12.No need for introductions...

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Era un pomeriggio. Un pomeriggio in cui la parrucchiera aveva disastrato i miei capelli.
Quando mi arrivò un messaggio.
Era Alessandro. Mi chiedeva se le quello che le ragazze avessero detto su di me fosse vero.
E poi. Poi mi chiese di uscire.
Me la ricordo ancora, quella felicità. Il momento in cui ho pensato che non mi stavo illudendo, che non ero cosí immatura o stupida come Teresa mi faceva credere.
Ero felice, ma rifiutai per il giorno dopo e gli proposi di incontrarci venerdí.
Il ragazzino, senza accogliere la proposta, mi chiese il numero "promettendomi " che dopo ci saremmo messi d'accordo per quella sottospecie di appuntamento.
Non conoscevo le sue intenzioni, non sapevo cosa volesse dirmi, magari avrebbe voluto mandarmi a fanculo.
Erano tante le cose che mi passavano per la testa in quel momento.
Sapevo solo che ero entusiasta, dopo il brutto periodo trascorso.
L'errore più grave che commisi fu spifferare la cosa. Ah, che ingenua. Non avevo imparato. Non imparo mai.
Solo che bramavo condividere la mia piccola gioia col mondo, innocente quartina dai lunghi capelli.
Nel frattempo, accadevano un mucchio di cose.
Io non ero più incazzata col mondo, almeno sin a quel momento.
Non riuscivo mai ad essere completamente felice, ma perché ? '
Ero cosí caratterialmente.. E mi lasciavo influenzare.
Sono debole. Debole.
Ma magari, la mia debolezza, agli occhi di qualcuno era mera.. Dolcezza.

Always the right thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora