Prologo

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La notte era nuvolosa, e anche gelata. Ignes era avvolta in un mantello nero, e si dirigeva verso una porta tra due figure altrettanto scure. Di vicoli come quelli ce ne erano a migliaia: quello in particolare le ricordava la stradina che portava al bar di Tom, anche se in realtà in comune non avevano un bel niente. La strada era tortuosa, piena di curve, e il lastricato, livellato dal passaggio di carri e persone, era incredibilmente scivoloso per colpa della pioggia. Si sentì un tuono in lontananza. Sui tetti delle case e sui davanzali delle finestre erano appollaiate le più strane specie di volatili: da corvi a gufi, ci si poteva imbattere persino in avvoltoi. Uno di questi planò sulla ragazza, spaventandola. «Via, bestiaccia!» tuonò Neridiana, scacciando l'uccello con un gesto sgraziato del braccio. Eppure quel corpo era identico a quello di Floridiana...
Iniziò a piovere. «Presto» le esortò Stria, sibilando minacciosamente la "s". Si voltò, e tra le pieghe del mantello la fata del fuoco vide un occhio marrone e l'altro verde. In fondo si ergeva un muro di mattoni, ed era incredibilmente storto. La parte di destra era irrimediabilmente più alta di quella di sinistra. Un passaggio sotto un arco a volta era sbarrato con una grata altrettanto scomposta. La regina delle streghe salì dei gradini senza spigoli, di forma ovale, sulla sinistra. I suoi passi si incontrarono con il suolo bagnato, facendo il rumore delle pozzanghere calpestate. Un'insegna sbiadita in ferro battuto penzolava e oscillava minacciosamente sopra le loro teste seguendo il movimento del vento. Cigolava terribilmente, oscurando, quando arrivava in alto, il pallore della luna che si faceva strada a fatica tra le nuvole. Ignes sentì il mantello bagnarsi. Stria bussò alla porta con i cardini di acciaio. Questi sembravano dei fiori che si irradiavano lateralmente nel portone. Il silenzio della notte fu interrotto dal battito assordante del battente d'ottone. Che sia il mio cuore? Pensò dubbiosa la ragazza dai capelli rossi. Un'apertura venne scoperta all'altezza delle iridi bicolori della strega. «Siamo chiusi» gracchiò la voce di una donna. La regina non proferì parola, e la locandiera sussultò. «Vostra Oscurità! Entrate, presto!» si sdilinquì. Il chiavistello scattò e la porta mostrò ciò che celava: una stanza con al centro un grande tavolo unto e ricoperto di polveri e ampolle. Nel camino ardeva un fuoco, e sopra bolliva un calderone nero come il carbone. La proprietaria, tozza e grassa, aveva capelli grigi, sporchi, le mani grinzose e piene di calli, un naso enorme e due occhi cattivi. Si rifiutò inconsciamente di entrare, e quando Neridiana le posò una mano sulla schiena e la sospinse leggermente a varcare la soglia, la ragazza capì che non poteva tornare indietro.
«Potrei...»
«No». Stria interruppe la donna, che si strofinava le mani come se stesse pianificando qualcosa di malefico. «Va' a chiamare il ragazzo» ordinò. Quella si congedò con un inchino e zoppicò verso una porta. La richiuse alle sue spalle e si sentì che percorreva dei gradini. Fuori il temporale imperversava. La regina si tolse il mantello, rivelando un vestito rosso vermiglio e una chioma altrettanto vivace. Non era il rosso scuro di Acquaria, ma nemmeno l'arancione di Ignes. Diede il suo cappotto a Neridiana che lo poggiò su un attaccapanni insieme al suo. Poi prese una sedia e la avvicinò al camino. «Mia signora...» la invitò a sedersi. Quella scosse il capo: «fa' mettere la ragazza». Ignes si mosse come un automa, ed esguì gli ordini. La porta si aprì e ne uscì la locandiera, sempre con passo lento e scoordinato, lasciando che un ragazzo alto e prestante facesse il suo ingresso. Aveva i capelli ramati pettinati in un ciuffo ordinato. Indossava una divisa da Generale Nero, con la giacca e i pantaloni color carbone e una fascia rossa. «Jackson Miller...» sussurrò la Maggiore, balzando in piedi. Le venne rivolto, attraverso iridi color nocciola uno sguardo indecifrabile. «Il suo nome adesso è Malus» rispose Stria passando un dito sulle medaglie del ragazzo. Lei non poté far a meno di pensare a quando ne appuntò di simili sulla divisa della sorella. «Dovrai stare con lui per un po'» le disse. «Perché?» chiese spaventata, con ancora indosso il mantello zuppo. «Perché dove abita lui nessuna Clhoe potrà raggiungerti. Sarai al sicuro» sentenziò. «Nemmeno tu dovrai sapere la strada per arrivarci» proseguì in tono piatto. Neridiana le mise le mani davanti agli occhi, sussurrò un incantesimo e tutto diventò buio.

L' Acqua e il Fuoco: Il Segreto Di IgnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora