Capitolo 13
Entrai in casa seguita a ruota da Marco, incontrando immediatamente con lo sguardo chi non avrei voluto vedere: Franz era seduto sul divano col piede fasciato su una sedia. Ci vide e lanciò un'occhiata sicura verso Marco. Probabilmente si stava chiedendo se gli avessi detto che mi aveva baciata, ma speravo per davvero non avesse fatto strani riferimenti. Potevo però star tranquilla che non parlassero propriamente la stessa lingua, quindi in fondo andava bene lo stesso.
Entrai in camera trascinandomi dietro Marco, il quale impiegò due secondi per chiedermi di Franz.
-Ma che si è fatto?- indicò oltre la porta ormai chiusa.
-Si è rovesciato addosso qualche piatto. Avevamo la cucina tutta sporca di sangue, uno schifo proprio- dissi cominciando a sfilarmi la maglia che indossavo, aprendo l'armadio davanti a me. Mi girai verso Marco che mi stava osservando incuriosito.
-Come devo vestirmi?- gli chiesi. Lui per tutta risposta si era imbambolato ad osservare il mio fisico mezzo scoperto.
-Un... un vestito credo sarà perfetto- disse guardando altrove.
Nei due mesi in Germania avevo avuto l'occasione di rifarmi l'armadio, visto che per le esecuzioni d'orchestra dovevamo essere vestiti mediamente eleganti, quindi per una volta sembrava che nel mio armadio ci fosse esattamente ciò di cui avevo bisogno.
-Questo può andare?- avevo afferrato un abito smanicato con dei motivi bianchi e neri che era piuttosto sobrio e soprattutto non esageratamente scollato. Insomma, per un pranzo era perfetto.
Ma quando mi voltai mi ritrovai Marco decisamente troppo vicino rispetto a quanto mi aspettassi.
Stava allungando una mano ed io non mi mossi mentre le sue dita quasi immobili a mezz'aria si facevano sempre più vicine alle mie clavicole. Passò le dita delicatamente lungo le ossa, poi sulla schiena fino ai fianchi.
-Marco?- chiesi destandolo. Sembrava essersi particolarmente fissato sulle mie ossa e sapevo che commento stava per fare. Io non volevo sentirlo. –pensi che questo vada bene?- ripetei riferendomi all'abito. Lui annuì senza distogliere lo sguardo dal mio corpo. Poi realizzai che era la prima volta in cui vedeva il mio corpo quasi del tutto scoperto dall'estate prima, quando eravamo a Ronciglione e mi resi conto che forse doveva fargli un certo effetto, ma non pensavo così tanto.
-Vabbe, ci vediamo tra un attimo, eh?- feci il breve tragitto tra la mia camera e il bagno di corsa. Sfilai anche i pantaloni e mi infilai il vestito che mi arrivava alle ginocchia. Mi piaceva perché era piuttosto coprente. Insomma, era perfetto per me.
Se prima mi vergognavo di mostrare il mio fisico a Marco perché pensavo di essere troppo tondeggiante e non riuscivo ad accettarmi in prima persona, ora notando il vestito che mi stava largo pensai che ero troppo scheletrica ed ero certa che Marco vedendomi avesse sentito il bisogno di sfiorarmi le ossa perché erano la cosa che sicuramente si vedeva di più ora che avevo perso quei tredici chili.
Mi vergognavo prima ed ora. Forse un giorno avrei trovato un equilibrio.
Riuscii dal bagno. Non mi ero completamente spogliata davanti a lui perché avevo paura che potesse commentare il mio fisico tanto cambiato dall'ultima volta in cui mi aveva vista in costume, o nuda.
Tornai in camera. Lui era seduto sul letto a trafficare col suo cellulare. Aprii il comodino e presi un paio di collant indossandoli, mentre Marco cercava di non farsi notare a fissarmi le gambe.
-Sono pronta- dissi infilandomi i tacchi. Lui sembrò nuovamente concentrato sul mio corpo, nascosto sotto a quel capo largo.
-Andiamo, allora- disse infilandosi il giubbotto. Lo imitai e poi uscimmo di casa senza salutar troppo Franz che non si era mosso di un millimetro da quando eravamo entrati in casa.
All'uscita mi prese una mano, infilandosi gli occhiali da sole per non farsi riconoscere. Peccato non avesse capito che poteva essere riconosciuto anche ad occhi chiusi. Si stava buttando in strada ignorando il fatto che non ci fossero le strisce pedonali, ma solo quando fummo nella seconda corsia di auto parcheggiate notai che ci stavamo dirigendo verso un'auto nera, con tanto di autista che si stava sbracciando per farsi vedere. Non feci domande, anche perché non aveva mai organizzato niente del genere. Speravo solo di non ritrovarmi a qualche gala, perché erano davvero cose che non facevano per me. E poi mi resi conto che non mi ero nemmeno sistemata i capelli, o il trucco. Per lo meno mi ero fatta la doccia quella mattina, quindi ero discretamente fresca.
Marco mi aprì la portiera con un sorriso in volto, poi si infilò al mio fianco.
-Un piccolo indizio?- gli chiesi, ma lui mi diede un bacio sulla guancia.
-Manco mezzo- si tolse gli occhiali da sole e continuò a guardarmi tenendo una mano sulla mia gamba.
-Sei crudele- ridacchiai. Per tutta risposta mi pizzicò la gamba delicatamente.
Restammo in auto per una mezz'ora appena, poi ci fermammo quasi agli estremi della città. Mi ricordava tanto quando stavo andando ad infiltrarmi allo Show Privato in un posto molto simile.
Scendemmo, di fronte a noi un ristorante che non avevo mai sentito nominare. Almeno era vero che avremmo pranzato insieme.
-Dopo di lei- mi aprì di nuovo la porta con una certa galanteria che mi mise sottosopra lo stomaco ed io entrai con ben poca disinvoltura in quel locale a me sconosciuto. Marco mi spalleggiò immediatamente e mi prese per mano. Si guardò attorno un istante, poi cominciò a camminare. Intorno a noi erano tutti vestiti bene e ringraziai inconsciamente Marco per avermi avvisata di dovermi conciare decentemente, evitandomi di sembrare sciatta.
Impiegai un'eternità per capire dove fossimo diretti, ma quando ci avvicinammo mi sentii quasi pisciarmi addosso, perché seduti ad un tavolo c'erano i suoi genitori che ci attendevano.
-Marco, ma che cazzo?- chiesi con la mia solita cafonaggine. Lui si piegò verso di me e mi fece l'occhiolino.
-Se te lo avessi chiesto ti saresti rifiutata categoricamente- sussurrò ritornando dritto, mostrando ai suoi genitori il suo sorriso migliore.
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A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FF
FanfictionSequel di "Uno dei Tanti"- vnuance