Capitolo 11

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Capitolo 11

Guardammo Les Miseables bevendo succo di arancia per tutto il pomeriggio. Per riflesso della situazione in cui mi trovavo, Marco mi aveva tenuta stretta a sé per tutto il tempo non lasciandomi per un microistante.

Anche se stava ancora lavorando al nuovo cd, sembrava avesse più tempo libero rispetto alla primavera prima perché nel corso di tutto il tempo il suo telefono non vibrò una singola volta.

-Hai scritto di me nel nuovo disco?- gli domandai non riuscendo più a trattenere la domanda.

Era una cosa a cui avevo pensato spesso sin da quando ci eravamo separati nuovamente perché lui doveva andare a Los Angeles per incidere. Mi aveva ossessionata la cosa perché le cose fra noi erano sempre state così strane da lasciarmi un punto interrogativo enorme a riguardo, principalmente perché non sapevo se avrebbe scritto di me in bene o in male.

-Non posso dire niente- rispose con sufficienza, ma con un sorriso stampato in volto che non mi chiarì affatto le idee.

-Dai solo un piccolo indizio. Uno piccino piccino- che poi mi stavo sentendo stupida, perché se alla fine della fiera non avesse scritto niente su di me sarei passata proprio per demente a fargli tutte quelle lagne per saper qualcosa.

-No- non era disposto a rivelare niente era chiaro.

-Io tra poco devo andare- suggerii e come previsto mi lanciò un'occhiataccia.

-Sei seria? Non sono sicuro che la cosa mi stia bene- disse con sicurezza come se il suo parere potesse davvero fare la differenza.

-Certo. Ho deciso che affronterò Franz con indifferenza; si, è la cosa migliore- per lo meno ne sembravo del tutto certa tanto da non dare a Marco il pretesto di ribattere –ah. Poi stasera vedrò Andrea perché mi deve dare dei cd che gli ho chiesto in prestito. Quindi lo sai- sussurrai mentre mi stavo alzando dal divano, lasciando le sue braccia tanto confortevoli.

-Ma non potresti frequentare più donne? Vedi solo uomini, come quelli di ieri sera, come Franz o come Andrea. I migliori proprio- disse con tono annoiato. Per lo più aveva rivolto il disappunto a chiunque e non solo ad Andrea.

Magari si aspettava che gli chiedessi di passare da me e mi diede a vedere che voleva apparire come un fungo in quello che avrebbe ritenuto un luogo di mani lunghe di lì a qualche ora, ma in fondo aveva fiducia in me. Insomma, solo un'idiota avrebbe preferito chiunque a Marco.

Entrai nell'appartamento cercando di fare meno rumore possibile, ma mi ci volle ben poco per capire che Franz non era in casa. Tirai un sospiro di sollievo perché dalla sera precedente lo avevo ben evitato ogni qualvolta mi fosse possibile. Magari aveva capito di aver fatto una gaffe ed ora si vergognava terribilmente. La cosa non sarebbe stata affatto male, a pensarci bene.

Cenai rapidamente nonostante il litro buono di succo che avevo ingerito nell'arco del pomeriggio mi pesasse ancora sullo stomaco e sistemai la cucina prima che Andrea arrivasse.

Andrea entrò quatto quatto sospirando un breve "permesso" e dopo aver appurato che il coinquilino tedesco di cui gli avevo parlato non era in casa tornò l'Andrea aperto di sempre.

-Quindi Mengoni ha chiesto simpaticamente a me se tu fossi a Milano, quasi fosse un agente di spionaggio, vi siete incontrati e vi siete rimessi insieme?- aveva riassunto molto banalmente mezz'ora dopo. Io annuii.

-Ed ora convivi con sto tizio tedesco che ti fa il filo ignorando che, onestamente, comparato a Mengoni assuma più o meno lo stesso valore di un due di picche?- continuò. Io ridacchiai.

-Ma poi devi vederlo, cazzo. Non l'ho detto a Marco per ovvie ragioni, ma mi fissa in continuazione, mi saluta come se si aspettasse che gli cadessi ai piedi da un momento all'altro e suppone che sia cotta di lui! Cioè, ma ti prego!- gli diedi corda esasperata e lui rise.

-Ma non ti crea disagio sapere che condividi le stesse mura di quel coso?- chiese.

-Andrea, a casa mia mi comporto come una ladra. Cammino in punta di piedi nella speranza di non ritrovarmelo davanti e quando sento il minimo rumore mi ficco in camera. Non so nemmeno come fare- affondai la testa sopra le mani, lasciando che il peso del capo fosse sorretto dalle braccia appoggiate al tavolo.

-Lanciagli una mitragliata di wurstel se ti infastidisce- suggerì e il pensiero di Franz sommerso da wurstel mi divertì da matti.

Il mio telefono vibrò e vi lessi il nome di Marco. Stranamente era il primo messaggio che mi scriveva da quando avevo lasciato il suo appartamento.

"Tutto a posto? Se qualcuno ti infastidisce dimmelo che uso le maniere forti" il tutto seguito da un emoji di un pugno chiuso.

"Tutto perfetto J" risposi.

Eppure mi sembrava che Marco si stesse sforzando di apparire calmo, perché mi aveva sempre dimostrato un certo astio nei confronti di Andrea e dire che aveva assunto un color violaceo dicendogli che Franz mi trovava carina era dir poco. Quindi i casi erano due: o stava facendo finta di essere tranquillo, oppure stava semplicemente facendo progressi.

Forse il non aver funzionato in passato ci era davvero servito a qualcosa e come 'coppia' stavamo raggiungendo finalmente una certa maturità lasciando da parte i comportamenti infantili, ma la cosa continuava ad insospettirmi.

La porta di casa scattò ed io e Andrea ci voltammo giusto in tempo per vedere un Franz fradicio d'acqua dalla testa ai piedi far capolino nell'ingresso. Osservò attentamente Andrea, poi mi guardò distrattamente. Si allontanò rapidamente in camera sua senza sprecarsi troppo in saluti.

Andrea mi guardò spalancando gli occhi ed alzando un sopracciglio.

-Scusa, ma che soggetto è?- mi domandò. Doveva essersi beccato la pioggia, almeno lo speravo per lui, perché presentarsi completamente bagnato non era il miglior modo di presentarsi.

-Ora comprendi- dissi.



A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora