tutti capita di aver paura, persino ai più forti.
Mai avrei immaginato che qualcuno potesse far germogliare in me un senso di protezione simile a quello che in genere riservo solo ad Octavia. Vorrei solo che ogni male potesse restarle lontano.

Mi strofino gli occhi sbadigliando.
<Qualcuno ha fatto serata, eh Bellamy?> domanda Murphy con fare indagatorio.
<Zitto John!> lo rimbecco al volo.
Rafforzare le cancellate del campo non è ciò che più si possa desiderare di fare dopo tre notti praticamente insonni ma è strettamente necessario.
Bellamy! Bellamy! strilla forte Jasper dall'altro lato del campo. Tutti si voltano ad osservarlo è quello si limita a farmi un gesto di assenso con il capo.
Abbandono il tronco di legno che stavo sollevando e attacco a correre verso la navicella. Varco la porta dove Jasper è appena sparito quando vado a sbattere contro la esile figura di Emma.
<Ehi velocista! Ti sembra il caso? Non so se ti hanno avvisato ma qualcuno qui ha appena rischiato la vita!> mi rimprovera con fare scherzoso portando una mano in aria come si fa nella votazione per indicare che è di se che sta parlando.
<Sta zitta, stupida.> è tutto ciò che mi esce dalla bocca prima che, noncurante degli altri, mi sporga ad abbracciarla.
Emma è rigida per poi lasciarsi andare.
Come qualcuno che davvero stenta a fidarsi e si limita a cercar la fregatura.
<Ora che sai che è viva, lasciala in pace Bellamy. Deve rimettersi del tutto.> borbotta Clark da un angolo dopodiché esce e se ne va.
Mi allontano di un passo guardandola.
<Come ti senti?> domando cauto non sapendo come siano ora i nostri rapporti.
<Come una che è stata appena ricucita, temo.> risponde prima di scoppiare a ridere. <Mi accompagni al secondo livello? Ho bisogno di stare tranquilla.>
Annuisco sbalordito dalla richiesta è dubbioso se quest'ultima comprenda o meno la mia presenza.
Emma sale lentamente le scalette fino a raggiungere il secondo livello. Li prendo una coperta dalla pila di quelle raccolte nei vari bunker e la dispiego per terra. Lei ci si siede con movimenti lenti, accettando il mio aiuto.
Seguo il suo esempio senza parlare.
È lei a farlo per prima.
<Persino ora ho voglia di baciarti, Blake.>

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