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Isaac

Lei era lì, davanti a me, anche se sudata con i capelli in disordine un taglio sul braccio... era bellissima, lo era sempre stata. Era lì, era viva, aveva letteralmente affrontato un mostro per me, aveva fatto quello che credevo nessuno avrebbe mai fatto, mi ha donato il suo cuore, mi ha amato, ha fatto si che ogni paura, ogni incertezza, ogni angolo buio, semplicemente sparisse con la sua presenza. C'è una leggenda orientale che dice che nasciamo con un filo rosso legato al nostro dito e che esso ci guiderà verso la nostra anima gemella. Esistono persone però che nascono senza quel filo, che semplicemente sono destinate a restare sole; credevo di essere una di loro... bhe, forse mi sbagliavo. Ricordo che un giorno quando ero bambino, stavo andando al parco con la mamma e passammo sopra un ponte, su di esso c'era un ragazzo che stava donando alla sua amata una collana con una bussola d'argento, era molto bello. le disse che qualunque cosa fosse successa, dovunque fossero andati, quella collana le avrebbe mostrato la strada per tornare da lui. Non so cosa lei gli rispose, ero ormai troppo lontano per sentirlo, ma ricordo che dissi a mia madre che io non avrei mai regalato alla mia fidanzata una cosa del genere, perché non l'avrei mai fatta andare via. Sono ancora di quell' idea, ora che Alyssa era qui, tra le mie braccia, non l'avrei più lasciata andare

Alyssa

Una settimana era ormai passata da quel giorno e tutto sembrava andare fin troppo bene, non c'era stato nessun attacco di strane creature, nessun rapimento, persino Stiles sembrava tranquillo, per quanto uno come lui potesse esserlo. Isaac si era ripreso bene dalle ferite e io trovai un amico in Peter, stavo bene con lui, era forse la persona del branco con cui mi trovavo meglio -dopo Isaac ovviamente- secondo jackson perché eravamo inquietanti uguali - parlò l'ex kanima la cui ragazza ha un talento naturale nel trovare cadaveri- secondo me, perché aveva protetto Isaac quando nessun altro lo avrebbe fatto. Eppure quel giorno c'era qualcosa di strano nel mio e ripeto mio -dio come suon a bene- beta preferito, era nervoso ed evitava il mio sguardo come la peste... non lo so... Lydia mi disse di stare calma che sicuramente non era nulla più che una giornata storta, ma io ero preoccupata che magari si fosse stancato di me. Decisi di affrontarlo durante la pausa pranzo, così appena lo avvistai nei corridoi lo trascinai letteralmente sugli spalti del campo di lacrosse. «ora mi spieghi che cazzo sta succedendo, perché se mi vuoi lasciare lo devi fare subito!» lui mi guardò in stato confusionale «lasciarti? Noi non stiamo mai stati insieme» disse, in quel momento il mio cuore smise di battere, non si frantumò, smise completamente di esistere, non avevo più un cuore, solo un enorme buco nero al centro del petto. Misi le cuffie alle orecchie e cominciai ad allontanarmi, le note di wherever you are dei 5 second of summer a tentare di lenire il mio dolore, sto bene mi ripetevo, è solo un ragazzo come tanti altri continuavo, smettila di dire cazzate rispondeva quella stupida vocina nella mia testa. Ero a metà strada per rientrare nell'edificio scolastico quando venni afferrata per il braccio, lo avevo riconosciuto dalla presa abbastanza decisa da non lasciarmi scappare ma pur sempre delicata per non farmi male, questo comunque non mi fermò dal girarmi e tirargli un pugno dritto al naso, fece un verso di dolore, gli avevo fatto male, bene. «che vuoi ora?» chiesi con voce dura. Fece un passo indietro «non mi hai lasciato finire» Perché c'era altro? Inarcai un sopracciglio, lui si passò una mano tra i capelli, nervoso «noi non stiamo insieme perché non te l'ho mai chiesto» ora sì che mi sento meglio, 100 punti a grifondoro, complimenti, hai vinto il premio di stronzo più stupido dell'anno. «non c'è mai stata la possibilità di farlo...» continuò «quindi... mi stavo chiedendo... Alyssa Jessica Green, vuoi uscire con me?» lo guardai storto «vuoi dire un' appuntamento? Con fiori e tutto il resto?» si grattò il collo in evidente imbarazzo «bhe... si» mormorò. Non dissi niente, semplicemente lo afferrai per il colletto e lo baciai. Non mi importava il suo passato, non mi importava se era un lupo mannaro, non mi importava nemmeno che gli amori liceali hanno la possibilità di durare quanto quella di vincere al superenalotto, mi importava solo che quella sera quando mi riportò a casa e mi baciò sotto un mare di stelle, eravamo solo noi, eravamo il nostro lieto fine, in quel momento, eravamo il nostro per sempre.

Ascoltami parlami amamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora