Capitolo 5

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Le soavi note si diffondono per la casa, immensa, come se fossero il melodioso lamento di colui o colei che avevo intuito cercasse di scappare.
Apro leggermente la porta, che scriocchiola, e seguo questa musica.
Davanti a me, due ante di legno bianco con dipinti fiorellini rosa sono l' unico ostacolo che mi separa dal pianoforte. Faccio pressione sulla maniglia d' ottone ed entro.
Non ho bussato, mi sono permessa di interrompere così un insieme straordinario di suoni.
Un pianoforte a coda, anch'esso bianco, smette di suonare, e due occhi color nocciola mi fissano.
- Scusami, non volevo disturbarti.
La minuta figura diventa paonazza. Una bambina, dalle gote rosse, indossa un vestitino rosa. Sembra un confetto, avrà massimo otto anni, ma suona lo strumento divinamente bene, e anche se non me ne intendo, credo che abbia una dote soprannaturale. Non dice nulla, le morbide labbra cercano di schiudersi per creare delle parole, ma si bloccano puntualmente.
- Melody! Ti ho detto mille volte di usare la sordina!
Una voce sgraziata e stridula, irrompe nella sala, facendo trasalire la ragazzina e anche me.
- Scusami mamma...
Dice mortificata.
- Faremo i conti più tardi. Tu devi essere la ragazza per l' intervista.
- In realtà è una ricerca, comunque sì, sono io.
Annuisce distratta, poi si rivolge alla figlia, dicendo:
- Per ora smetti, ma sappi che suoni come una dilettante, dopo riprendi e farai quello che dico io, non queste sonfonie mediocri.
- Perché non posso suonare quello che mi piace?
Balbetta Melody. Certo che hanno davvero molta fantasia. La chiamano Melody e le fanno suonare il pianoforte.
- Disturbi gli ospiti.
Ringhia acida la signora, che, avvolta in una folta pelliccia, assomiglia ad un orso più che ad un essere umano.
- Guardi, un realtà non disturbava affatto. Non sono un' esperta, ma credo che sua figlia abbia un grande talento.
Mi fissa gelida, con gli occhi pesanti per tutto quel mascara, e delle rughe contrariate prendono forma sul viso impiastricciato di cosmetici e creme costose.
- Allora non sarà un disturbo se verrà in salone per suonare.
- Certo che no...
- Hai visto? Così ti eserciti anche per la prossima competizione.
- Va bene mamma.
Prende dei fogli e si dirige composta verso la sala. Io seguo "l' orsa" nella sua tana, Viola fa capolino dall' altra stanza e mi viene incontro.
Prendo posto su un comodo sofà, la mia amica fa lo stesso e si siede accanto a me. Melody corre al pianoforte, lo sgabello in pelle è troppo alto per lei, così deve arrampicarsi prima di riuscire ad arrivare ai tasti.
- Allora, ditemi come posso aiutarvi.
- Dunque, stiamo trattando un tema molto importante, quello della società, così abbiamo deciso di porre delle domande alla vostra famiglia, per capire se, in poche parole, ricchi si nasce o si diventa.
Nemmeno mi fa finire la frase, e già comincia a fare la donna aristocratica.
- Beh, mio marito è un noto avvocato, ha vinto molte cause, così ha accumulato un bel patrimonio, che abbiamo unito con le nostre rispettive eredità, per ristrutturare questa villa appartenente alla famiglia Smith da oltre cinque generazioni. Abbiamo inoltre una fiorente azienda agricola di cui mi occupo personalmente, così le nostre entrate sono molteplici.
- Avete mai sostenuto iniziative di beneficienza?
- A volte nostra figlia si esibisce in concerti benefici, ma secondo noi per questo tipo di eventi Melody è sprecata. Suona il pianoforte da quando aveva quattro anni, ha vinto moltissime competizioni, e a volte si diletta a comporre sinfonie, come quella di prima, ma ovviamente è ancora giovane ed inesperta.

Sono inorridita dal modo in cui questa pezzente esibisce la figlia come fosse un oggetto d' antiquariato acquistato ad una costosa asta. Sono inorridita per l' altezzosità, la vanità e la povertà d' animo che risiede in questa persona mediocre. E mi dà il volta stomaco sapere che in molti hanno poco e in pochi hanno molto, e che questi pochi siano esseri disgustosi e superficiali.
- Bene, noi avremo finito.
- Come?! Di già?!
Vorrei buttarle addosso tutto il mio disprezzo, se qualcuno non stesse suonando alla porta.
Melody smette di suonare e comincia a piangere.
- Lo vedete come vivo? Non mi fanno uscire, non vado a scuola, prendo lezioni private a casa e vivo rinchiusa qui, senza poter avere la libertà di vivere. Mi hanno chiamata Melody perché suonassi il pianoforte, come mia nonna paterna aveva chiesto in punto di morte, non mi danno lo spazio per vivere. A me piace suonare, ma sta diventando un obbligo ed un' ossessione. Mi fanno suonare ovunque, in concorsi con ragazzi più grandi e più esperti di me, e se perdo mi sgridano e mi fanno studiare ancora di più. Portatemi via, vi prego.
Le lacrime scendono copiose e inarrestabili sul suo viso.
- Mio padre poi... è fissato con la magia. La vede ovunque. Ha un laboratorio segreto dove tiene oggetti inutili e cose che ritiene talismani. È completamente pazzo.
Io e Viola ci fissiamo.
- Melody, io ti aiuterò ad uscire da questo posto, in cambio tu mi aiuterai a entrare nel laboratorio di tuo padre. Ora però smetti di piangere, se tua madre ti vede, non credo che ti consolerebbe.
Annuisce debolmente, però nel suo sguardo c'è una piccola scintilla di gratitudine e riconoscenza. Quando l' orca ritorna, salutiamo velocemente e io fisso Melody, facendole l' occhiolino.

- Santo Cielo... non ne potevo più!
Dice Viola tirando un sospiro di sollievo.
- Pensa che io ho a che fare con gente snob come loro ogni volta che al castello viene organizzata qualche stupida cerimonia.
- Come vuoi fare con la bambina? Mica la ospiterai in casa!
- Certo che no! Ti pare una cosa possibile? Mia madre mi ucciderebbe.
- Già... È tardi, devo tornare a casa...
- Va bene, vai, non preoccuparti, io mi avvierò con più calma.

Dopo qualche minuto mi avvio verso casa, quando una voce mi chiama.
- Ei! Aspetta!
Mi volto, e vedo Melody che mi chiama a gran voce. Approfittando dell' oscurità, volo verso la finestra, dove lei mi guarda ad occhi aperti.
- Allora mio padre non è pazzo...
- Adesso non preoccuparti di questo. Tuo padre ha rubato una cosa che a me serve, mi devi aiutare a recuperarlo per riportarlo ad una persona importante.
- Sì va bene...
- A mezzanotte e mezza verrò a questa finestra, e tu dovrai farmi entrare... in cambio ti darò una cosa molto preziosa.
- Come ti chiami?
- Io sono Clhoe. La ragazza che era con me Viola. Mi fido di te Melody, mi aspetto che tu faccia altrettanto.
- Va bene, ci vediamo stanotte.
Annuisce decisa.
Non posso credere che mi sto affidando ad una piccola di otto anni...

L' Acqua e il Fuoco: Il Segreto Di IgnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora