Capitolo 17

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"Dei tuoi abbracci,
non so perché,
non ne sarebbe colmo l'universo

Starebbe solitario, apparentemente fermo, mentre i buchi neri lo prosciugano

Con gli occhi vuoti e le mani protese sui suoi stessi fianchi, come quelle carnose e ruvide delle statue di Caravaggio, che stringono la tenera carne di pietra ornata

Qui dove c'è mancanza, qui dove si sente il sospiro di questo spazio cosmico che separa i corpi e fa tracimare le loro speranze
Qui dove emerge il senso di inappartenenza e solitaria miseria che ci è compagna d'esistenza
Dove i treni si perdono sempre,
come le coincidenze

Qui dove non si capisce chi è di chi e cosa è cosa
E chi devo aspettare
E che autobus devo prendere
Per arrivare dove voglio andare

Ancora è scortese l'approccio e il ritorno, quando altri pensieri forzano il tuo e la sera chiude i battenti alle risposte veloci, che mai ci sono state, e per questo guerre e carestie si sono succedute
Carestie di cuore, bulimie di pensieri, aridità d'animo e assenza di lacrime

Solo il silenzio e l'ovattato parlare altrui, mentre io non capisco cosa devo fare
E chi non devo aspettare"

Ho amato queste righe da quando le vidi la prima volta su tumblr, quindi son diventate l'intro

Buona lettura (:

Narratore pov

se ne stava appoggiata comodamente a luke mentre quest'ultimo era seduto nelle scale antincendio di scuola a fumarsi una sigaretta. Capitava spesso che rimanessero in silenzio tra loro, ma non era un male, non per loro. Si bastavano così. Lo guardava dal basso, mentre portava la sigaretta alle labbra che gli aveva sempre invidiato, per poi passare alla leggera barbetta che si stava facendo crescere, non era per niente male, anzi pensava che gli donasse parecchio. Portò un suo dito sulla sua guancia per toccaglierla, quando la interruppe

"ti sei mai sentita come se non sapessi più chi tu fossi?"

abbassò piano la sua mano e tornò a guardarlo, aveva lo sguardo da tutt'altra parte, lei rimase in silenzio

"io non so più chi sono. non sono chi pensavo di diventare. sono sempre arrabbiato. sono infelice e non so cosa fare a riguardo. non faccio altro che ferire le persone, le ultime al mondo che vorrei soffrissero. e non riesco a controllare la cosa. non so più cosa fare." lo vide coprirsi il viso con una mano e sospirare mentre lei cercava di elaborare le sue parole

"sono un mostro"

strabuzzò gli occhi come se si fosse appena svegliata da uno stato di coma totale e si sollevò per poi prendergli il viso e portarlo alla sua attenzione.

lo guardò negli occhi. Non temeva il suo sguardo anzi ne avevano bisogno. Tutto intorno taceva. Nell'intero universo battevano solo due cuori, in quel momento si liberavano solo due respiri. Le sue mani tremavano ma era decisa a non farlo notare. La spaventavano sempre un pò quegli occhi così inespressivi e spenti, ma ne persa.

"Sei la cosa più bella quando sorridi. Quando cerchi di farei il serio ma ti vien da ridere e nascondi il sorriso. Quando mi guardi in quel modo che tu solo sai guardare . Quando mi spettini i capelli. Quando mi abbracci e mi fai sentire piccola. Quando sbuchi da nulla e mi abbracci. Quando mi sorridi mentre gli altri ti parlano. Quando mi fai l'occhiolino"

Le mani la tradirono, mentre cercava di disegnare cerchi nelle sue fossette, nelle sue guance, in tutti i suoi lineamenti, come se lo stesse disegnando, anzi, ripassando, stesse ripassando tutti quei ricordi che aveva costruito con lui, lui.

Let's change?||z.mDove le storie prendono vita. Scoprilo ora