8. Please don't stop the music

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Era arrivato. Quel maledettissimo giorno era arrivato.
Le premesse non erano per nulla buone.
Credevo di aver preso il pullman sbagliato, avevo visto un gatto nero ed il giorno prima avevo persino litigato con le amiche di Alessandro.Non che mi importasse cosa pensavano loro su di me, perché, francamente, erano loro ad incolparmi di ciò che non facevo, ma avevo paura che la loro opinione lo influenzasse in qualche maniera. Ma poi ho capito che erano fissazioni sciocche ed inutili.
Io ed Irene correvamo per il teatro in cui dovevamo esibirci. Mi presi del tempo per osservare per bene i nomi, notai le sue iniziali scritte a mano su un foglietto. Non credo fosse arrivato, ma il quel momento non era il mio primo problema.

Passarono delle ore. Eravamo pronte, imbellettate, io tremavo come una foglia e avevo il viso di chi temeva stesse per essere ghigliottinato.
Non vedevo, non avevo lenti a contatto, avevo tutta la scuola davanti e non avevamo provato.
Infatti la nostra prima esibizione andò malissimo, come avevo immaginato.
Ma quando vidi ( che poi, non vedevo bene come avrei voluto )Alessandro, subito dopo essermi rimessa dietro le quinte, non pensai più alla grossa figura di merda che avevamo fatto.
Mi squadrò da capo a piedi, avevo la bizzarra impressione che lui fosse stupito che io fossi lì con lui. Avrei  potuto dirgli mille cose.
Riuscivo a riconoscere a stento la gente, ma avevo notato una ragazza dai capelli rossi, la cantante della loro band, vicina, vicinissima a lui. Stavo conoscendo la gelosia, sentimento che avrei voluto scacciare, privo di fondamenta.
Mentre loro parlottavano, gli altri membri della band socializzavano con noi.
Teresa cercava a tutti i costi di mettermi in mostra, io non ci riuscivo, avevo scambiato sì e no due parole con uno degli amici di Ale.Erano stati carinissimi  e simpatici con me.
Ale, Ale, l'avevo sentito cantare. Aveva una bellissima voce, e mentre provava mi sorrideva.  Non avrei voluto questo. Era stato un momento idilliaco, ma Avrei voluto stringergli la mano. Il suo volto emanava stress a livelli esorbitanti, come credo facesse anche il mio.  
Durante la loro esibizione, io ero seduta dietro le quinte, e notavo che lui ogni tanto scostava lo sguardo dal pubblico e mi fissava.
Era tutto così bello, ma non troppo, questi momenti rasentavano la perfezione, ma dio, sarebbe potuto essere tutto diverso.
Il momento successivo alla loro performance, io mi aspettavo che loro restassero con noi, che vivessimo i pochi momenti dell'anno scolastico rimastici assieme. 
Ma se ne andarono. E io capii per la prima volta cosa volesse dire sentirsi vuoti.
Il resto dello spettacolo fu un disastro totale,  ma francamente sapevamo tutt'e sarebbe andata a finire così. Un bel " Ci siamo divertite" e ciao, chi vi conosce più.
La nostra classe alla fine ci ha riaccolte con gioia, ma noi non riuscivamo a mentire a noi stesse, dicendo ' oh abbiamo cantato benissimo, abbiamo fatto un figurone e abbiamo passato ore a provare senza litigare, non sapete che spasso " . Abbiamo detto, a noi ed a loro, la pura verità.
In fondo guardare gli altri esibirsi era stato carino, esperienze che ti porti nel cuore, nel bene e nel male, che in un qual modo ti segnano.

"  it's Christmas time . There's no need to be afraid " - Do they know it's Christmas -Band Aid

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