11. War

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Avevo passato due giorni infernali.  Erano accadute un sacco di cose, in quei giorni.
Le mie unghie erano cortissime. Le avevo mangiucchiate molto.
Ero intenta nel fissarmi i palmi delle mani. Credo fosse l'ora di matematica.
Avvertivo un feroce mal di testa. " ah, fanculo "
Con Teresa, non parlavo. E neanche con il suo bel seguito. Con nessuno, a dir la verità.
Non erano di certo stati giorni sfavillanti.
Non sarei uscita dalla classe, quel giorno.
Nonostante sapessi che evitare il danno sarebbe stato peggiore. Mentre gli altri parlavano di loro e delle bellissime storie che avevano. Mi consolava solo il pensiero che mancasse poco alla fine di quell'incubo.
Era come un ciclo che si ripeteva. In quel momento, sentivo che l'unica frase che mi rispecchiava fosse " la felicità è solo un breve intervallo fra un dolore ed un altro ".
Leopardi ambiva a Silvia, ma Silvia era un nome falso. Tutto era falso.
Le persone erano false.
Tic toc . Tic toc.
La testa mi batte. Non riesco a sopportare il dolore. Pensavano di conoscermi così bene. Pensavano che fossi preoccupata per loro.
Ma stavo pensando a me stessa. Io, un po' di felicità, la meritavo, in fondo.
Tic toc. Tic toc.
Ma forse ne stavo facendo solo una tragedia.
Tic toc. Tic toc.
Stavo ingigantendo la cosa.
Tic toc, tic toc.
No, saró presa in giro a vita.
Tic toc.
Ma tanto ci sei abituata.
Tic toc . Tic toc.
" AH BASTA, LA TESTA "
Urlavo.
Ma nessuno.
Mi sentiva.

" Greta, voglio parlarti "
" risparmiati "
Teresa era una stronza menefreghista. Ma io lo sapevo. Non credevo sarebbe arrivata a mentore in una maniera del genere.
(Ma successivamente avrebbe fatto di peggio.) Volevo evitare i litigi e continuare per la mia strada .

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