3. Eyes, they can't lie

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"Greta! Greta! Gretaaaaaaa"
Sofia, che era seduta esattamente dietro a me, picchiettava le sue affusolate dita sulla mia schiena.
"Che c'é?" Non mi ricordo per quale avvenimento astrale, ma non ero granché in forma quel giorno.
"Ho ottenuto informazioni. Non fare domande. Si chiama Alessandro. Vi ci vedo bene insieme. Avete molte cose in comune, sa?"
"Aggiungetemi nella vostra conversazione" Irene fermava Sofia ed io ero confusa più che mai.
"Si chiama Alessandro. Credo di averlo già visto in giro..."
"Ah, bel nome. Comunque é brutto!"
"RAGAZZE! Beh, sí, ha un nome carino. Ma non voglio fantasticare più di tanto. Non ci conosciamo."
"Ti sto dicendo che sareste perfetti. So di per certo che é intell...."
"Aspetta, tu come fai a saperlo? Come fai a sapere tutte queste cose?"
"Mi informo, io."Sofia assunse la sua solita espressione corrucciata.
"È in giro sempre con le stesse persone, che tra l'altro son molto popolari. Io, con lui, non ci starei mai."
"Infatti nessuno ti ha chiesto di esprimerti a riguardo. Se potessi dire la mia, é l'opposto del mio ideale di bellezza."
"Non è bello ciò che é bello ma é bello ciò che piace. E poi, non ho mica detto che voglio sposarmici. Ho accennato al fatto che fosse carino, ok?"

"Ed ora Irene, Greta e Sofia ci faranno l'immenso piacere di spiegare a tutta la classe ciò che abbiamo detto riguardo ai complementi. Forza."
Ed è quando la professoressa parlò e la campanella dell'intervallo suonò salvandoci dal l'imminente catastrofe, che capii che la vita non era poi così una merda.

L'intervallo. Il momento preferito nella giornata di ogni studente.
C'é chi ripeteva per il compito dell'ora successiva, chi ne approfittava per prendersi un caffè rigenerante, chi rimaneva in classe quasi sfinito.
Ci si preparava a quel quarto d'ora in modo esagerato, come se fosse chissà cosa.
E ultimamente, devo ammetterlo, lo facevo anch'io.
Mi specchio velocemente. I capelli non sono in ordine, gli occhiali coprono gran parte del viso, i vestiti non sono stati selezionati la sera prima.
Sono me stessa.

Ed eccolo. Lì, davanti a me.
Fissavo le dita affusolate ed il volto cupo, la fronte alta coperta dai capelli mori.
Cosa nascondeva, Alessandro ? Morivo dalla voglia di conoscerlo, volevo che mi raccontasse le sue paure, i suoi progetti, volevo capirmi e capirlo.
Assorta nei miei pensieri, torno a parlare con le mie compagne. Non riuscivo a guardarlo negli occhi, non tanto quanto avrei voluto. Ed è quando meno me l'aspettavo che i suoi occhi incrociarono i miei.
Suona come un controsenso, ma avrei voluto essere ovunque, tranne che a scuola.
Il mondo rovinava questi pochi secondi, non mi sentivo a mio agio in mezzo alla gente, mi sentivo quasi colpevole di essere attratta da una semplice utopia.
Mi sentivo in colpa. Assurdo da dire. Mi sentivo in colpa perché, forse, reputava che fossi troppo piccola, che non fossi sufficientemente alta, o nella sua testa c'era chissà quale altro viso.
Fatto sta che all'uscita di scuola, ogni mattina, lo vedevo allontanarsi. I suoi impercettibili gesti, il modo in cui teneva la sigaretta e mordicchiava le unghie, che erano oro.
O forse, erano solo plastica...dipinta d'oro.

" your eyes they shine so bright I Wanna save That light " Demons, immagine dragons

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