Cap 13

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Erano passati ormai due mesi da quando vivevo insieme a mia sorella vale ed era tutto perfetto.
Ed era da tempo che Mark mi scriveva ed era un ragazzo perfetto, almeno da quello che avevo potuto osservare.
Vale si affacciò dalla porta della cucina e mi guardò con uno sguardo perverso.
Vale:- vai a prepararti se no a Mark darai buca -.
Io:- shhhh -.
Andai in bagno e mi osservai per bene, avevo ricevuto il mio primo appuntamento da Mike ed ero emozionatissima!
Mi preparai ed indossai la mia giacca di Jeans per completare il tutto.
Presi la borsetta che era attaccata allo schienale di una sedia e diedi un bacio sulla guancia.
Poi guardai la tv dove veniva trasmesso il solito telegiornale delle sette e mezza.
Giornalista:- è stata ritrovata l'ennesima vittima questa mattina. Si pensa che sia opera del serial killer più ricercato in questi ultimi tempi: Jeff the Killer. La vittima era una giovane donna sui diciannove anni, che a breve si sarebbe trasferita in Italia per una borsa di studio. Accoltellata brutalmente. Si avvisano i cittadini di non uscire, o se lo fanno di avere una persona a loro fianco che possa chiamare aiuto nel momento del pericolo.
Gli psi-.
Vale spense la tv e mi sorrise dolcemente, anche se nei suoi si poteva notare una nota di preoccupazione.
Vale:- divertiti!-.
Annuii leggermente e la guardai seriamente.
Io:- non ti nascondo che ho paura di Jeff the killer -.
Lei mi guardò e mi abbracciò stringendomi in un caldo abbraccio. Ricambiai l'abbraccio, era confortante sapere che ci fosse lei a sostenermi.
Le diedi un altro bacio sulla guancia ed uscii dalla porta salutandola con un cenno della mano.

L'aria era fresca e mille brividi mi percorsero la schiena quando una folata di vento mi investì.
L'aria di dicembre era davvero micidiale. Mi strinsi nelle spalle scaldandomi le braccia con le mani, sospirai leggermente creando così una nuvoletta nell'aria
Io:- dio che freddo -.
Sorpassai un parchetto e notai un uomo seduto su una panchina che si teneva la testa tra le mani.
Stai attenta è Jeff
Certo certo.
Lo sorpassai ridendo della mia stupida coscienza, insomma lui non poteva essere li. Lui era solo un personaggio inventato dalla gente per spiegare quei maledetti omicidi. No?
Però... magari esisteva veramente.
Un forte senso di paura mi fece provare un forte dolore alla bocca dello stomaco: volevo andarmene da li. Non mi sentivo a mio agio.
Aumentai il passo cercando di non pensare a quella strana sensazione.
Ma una mano me lo impedì. Mi voltai e l'uomo di prima mi stava fissando. Non aveva le palpebre.
Il suo sorriso si estendeva quasi fino sotto gli occhi. E il suo sguardo era da psicopatico. Da folle. Da mostro.
Io:- le serve qualcosa? -.
L'uomo incominciò a ridere e si tolse il cappuccio facendo ricadere sul suo viso pallido i capelli corvini. La sua risata era inquietante, fredda. Avevo paura.
X:- oh a guarda chi si rivede!! Come stai mia piccola Ana?-.
Io:- tu come.. -.
Lui rise di nuovo e dalla tasca della sua felpa bianca estrasse il suo coltello imbrattato di sangue. X:- come faccio a sapere come ti chiami? Oh piccola tu un tempo mi appartenevi sai?-.
Mi puntò il coltello alla gola premendo leggermente. Che stava dicendo? Io non lo conoscevo affatto.
X:- sai? La mia mente mi dice di ucciderti. Di torturati e di vederti agonizzante. Ma dall'altra non posso farlo per quella stupida emozione che provo ancora per te. Tu sei la causa dei miei problemi, ma ne sei anche la cura. Dimmi cosa dovrei fare... -.
Non riuscivo a capire. Volevo solo andarmene, ma un desiderio mi diceva che non dovevo scappare davanti a quella persona. Che dovevo affrontarlo.
Che dovevo capirlo... ma non riuscivo a capirne il motivo. Lui mi faceva paura.
X:- DIMMELO -.
Sobbalzai per lo spavento ed incominciai a tremare come una foglia al vento.
X:- oh giusto. Tu hai paura di me... tutti mi odiano... anche tu... anche tu... ANCHE TU VUOI LASCIARMI SOLO!!-.
Io lo guardai dispiaciuta, si leggeva negli occhi: era una persona profondamente sola.
Io:- mi spiace... ma io non so chi lei sia... ma...-.
Lui mi guardò e per un attimo mi sembrò che la sua pazzia si placasse ma subito dopo ritornò come la furia di un tornado.
X:- MA!? -.
Distolsi lo sguardo da lui non sapendo che dire. Era una sensazione particolare come se in un qualche passato con quella persona avevo conversato. Avevo condiviso emozioni.
Io:- ma potrei aiutarti.... -.
Il ragazzo rise di gusto guardandomi come se avessi appena detto una battuta.
X:- ah ma dai. Seriamente? Vorresti aiutarmi? Dopo avermi abbandonato? Tsk -.
Mi liberai dalla sua presa guardandolo spaventata, ci avevo provato.
X:- hai paura eh? -.
Indietreggiai di un passo, lui avanzò.
Io:- chi sei?-.
X:- oh.. io sono Jeff the Killer-.
Detto questo corse via aiutato dalle tenebre, mi portai una mano al collo, dove la lama del coltello aveva premuto per tutto il tempo.
Mi andai a sedere sulla panchina dove prima era seduto Jeff. Mi portai le mani la viso e respirai grandi bocconi d'aria per calmarmi. La paura era una brutta cosa. Sentivo ancora il mio stomaco sotto sopra... ma avevo già visto gli occhi di Jeff da qualche parte... il suo sorriso. Ma non mi ricordavo dove, magari mi ricordava solo una persona già vista.
Certo perché tutti hanno le palpebre bruciate e il sorriso inquietante.
Scacciai via quei pensieri e presi il telefono e chiamai Mark.
Gli dissi di venire al parchetto ero tropo scossa.
Sospirai di nuovo osservando le persone che andavano e venivano ignare che un pericoloso serial killer girasse tra di loro.
Osservai ogni loro minimo comportamento, la loro andatura il loro respiro...
Finché una mano mi riportò alla realtà. Sobbalzai emettendo un gridolino da femminuccia.
Riaprii gli occhi e vidi che era Mark che cercava di trattenere le risate.
Mi schiarì la voce tornando seria. Io:- scusa se ti ho fatto venire qui.... ma non sono stata molto bene -.
Mark:- haha tranquilla vuoi tornare a casa? -.
Io:- no continuiamo la serata -.

My Sweet Killer 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora