Capitolo 8

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Capitolo 8

Aprii gli occhi la mattina successiva avendo completamente dimenticato che Marco stava dormendo nel mio stesso letto. Me ne ricordai solo quando mi resi conto che il mio braccio sinistro, rimasto chissà quanto sotto al suo corpo durante quella notte, era completamente intorpidito, ma nonostante mi sentissi leggermente dolente non mi mossi. Lui era lì, ancora profondamente assopito rivolto verso di me in bilico sul bordo del materasso.

Quando ero arrivata a Milano non mi ero minimamente posta il problema di avere un materasso singolo, perché non avevo immaginato che poche notti dopo mi sarei ritrovata in quella situazione, ma aver dormito assieme a lui mi aveva in un certo senso resa più positiva del solito.

Dalla cucina arrivavano i classici rumori che Franz faceva ogni singola mattina mentre cercava di prepararsi la colazione, e immaginavo soltanto alla faccia che avrebbe fatto quando avrebbe visto comparire Marco in cucina di lì a poco. Il fatto che Franz non conosceva Marco rendeva le cose più semplici, anche se si erano incontrati solo per qualche minuto la sera prima, ma per lo meno non sarebbe rimasto basito ad osservarlo ogni qual volta se ne fosse presentata l'occasione, perché per Franz, Marco, era una persona come qualsiasi altra.

Mi alzai silenziosa dal letto dopo istanti snervanti passati nel tentativo di estrarre il mio braccio da sotto il corpo di Marco cercando di non svegliarlo e mi mossi in silenzio sino alla porta.

-Te la svigni?- mugugnò Marco. La camera era nella penombra, ma a giudicare dalla voce anche lui sembrava di buon umore.

-Buongiorno- dissi salutandolo con un gesto della mano, mentre l'altra era ancora appoggiata alla maniglia.

Aprì gli occhi e mi guardò con la fronte corrugata. Se c'era una cosa che era uguale per tutti era l'espressione di confusione appena svegli.

-Vieni qui- aprì le braccia e rimasi immobile per qualche istante; dopo qualche tintinnamento tornai al letto e mi inginocchiai sul materasso di fianco a lui.

Mi afferrò per un fianco e fece forza affinché mi coricassi al suo fianco, poi mi schioccò un bacio sonoro sulle labbra.

Rimasi immobile mentre stava a mezzo busto su di me continuando a giocare con i miei capelli e accarezzandomi la fronte spostando i ciuffi disordinati. Non riuscivo a non fissarlo mentre stava a pochi centimetri da me ad osservarmi.

Lo strinsi a me e sentii che la sua pelle scoperta era fredda. Aveva dormito in intimo, essendo stato quel 'pigiama party' un fuori programma e al risveglio avevo notato che nel corso della notte mi ero accaparrata metà delle coperte lasciandolo mezzo scoperto. Allungai una mano alla ricerca del piumone e lo tirai su fino a coprire entrambi e lui si coricò con la testa nell'incavo del mio collo, continuando a stare per metà su di me. Stava tremando per via dei brividi evidentemente e rimase accoccolato per quelle che sarebbero potute essere ore.

Verso le dieci del mattino Franz uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle con una certa forza. Sicuramente gli era scappata la presa, ma svegliò nuovamente me e Marco che apparentemente aveva ripreso il calore che aveva perso prima.

-Non per interrompere tutto questo, ma devo fare pipì- dissi quasi immediatamente. Lui mugugnò qualcosa che non capii, ma si spostò permettendomi di alzarmi.

Corsi in bagno e successivamente decisi di andare spedita in cucina per preparare una caffettiera. Era un secolo e mezzo che non mi sentivo così sveglia di mattina, ma forse era semplicemente il dolce segno che le braccia di Marco fossero il posto ideale dove addormentarsi.

In realtà mentre aspettavo che Marco comparisse in cucina pensai se mi fossi dovuta sentire a disagio. Insomma, non pensavo davvero potesse succedere di dormire con lui dopo due mesi di silenzi, dopo esserci rivisti solo il pomeriggio prima. Mi domandai se di nuovo non stessimo correndo troppo, perché avevamo visto cosa era successo l'ultima volta.

Ero talmente presa dalle mie paranoie che nemmeno mi resi conto che Marco era entrato in cucina ed ora mi stava osservando.

-Il tuo amico non c'è?- mi domandò indicando verso il corridoio che portava alle camere da letto. Alzai le spalle.

-Credo sia uscito- la caffettiera aveva cominciato a gorgogliare e Marco la spense.

-Fai fare a me. Ti farò il caffè più indimenticabile della tua vita- aveva cominciato a muoversi mettendomi in disparte. Mi appoggiai al tavolo e rimasi a fissare la sua schiena nuda davanti a me. I muscoli e le ossa si muovevano ogni qual volta compiva un movimento e non potei fare a meno di pensare che in quei mesi doveva aver intensificato la palestra e il tennis, perché era più scultoreo di quanto ricordassi. E mi fu surreale pensare che Marco fosse così ostinato a volere me, anziché qualsiasi altra persona.

-Ho pensato alla tua proposta di fuga a caso- disse mentre continuava a darmi le spalle –eri seria quando me lo hai detto?- domandò.

-Perché pensi che stessi scherzando?- si era voltato verso di me posando una tazzina sul tavolo.

-Non che stessi scherzando. Più che altro perché così in fretta?- continuò ed io sentii impossessarmi dalle insicurezze. Glielo avevo chiesto così, senza pensarci, ed ora mi sembrava una cosa davvero stupida.

-Non lo so- dissi sedendomi al tavolo prendendo il mio caffè. Lui si era seduto di fronte a me e continuava a fissarmi. Mi aveva detto deliberatamente che non riusciva a capirmi, ma non capivo perché non dovesse cogliere la palla al balzo e accettare senza fare troppe domande.

-Se non vuoi non fa niente- alzai le spalle raschiando il cucchiaino sul fondo della tazzina cercando di recuperare lo zucchero. Per tutta risposta alzò un sopracciglio.

-La smetti di fissarmi?- domandai alterata. Il fatto che non stesse assecondando la mia proposta di andarcene mi stava facendo venire il cattivo umore.

-Non posso guardarti?- mi sorrise e sentii il suo piede toccare il mio ginocchio nel tentativo di darmi fastidio.

-No- risposi freddamente.

Il mio telefono vibrò ed entrambi ci alzammo in fretta e furia per arrivarci per primi, scaraventandoci rapidamente vicino al lavandino dove il mio cellulare era appoggiato. Marco, che mi superava in altezza di mezzo chilometro, non dovette far altro che allungare un braccio ed io vidi il mio telefono sparirmi da sotto il naso poco prima che potessi afferrarlo. Tanto per fare il simpatico, lo aveva portato in alto sopra la sua testa ad un'altezza a cui io non sarei potuta arrivare nemmeno arrampicandomi addosso a lui.

-Ma cosa stai facendo?- era irritante; si stava comportando come un bambino e non pareva volesse smettere.

Lanciò un'occhiata allo schermo del mio telefono, poi me lo passò sbuffando.

-Tedesco, tedesco e tedesco- commentò deluso.

Recuperai l'aggeggio e aprii il messaggio che mi aveva mandato Franz. Un po' ne fui stupita, perché nemmeno credevo avesse il mio numero.

"Sonoa Teatro. Carlo ha organizzato un'uscita tra musicisti. Sei invitata. Dai conferma'


A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora