seven

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Alyssa

Stiles mi guarda ghignando, Scott mi guarda imbarazzato e l'altro tipo -credo si chiami Derek- mi guarda e basta. Se fossi un altra potrei arrossire o sentirmi in imbarazzo, ma sono io e mi hanno insegnato che abbassare la testa è segno di debolezza, devono essere gli altri a farlo, è una questione di orgoglio, e si, ci tengo molto. Scott è il primo a guardare da un'altra parte, sembra estremamente a disagio, continua a grattarsi il collo e a tenere gli occhi bassi, credo si senta in colpa per aver interrotto il momento. Stiles crolla poco dopo di lui, ma il suo sorriso non vacilla, con l'altro ragazzo invece è più difficile, rimaniamo a osservarci per un tempo indeterminato, ha i capelli neri e le spalle larghe, una leggera barba a coprirgli il volto, le braccia incrociate al petto in una posizione fiera, i miei occhi marroni immersi nei suoi verdi. Il suo sguardo non è accusatorio, nè di sfida, okay, non sono mai stata brava a leggere le persone, ma ho già visto quello sguardo in un'altra persona, e proprio per questo sapevo di potermi fidare, ed è per questo, che fui io ad abbassare la testa, non in segno di resa, ma di rispetto, seppi che lui l'aveva capito dal modo in cui rilassò leggermente le spalle. Il silenzio più totale era crollato nella stanza, sembrava che nessuno avesse il coraggio di spezzarlo -o nel caso di Derek volesse farlo- finchè, il dottor Deaton, quell'uomo tanto gentile e dal sorriso rassicurante, non decise di farlo <<Okay ragazzi, credo sia ora che torniate a casa, farò delle ricerche per vedere se riesco a scoprire qualcosa.... intanto -e guardò me e Isaac- credo abbiate molte cose di cui parlare>> sospirai, sapendo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, e per quanto volessi delle risposte, non sono sicura di essere pronta per averle. Guardai Scott salutare il dottore, si vedeva che per lui quell'uomo era quasi un padre, bastava guardarli per capirlo, esattamente come bastava vedere Derek e Stiles per capire quanto si amassero. ques't ultimo diventava particolarmente logorroico quando occhi verdi era vicino, non lo stavo ascoltando, ma gesticolava in un modo buffo che mi fece sorridere, Derek invece, non accennava un sorriso, ma i suoi occhi diventavano dolci quando si soffermavano su Stiles, adesso aveva un braccio intorno alla sua vita, e avevo la sensazione che neanche lui stesse ascoltando cosa diceva Stiles, lo guardava e basta, e sì, era proprio amore.  Qualcosa mi toccò la spalla, mi girai di scatto, Isaac mi fece un sorriso timido, dio quanto adoravo quel sorriso, e mi fece cenno di seguirlo, salutò tutti con un ciao detto a mezza voce e mi portò lontano da lì. 

Ci ritrovammo seduti sulle altalene di un parco, non un anima ad attraversare le strade, e considerando il discorso che mi stava per fare ne fui anche felice. Isaac teneva la testa bassa, le gambe lunghe si muovevano facendo dondolare leggermente il suo corpo, alcuni ricci ribelli andavano a coprire i suoi occhi e le labbra erano dischiuse -dio, dovevo smettere di guardare le sue labbra- Utilizzai tutta la forza di volontà che possedevo in corpo per distogliere lo sguardo da lui, e lo puntai sul mare di stelle che ci sovrastava <<Non ho mai capito la tua passione per le stelle>> pensai ad alta voce <<Io la tua per il mare>> mi rispose, alzando anche lui la testa, i suoi occhi brillavano più di qualunque stella, e sì, mi ritrovai un altra volta a guardarlo <<il mare è immenso, è forte, e non può essere spezzato>> lui rimase per un pò in silenzio, un sorriso sbilenco si formò tra le sue labbra, per poi essere spento poco dopo da qualche pensiero oscuro, fece un sospiro e con voce profonda disse <<il sangue non potrà mai macchiare il cielo>> una sola frase, nove semplici parole, che mi colpirono come uno schiaffo in viso e mi frantumarono il cuore nel petto. Il significato di quella frase mi distrusse, perchè sapevo a cosa si riferiva e avrei voluto non fosse così. Abbassò la testa, decisi di cambiare argomento, <<che cos'è Scott? che cosa sei tu?>> Finalmente mi guardò negli  occhi, finalmente mi potei perdere nel mio mare preferito -mi stavo rammollendo-  <<Dipende dai punti di vista, c'è chi ci considera mostri, chi degli abomini, secondo Stiles semplici idioti>> mi ritrovai a sorridere leggermente a quella parte della frase <<siamo i cattivi delle fiabe Aly>> i suoi occhi erano così profondi da far paura, e il nome che aveva usato... mi chiamava così quando eravamo piccoli, era l'unico che poteva... che può farlo. <<fammi vedere>> dissi, mi guardava con un espressione confusa, non capendo veramente cosa intendessi <<fammi vedere il mostro, l'abominio, fammi vedere il cattivo delle favole Isaac, fammi vedere quella parte di te>> mi guardava, mi scrutava, non sapevo cosa stesse cercando ne se l'avesse trovata, ma annuì, si alzò dall'altalena  e mi diede le spalle, passarono solo pochi istanti, poi le sue unghie si trasformarono in artigli. Mi alzai anche io e lentamente lo feci girare. Il suo viso era ricoperto di pelo, il suo naso dritto sostituito da uno più schiacciato, da animale, potevo intravedere delle zanne nascoste dalle labbra rosee, sussultai, le iridi azzurre erano state sostituite da un paio di occhi gialli, luminosi,  quasi inquietanti, ma non cattivi. Probabilmente scambiò il mio gesto di sorpresa per uno di paura, perchè distolse lo sguardo e cominciò a indietreggiare, non glielo avrei permesso, gli presi il braccio con una mano e con l'altra gli accarezzai il viso <<credo che tu mi piaccia di più con gli occhi azzurri, ma neanche gialli sono male>> il mio fu solo un sussurro, una persona normale probabilmente non l'avrebbe nemmeno sentito <<allora l'ammetti che ti piaccio>> mi rispose col suo mezzo sorriso, era tornato normale e non me ne ero nemmeno accorta <<neanche un pò>> gli dissi io, poi le note di thinking out loud di Ed Sheeran si diffusero dal mio cellulare, ma nessuno dei due ci fece caso, le sue labbra erano sulle mie, in un bacio dolce, di una dolcezza e delicatezza che non avevo mai sentito, ma non mi bastava, volevo di più, chiesi accesso alle sue labbra e quando me lo diede il suo sapore mi invase, inebriandomi, drogandomi. ci staccammo solo per riprendere fiato e quando fu così la sua fronte si appoggiò alla mia, e sì, potevo dire che quello fu il bacio più bello della mia vita. Non dicemmo nulla, semplicemente, mi prese la mano, e mi accompagnò a casa, in uno di quei silenzi speciali, uno di quelli in cui non parlavi perchè semplicemente non ce nera bisogno. Arrivammo davanti il portico di casa, le mie dita ancora intrecciate alle sue, non ero convinta di volerle sciogliere, sembravano fatte per stare così unite, ma fu lui a interrompere il contatto, lasciandomi un senso di vuoto del tutto irrazionale, strappò una rosa dal prato del vicino, era rosa, non del tutto sbocciata, era bellissima. mi diede un dolce bacio sulla guancia, per poi andare via, confondendosi nell'oscurità che ci circondava.



Ascoltami parlami amamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora