Capitolo 31

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Capitolo 31

Finalmente ci sedemmo, eravamo tra gli ultimi ad essere arrivati e dopo qualche minuto le luci si soffusero. Il programma era quello di una cena, apparentemente, mentre sul palco sarebbero stati chiamati a ritirare premi o a parlare determinate persone.

Marco non sapeva niente, ma era certo che lo avrebbero chiamato per ritirare qualcosa perché era ovvio che ovunque andava o qualunque cosa facesse vinceva un premio. Per un istante mi domandai chi avesse avuto la folle idea di unire una cena e una premiazione nello stesso posto e alla stessa ora. Insomma, quanti di quelli sarebbero andati a ritirare qualcosa con una cozza attaccata ad un dente? Risi da sola mentre Marco mi guardava con sguardo interrogativo.

Al nostro tavolo c'erano altri cantanti famosi accompagnati da consorti o fidanzate e riconobbi negli sguardi di quelli che come me erano lì per sostenere la persona amata la stessa paura che avevo io. Ci lanciavamo sguardi solidali mentre i nostri 'ragazzi' parlavano di cose che noi in fondo non potevamo capire e quando il presentatore cominciò a parlare nella sala calò il silenzio.

Nel corso di quei minuti di apertura mi osservai attorno: in realtà eravamo tutte marionette addestrate per far credere quell'evento più esaltante di quanto non fosse. Ridevamo a battute che non erano divertenti e ci fingevamo interessati ad argomenti di cui non ci importava nulla. Il mondo dello spettacolo in fondo era così, tutta finzione basata sul mostrarsi per quello che realmente non si era, perché a sentir parlare quelli che mi circondavano era logico che non corrispondessero davvero agli stessi che parlavano quando erano su un palco.

Ma Marco non era così, lui era genuino, puro in un certo senso. Non era in grado di fingere di essere qualcun altro e da quando lo avevo conosciuto era sempre stato lo stesso che avevo visto sul palco con la differenza che ora mi era dato sapere i motivi che magari lo portavano ad avere sguardi tristi o allegri, mentre prima non mi era concesso.

Le premiazioni e i riconoscimenti spaziavano in diversi campi toccando il mondo del cinema, della scrittura ed infine della musica. Avevano assegnato titoli per diversi motivi, alcuni anche allucinanti, ma quando arrivarono alla musica strinsi appena la mano a Marco che mi sorrise nervoso. Quando chiamarono il suo nome eravamo ormai arrivati al dolce, anzi, lo avevamo quasi finito ed era ovvio che lo avessero tenuto per ultimo perché l'evento era in diretta televisiva, quindi l'Esercito aveva un certo peso sull'audience della diretta. Lui si destò un istante, poi si alzò camminando spedito attraverso i tavoli e stringendo mani che si congratulavano con lui. Salì gli scalini di corsa e sorridente incontrò il presentatore che gli stava porgendo un premio a forma di nota musicale. Lo stavano premiando come artista che aveva collezionato più platini nel corso della carriera e ne aveva già ricevuto uno per il disco che sarebbe uscito dopo qualche giorno che era stato prenotato con foga da chiunque, me inclusa.

-Non me lo aspettavo- guardò il premio compiaciuto –e ovviamente ringrazio chiunque abbia contribuito alla creazione di uno dei cd che ho pubblicato in passato e del disco che uscirà a breve- mi lanciò un'occhiata pur essendo distante e finalmente ottenni la risposta che tanto stavo aspettando. Quello sguardo, seppur fugace, era la conferma che nel nuovo disco aveva scritto qualcosa su di me e la cosa mi mandò in estasi, ma mi affollò contemporaneamente di domande, perché mi chiedevo cosa dicesse effettivamente di me.

Terminò il suo discorso e tornò al tavolo mentre noi altri eravamo in piedi ad applaudirlo. Di nuovo sulla strada strinse mani e abbracciò persone, condivise sorrisi e rise di gusto a qualcosa che ogni tanto gli dicevano.

Mi raggiunse e posò il premio sul tavolo. Io continuavo a guardarlo applaudendo, ma inaspettatamente mi diede un bacio davanti a tutti, mentre i presenti ululavano facendosi sentire. Che mi importava? Tanto il rossetto se ne era andato da un pezzo.

L'unica cosa di cui ero certa mentre finalmente ce ne stavamo andando, era che avevo fame. Quella cena aveva fatto pena ed ora anche il mio stomaco si faceva sentire. Marco lo notò e ridacchiò guardandomi.

-Che c'è? Sto solo morendo di fame- gli sorrisi. Tutto sommato il bacio che mi aveva dato davanti a tutti mi aveva resa allegra, felice del fatto che ormai non gli importava più niente di nascondermi. La macchina procedeva a rilento, ma eravamo già belli che distanti dall'evento del Gala quando mi guardò divertito.

-Ti va un kebab di fortuna?-

L'auto si arrestò nei pressi di una zona ancora non molto trafficata. Era giovedì sera, quindi era piuttosto normale che non ci fossero molte persone in giro e ciò rese tutto decisamente più facile. Scendemmo dalla vettura e mi guardai di fronte. C'era un kebabbaro davanti a noi deserto ed entrammo spinti entrambi dalla fame. Il proprietario, un egiziano con un nome piuttosto diffuso dalle sue parti, ci accolse con un gran sorriso.

-Che, siamo ancora in tempo per due kebab, Mohammed?- urlacchiò Marco. Quello gli fece l'occhiolino. Marco doveva essere andato diverse volte in quel posto, perché sembrava di casa e quando parlava col proprietario usava termini piuttosto colorati che tanto stonavano con gli indumenti che indossava.

Consumammo la nostra seconda cena ridendo di noi stessi che in quel luogo, in quel momento, sembravano due pesci fuor d'acqua. Insomma, eravamo tirati a lucido ed eravamo in un luogo che odorava di cipolla in ogni angolo, ma poco importava perché eravamo entrambi felici.

-Non vedo l'ora di sentire le tue impressioni- mi disse; io che divoravo quell'affare come se non mangiassi da mesi.

-Sinceramente?- gli chiesi. Lui annuì. Non mi piaceva l'idea che volesse sapere i miei reali pensieri su quanto avevo appena vissuto, ma se ne era così sicuro ero pronta ad assecondarlo.

-Sono felice che tu abbia vinto, te lo meriti e per lo meno sei stato premiato su qualcosa di reale. Hanno premiato la gente a caso e quelli al nostro tavolo mi stavano sul cazzo da morire- lui alzò gli occhi al cielo, e ancora non avevo terminato –ah, e quella Sofia. Dille pure che se non la smette di fissarti con la bava alla bocca la farò sparire facendolo sembrare un incidente- lui scoppiò a ridere il che mi sere più serena.

-Te ne sei accorta, eh?- mi chiese. Ma certo, non ci voleva un genio per capire che sguardo fosse quello che la assatanava tanto –poi sarei io quello geloso- mi guardò di sottecchi ed io alzai le spalle.

-Scusa se il mio ragazzo è solo il più dolce e figo in circolazione, eh- gli sorrisi. Lui sembrò imbarazzato dal complimento ma ne sembrò comunque contento.

Era una cosa che avevo messo in conto ma mai realmente affrontato. L'essere in una storia con lui mi continuava ad essere tanto surreale quando impossibile e per settimane se non mesi mi aspettavo sempre che mi lasciasse così, su due piedi. Per quel motivo non avevo mai realmente pensato a tutta la concorrenza che c'era in giro. Insomma, al di là della musica che può o non può piacere, solo un'idiota non avrebbe ammesso che Marco era davvero un gran bel ragazzo. Lui era affascinante sempre, persino quando dormiva o faceva boccacce, mentre chiunque altro se cercava di imitarlo risultava essere un bidone del non differenziabile.

-Domani ti spaventerai vedendomi senza tutto questo trucco in volto- gli dissi tornando alla realtà. Insomma, quella sera tra tutte quelle personalità di spicco ero passata per una gran bella giovane donna, mentre nel reale, nel quotidiano, non ero certo diversa da qualunque altra ragazza normale. Lui mi guardò torvo.

-Ma statte zitta- disse finendo il suo kebab.

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A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora