Capitolo 10

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Ciao! Colgo l'occasione per ringraziarvi per i commenti e i voti... mi raccomando, se la FF vi sta piacendo continuate a farlo, perché i vostri pareri mi fanno sempre piacere!


Capitolo 10

Per effetto della suggestione quel lunedì mi sentivo continuamente osservata da Franz; e probabilmente non era nemmeno vero. Sapere però che Franz mi riteneva attraente mi fece rimanere di stucco.

Prima di Marco avevo avuto un solo ed unico ragazzo quando avevo diciannove anni, un'età in cui nemmeno sai chi tu sia e chi tu voglia essere tanto da non capire nemmeno i tuoi sentimenti. Si chiamava Alessandro e ne fui innamoratissima giusto il tempo che arrivasse l'estate, poi entrambi ci eravamo allontanati l'uno dall'altro senza troppi giri di parole.

Ma dopo Alessandro avevo una così bassa considerazione di me che quando arrivò Marco mi sembrava di essere cascata in una sorte di brutto scherzo ripreso da telecamere e trasmesso in mondovisione.

Non avevo mai avuto un'opinione tanto fantastica della mia persona, anche perché se qualcuno mi trovava carina si limitava ad osservarmi per strada o sul bus. Forse avevo una bellezza non ordinaria -anche perché non mi sarei mai spiegata cosa ci trovasse Marco in me- e forse era questo il motivo per cui erano solitamente i nonnetti a dirmi che fossi una bella ragazza.

Adesso che però Franz mi aveva detto di piacergli, mi sentivo osservata da chiunque, donna o uomo che mi passasse accanto ed era una situazione snervante.

Feci due pessime esecuzioni e fui ripresa più volte dal direttore d'orchestra mentre ero con la testa tra le nuvole a fantasticare su quali fossero realmente i canoni di bellezza in cui potevo rispecchiarmi. Il risultato ne fu una pessima giornata.

All'uscita, quando vidi Marco nascosto sotto al suo casco all'angolo ad aspettarmi, non seppi se dovermi far venire il sangue al cervello o meno. Per prima cosa, speravo non avesse niente da ridire sul mio comportamento della sera prima e per secondo, speravo davvero di non dirgli niente riguardo a Franz. Il problema era che a Marco spesso raccontavo tante e diverse cose senza nemmeno rendermene conto.

Mi avvicinai a lui con la stessa espressione che poteva avere una qualsiasi persona ad un funerale e quando Franz mi passò a fianco salutandomi lo fulminai con lo sguardo.

-Tutto bene?- mi chiese Marco. Lo guardai forse nella maniera più brutta in cui potessi guardarlo e lui alzò un sopracciglio –accidenti, sei di buon umore, eh?- esclamò passandomi lo stesso casco che avevo indossato tante e tante volte quando andavo in moto con lui.

-La giornata più brutta del secolo- risposi montando dietro di lui e tenendomi ai suoi fianchi.

-Vuoi che ti porti a casa?- mi chiese ed io mi dimenticai di sembrare indifferente riguardo all'intera faccenda "Franz" nelle sue vicinanze.

-Per carità, no!- esclamai in maniera troppo acida e lui rimase perplesso. Non aggiunse altro e mise in moto.

La sensazione dell'andare in moto con lui mi era mancata, anzi, me la ero quasi del tutto dimenticata. Il vento in volto che sembrava poter spazzare via tutti i pensieri, le curve vertiginose che facevano apparire l'asfalto terribilmente vicino e il volto di Marco nello specchietto.

Entrai in casa sua senza alcun problema, ricordandomi perfettamente come fosse fatto ogni singolo angolo e dove fossero disposte le cose.

-Allora ne vuoi parlare?- mi chiese Marco dalla sua camera da letto. Io ero ferma nel salotto intenta a lanciarmi sul suo fantastico divano quando gli risposi.

-Di cosa?- mi tolsi il giaccone e lo lanciai sulla poltrona di fianco al divano, dove erano ammucchiati decine di vinili.

-Ho visto come hai guardato Franz fuori dal Teatro e la faccia che hai fatto quando ti ho chiesto se volevi andare a casa tua. Ti ha mangiato il criceto che lo guardi così di cagnesco?- ridacchiò sedendosi vicino a me e cominciando a togliersi le scarpe da ginnastica.

Non lo trovai affatto divertente, perché non sapevo se dirglielo o meno. Insomma, era ovvio che dovessi costruire un rapporto sincero con lui senza nascondergli niente, ma la sua gelosia era allucinante e non molto appagante.

-Fidati, è meglio non saperlo- dissi tagliando corto, ma ancora una volta lui non sembrava esser disposto a lasciar stare la cosa, anche se non poteva immaginare niente.

-Dai, magari posso aiutarti- cominciò a fare zapping televisivo alternando sguardi diretti a me, in attesa di una risposta –Juls non può essere così terribile la cosa- continuò ed io mi decisi a svuotare il sacco prima che potesse dire altro.

-Gli piaccio. Me lo ha detto ieri sera ed è tutto il giorno che pensavo se dirtelo o meno. A Teatro mi hanno fatto un culo così perché non stavo attenta e Franz pensa che possa piacermi, ma no grazie- dissi tutta d'un fiato.

Marco aveva smesso di sorridere e sembrava stesse diventando rosso in volto. Dovevo togliermi di mezzo per qualche minuto: gli avevo dato già troppo materiale su cui riflettere. Non volevo andasse in sovraccarico.

-Io... vado a fumare- mi dileguai sul balcone con la stessa velocità di un ghepardo lasciando Marco da solo sul divano. Non aveva ancora detto niente e non volevo di certo che facesse qualcosa di avventato, anche se forse non ne sarebbe stato capace.

-E tu cosa farai adesso?- comparve come un fantasma sul balcone al mio fianco con un'espressione di disappunto assurda.

Non lo sapevo affatto. Non volevo che Marco lo sapesse perché poi dopo dividere l'appartamento con Franz sarebbe stato stranissimo con Marco che dal canto suo si faceva strane paranoie.

-Cosa dovrei fare? Farò come non sia successo niente- dissi. La sua cera diventò ancora più cadaverica.

-Ma...- si interruppe un istante elaborando le parole in modo corretto –perché lui pensa che ti piaccia? Non gli hai detto niente dopo? Che irriverente. L'ho trovato strano dal primo istante in cui l'ho visto- commentò.

-Gli ho detto che ho un ragazzo, ma ha portato avanti la pretesa che siccome non avevo specificato che non mi piace doveva essere così- ero afflitta. Ora non potevo tornare a casa senza che Marco mi tartassasse ogni tre secondi. Era una situazione davvero allucinante e non ero certa che Marco potesse passarci sopra troppo facilmente. Avevo già visto come non sopportasse Andrea perché era una persona con cui era molto facile aprirsi, figuriamoci con un ragazzo a cui piacevo e con cui addirittura vivevo.

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A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora