nine

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Alyssa

non so perchè entrai, ma devo dire che me ne pentii subito, la desolazione di quel luogo era assoluta. La porta sul retro sbatteva colpita dal vento, terra, foglie e cocci di vetro erano sparsi sul pavimento. i muri un tempo bianchi erano ora invasi dalla muffa, le ragnatele avevano preso il possesso del lampadario e quelli che credo fossero topi sgambettavano per il soffitto. Un luogo che un tempo ricordavo pieno di amore e allegria, ora era solo vuota. Quando mi avvicinai al vetro, un senso di inquietudine mi riempì il petto: alcuni pezzi erano ricoperti di sangue. Durante la mia vita avevo visto molta violenza, avevo visto risse, pestaggi, persone finite in ospedale per sciocchezze -io stessa ne avevo mandate alcune di esse- ma questo... questo era la prova definitiva di quello che avevo sperato a lungo fosse solo una menzogna, questa era la prova che satana esiste per davvero, perchè era impossibile concepire che un uomo, un uomo che io ricordavo con sempre un sorriso gentile in volto facesse del male al proprio figlio, che lo distruggesse in tal modo. E dalla negazione passai così alla rabbia, una rabbia incontrollabile che mi scorreva nelle vene, che mi entrava nelle ossa, una rabbia così forte da farmi tremare, perchè si sperai che non fosse morto solo per ucciderlo con le mie mani. Ad un tratto la sensazione di essere osservata mi fece girare di scatto, lui era lì, mi guardava con i suoi penetranti occhi azzurri, e uno sguardo leggermente accusatorio in volto <<ciao, Isaac>> dissi, ero un pò nervosa, non sapendo bene come comportarmi, non mi rispose. <<che ci fai qui?>> disse invece, non aveva un tono arrabbiato, la sua voce non era... dura, era solo curioso, di quella curiosità prudente, a cui stai attento a far domande <<salto la scuola, non si vede?>> il suo sopracciglio scattò verso l'alto, mostrando un espressione che era un mix perfetto tra sorpresa, scetticismo e sarcasmo -era davvero sexy- <<ed è  tua abitudine saltare la scuola e rifugiarti in case abbandonate?>> le sue spalle si erano rilassate, in questo momento sembrava molto più a suo agio, o almeno così voleva far credere <<è la mia passione>> risposi con un mezzo ghigno. <<non lo sapevi?>> divenne incredibilmente serio, ma che avevo detto di male? <<no, non so nulla di te>> sospirò <<chi sei?>> domandò, fu la mia volta di guardarlo stranito <<che hai bevuto Isaac?>> lui rifece la stessa domanda <<chi sei Alyssa?>> avrei tanto voluto sapergli rispondere, chi ero io? una ragazza di New York? un hacker? una dura? chi era Alyssa? <<sono solo io>> non mi ero accorta di quanto fossimo vicini, potevo sentire il suo respiro sul viso, allungai una mano a sfiorargli una guancia, avrei voluto baciarlo, avrei dovuto baciarlo, ma una domanda si ripeteva nella mia testa come una mantra, e dovevo, dovevo dargli risposta <<che cosa ti ha fatto?>> lo sentii irrigidirsi sotto il mio tocco <<lo sai>> disse solamente, evitava il mio sguardo, più cercavo di intercettare i suoi occhi, più lui si impegnava ad evitarli, alla fine mi stancai di questo gioco, gli presi il mento tra le mani, in modo da poter -finalmente- guardare il suo bellissimo e triste viso <<so quello che era scritto nel rapporto della polizia, non so cosa ti ha fatto Isaac>> i suoi occhi trasmettevano tanto dolore da far male, sembrava un cucciolo smarrito <<io...non è ho mai parlato sai?>> cominciò, aveva deciso di raccontare <<Derek mi ha salvato la vita trasformandomi... lui... aveva capito cosa succedeva, credo dall'odore...o... non lo so, Scott invece ha visto e non... non ne abbiamo mai parlato ecco>> ha visto? che vuol dire che ha visto? aggrottai la fronte, non capendo. Lui mi prese per mano <<vieni>> e mi trascinò verso una porta nel soggiorno, prima di aprirla fece un respiro profondo, ero sul punto di dirgli che non importava, che poteva evitare di parlare, quando lui abbassò la maniglia e mi trascinò nel seminterrato. Il pavimento era in cemento, oggetti di tutti i tipi erano sparsi per la stanza, una bambola di pezza -piuttosto inquietante devo dire- era sopra una sedia scassata in fondo alla stanza, c'era anche un televisore e una lampadina scoperta pendeva dal soffitto, ricordo che da bambina avevo il terrore di quel luogo. Ci fermammo davanti un enorme congelatore, e lì riprese a parlare <<Dopo che Candem è morto... papà non si è più ripreso, ha cominciato a bere...e a volte si arrabbiava, si arrabbiava molto>> gli strinsi più forte la mano <<lui non... in realtà non voleva farmi del male... lui... credo fosse convinto di farlo per il mio bene>> chiuse gli occhi, e io mi chiesi quali strazianti ricordi stesse rivivendo la sua mente, si abbassò sul congelatore e lo aprì. un verso di stupore mi uscì dalle labbra mentre portavo una mano a coprirmi le labbra e gli occhi mi si riempirono di lacrime. l'interno del freezer era ricoperto di graffi e sangue, come se qualcuno stesse cercando di scavarsi una via d'uscita <<io...sono terribilmente claustrofobico>> 

Isaac

vidi il volto di lei riempirsi di orrore mentre lacrime calde scendevano dal suo viso, la mano le tremava e quasi mi odiai per averla fatta piangere, non volevo che soffrisse, non per me. Ma una cosa mi stupì in una maniera incredibile, emanava un forte odore di rabbia e senso di colpa, non di compassione o pena, pura rabbia. Per questo mi ero innamorato di lei, sì innamorato, so perfettamente che in un certo senso non la conosco, non per davvero, ma avevo tutta la vita per farlo. La sua mano riprese la mia, in una morsa d'acciaio, e quando mi guardò, giuro che i suoi occhi non mi erano mai sembrati tanto scuri, avrebbero potuto far paura persino a Derek <<ti giuro Isaac, lo giuro sul dio dei computer, non permetterò mai e poi mai che qualcuno ti faccia ancora del male>> lo trovai quasi ironico, l'umana che difende il lupo cattivo... ma non mi importava, con lei, tutto poteva essere. La baciai, la baciai con passione, facendo diventare un semplice bacio a stampo, un intreccio di lingue e saliva, ci fermammo solo per riprendere fiato e poi ricominciare, la sua mano andò trai miei capelli tirandoli, e giuro, nulla era mai stato tanto sexy. Attraversai la sua schiena con le mani, pronte a insinuarsi sotto la maglietta, quando mi staccai -si, sono un coglione- <<Alyssa>> sussurrai, la mia voce era più roca del normale e le sue labbra gonfie e rosse per i baci <<c-credo che ci dovremmo fermare>> no, non ero un coglione, ero l'essere più idiota sulla faccia della terra <oh, am.. sì. hai ragione>> il suo imbarazzo era evidente anche senza i sensi da lupo, oltre che a idiota mi sentii un bastardo. Lei si lisciò la maglietta e cerco di aggiustarsi i capelli -ormai spettinati- senza specchio, mi sorrise, un sorriso dolce, di quelli che avevo visto sul suo volto solo da bambina, e mi trascinò fuori da quella casa, la mia casa, o quello che un tempo chiamavo tale. 

eravamo in un parco, il vento le spostava i capelli, e il suo odore di menta e sigarette mi arrivava dritto alle narici, intossicandomi, inebriandomi <<allora, Aly, tocca a te dirmi qualcosa>> un piccolo sorriso si formò agli angoli della sua bocca, sapevo quanto adorava quando la chiamavo così. Il suo sguardo vagava per il parco, soffermandosi sulle foglie cominciavano a cadere, pensando <<A new York ho conosciuto un ragazzo>> cominciò, inutile dire che la gelosia mi stava logorando dentro <<mi ricorda Derek, in un certo senso>> ora oltre che geloso ero anche stupito, veramente esistevano altre persone tanto musone? <<Aveva lo stesso portamento, quell'istinto di comandare... il modo brusco in cui rapportarsi... eppure... era una grande persona, non sò come avrei fatto senza di lui, era... era quasi un fratello, un padre... un... come lo chiamate voi lupi? a, sì, lui era il mio Alpha>> gelosia, stupore, gratitudine perchè l'aveva aiutata e ancora gelosia <<si chiamava Nathan>> l'uso del passato quando parlava di lui non mi era sfuggito... <<lui è....>> finì lei la frase al posto mio <<morto, sì, sono quasi due anni, un incidente d'auto.... che modo stupido di morire>> e in fondo aveva ragione. <<lui mi ha praticamente salvata, come Derek aveva fatto con te, ero finita in un brutto giro...ti risparmio i dettagli... fatto sta che lui è arrivato e mi ha insegnato che la vita va vissuta, che è giusto amare e che i problemi vanno affrontati>> sì, doveva essere un grande uomo. <<io credo che l'amore sia stupido, che ti rendi stupido>> non sò di preciso perchè lo dissi, forse, perchè da quando era tornata, stupido, era l'aggettivo che mi descriveva meglio <<Non ti vuoi innamorare Isaac?>> il suo sguardo non era accusatorio, solo...curioso, povera illusa <<non ho mai detto di essere una persona intelligente>>

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